Armi autonome: una minaccia inarrestabile che deve preoccuparci

Armi autonome droni militari: progetto gremlins

Fonte: www.darpa.mil

Le armi autonome rappresentano una svolta tecnologica rivoluzionaria che sta rapidamente guadagnando terreno nei confronti delle armi tradizionali. Queste armi, capaci di prendere decisioni letali senza un controllo umano significativo, aprono un capitolo completamente nuovo nella storia della guerra e della tecnologia militare.

Nel vasto panorama delle tecnologie militari, le armi autonome emergono come un’innovazione affascinante e spaventosa allo stesso tempo. La definizione fornita dalla coalizione globale “Stop Killer Robots” è inequivocabile: le armi autonome sono armamenti che “selezionano e affrontano gli obiettivi senza un significativo controllo umano“. Questa affermazione, per quanto chiara, solleva interrogativi profondi che vanno ben oltre la superficie di ciò che può sembrare una semplice evoluzione tecnologica.

L’episodio che segna la nostra coscienza collettiva risale al 27 marzo 2020, in Libia. In quella tragica giornata, l’Organizzazione delle Nazioni Unite riportò che l’esercito dell’allora primo ministro al-Sarraj attaccò le forze del generale Haftar con uno sciame di droniprogrammati per attaccare gli obiettivi senza che ci fosse una comunicazione tra l’operatore e le munizioni“. È in questo momento che l’umanità ha dovuto confrontarsi con la realtà di armi che possono prendere decisioni letali autonomamente.

Andrea Daniele Signorelli, autore del reportage “Man in the loop. Ricerca e sviluppo dei sistemi d’arma autonomi in Italia”, è uno dei tanti esperti che sottolineano l’importanza di preoccuparsi delle armi autonome. “Quelli etici colpiscono di più la nostra immaginazione, ma non sono gli unici rischi“, spiega Signorelli. “La possibilità di inviare droni e carri armati autonomi al posto di soldati potrebbe infatti semplificare la nascita di nuovi teatri di guerra e moltiplicare le vittime civili“.

Le preoccupazioni etiche sono giustificate. Le macchine che decidono chi vive e chi muore senza coinvolgere un essere umano nel processo sollevano dubbi profondi sulla moralità delle guerre future. Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha definito queste armi “politicamente inaccettabili e moralmente ripugnanti“. Eppure, nonostante queste dure parole, la Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali (CCW) sembra incapace di raggiungere un accordo per vietare l’utilizzo degli armamenti autonomi, rimanendo in stallo su questioni di procedura e definizioni.

La situazione è resa ancora più complessa dalla divergenza di opinioni tra le nazioni. Signorelli sottolinea che, sebbene la maggior parte degli esperti e delle organizzazioni non governative chiedano un divieto totale delle armi autonome, alcune nazioni, tra cui gli Stati Uniti, non sono d’accordo. Questo rende il quadro internazionale ancora più incerto e inquietante.

In Italia, l’attenzione verso le armi autonome non è da meno. Tra i principali progetti di ricerca, sviluppo e realizzazione di prototipi di armi autonome spiccano quelli di due dei maggiori atenei italiani: il Politecnico di Milano e l’Università La Sapienza di Roma. Questa ricerca solleva ulteriori domande sull’uso futuro di queste tecnologie nel paese.

Il motivo per cui le armi autonome ci devono preoccupare è evidente. Queste armi sollevano dubbi etici, politici e militari significativi. La loro diffusione potrebbe portare a un cambiamento fondamentale nella natura della guerra e aumentare il rischio di danni collaterali tra la popolazione civile. È essenziale che la comunità internazionale affronti questo problema con urgenza e determinazione per garantire un futuro più sicuro e umano per tutti.

Exit mobile version