Lo sciopero del sesso di Aristofane per realizzare la pace

Una commedia utopistica del 411 a.C. diventata realtà

Aristofane e l'idea dello sciopero del sesso per la pace

Nel 411 a.C. Aristofane ha circa 35 anni e scrive la Lisistrata in cui mette in scena il più incredibile sciopero della storia: lo sciopero del sesso. La guerra del Peloponneso dura da 20 anni e Aristofane più volte nelle sue commedie invoca la pace e denuncia le cause della guerra, ovvero l’avidità.

Lisistrata è una donna ateniese che non ne può più della guerra. In tutta Atene non c’è più un uomo e l’Ellade sta andando in rovina. Per questo raduna le donne del Peloponneso, la raggiungono anche le donne del nemico, Sparta. È a loro che propone una soluzione per porre fine a una guerra: lo sciopero del sesso.

Il problema è che le donne che hanno dichiarato di essere disposte anche a morire per fermare la guerra, non ne vogliono proprio sapere di rinunciare al sesso.

LISISTRATA

Se vogliamo

costringere gli uomini a far pace,

dobbiamo tutte insieme rinunciare…

CLEONICE

A cosa, avanti, dillo…

LISISTRATA

… Lo farete?

CLEONICE

A costo di morire lo faremo.

LISISTRATA

Al pisello dobbiamo rinunciare!…

Mi voltate la spalle, dove andate

a bocca storta, scuotendo la testa,

col viso pallido, ora piangete… ?

Insomma, lo volete oppure no?!

MIRRINA

Io non posso, che continui la guerra.

CLEONICE

Neanch’io posso. Facciano la guerra.

Per Lisistrata non è facile convincerle, ma ci riesce e fanno giuramento. Intanto Lisistrata ha mandato le donne più anziane ad occupare l’Acropoli per conquistare il tesoro e impedire ulteriori spese militari. Gli uomini tentano di appiccare fuoco all’Acropoli di Atene, ma le donne si dotano di anfore piene d’acqua e resistono. Lo sciopero del sesso non è facile da mantenere, alcune donne fuggono di nascosto, un’altra si finge incinta pur di tornare a casa e riprendere l’attività sessuale.

Avete voglia di uomini, è chiaro

Per convincere le donne a perseverare nell’intento di realizzare la pace Lisistrata fa un appello, inventa un oracolo che dice loro che avranno la meglio se rimarranno unite

Quando le passere in un sol luogo s’annideranno, sfuggendo l’upupa, ed agli uccelli sapran rinunciare, tregua avran le sventure

L’appello funziona e le donne resistono.



Così Spartani ed Ateniesi si ritrovano tutti in evidente stato di erezione e disperati accettano di riunirsi in assemblea pur di risolvere la loro condizione. Lisistrata chiama la dea della Pace che giunge nuda al cospetto di Ateniesi e Spartani. Ed è qui che la posizione di Aristofane sulla guerra si rivela chiaramente, attraverso le parole di Lisistrata che fa notare come Ateniesi e Spartani, che parlano la stessa lingua e condividono lo stesso culto stiano distruggendo le città dell’Ellade “mentre i barbari eserciti alle porte ci minacciano“. Inoltre ricorda sia ad Ateniesi e Spartani quando gli uni vennero in soccorso degli altri e viceversa, la loro memoria comune, la Storia.

La commedia termina con gli uomini che assecondano il desiderio di pace delle donne pur di mettere fine alla loro erezione e si uniscono in una grande festa di danze e gioia, la pace è fatta.

Aristofane e il pacifismo nelle sue commedie

La Lisistrata non è l’unica commedia in cui Aristofane parla di pace. La commedia nell’antica Grecia era diretta espressione della vita politica della polis, e la guerra del Peloponneso fu devastante. In quasi tutte le sue commedie Aristofane fa un accorato appello ai concittadini perché trovino finalmente la concordia perduta ormai da vent’anni. Atene non tornò mai più ai fasti precedenti.

Dieci anni prima della Lisistrata, nel 421 a.C.Aristofane scrive La Pace dove c’è un’esilarante e significativa scena. Il protagonista, Trigeo, in volo su uno scarabeo è riuscito a liberare la dea della Pace dalle macerie sotto cui era stata imprigionata da Guerra. A seguito della ritrovata pace un mercante d’armi si reca disperato da Trigeo: i suoi affari sono rovinati. Trigeo convince il mercante a reinventare il fine ultimo delle armi da lui costruite: una corazza può trasformarsi in un orinatoio, una tromba può diventare una coppa per il vino, un elmo con due manici una specie di pentola e le lance segate in due sarebbero utili come pali per le viti.

Lo sciopero del sesso è diventato una realtà

Quello che all’epoca fu un’invenzione utopica di Aristofane è diventata realtà nel XXI secolo. Nelle Filippine nel 2011, in Liberia nel 2003, in Sudan del Sud nel 2014 per fermare la guerra civile. Dallo sciopero del sesso della Liberia prese ispirazione il Togo nel 2012 per far riflettere la popolazione maschile sugli abusi di potere del loro Presidente. Nel 2008 le donne in Italia proposero l’azione non violenta di far dormire i mariti sul divano per far cessare i fuochi d’artificio che ogni Capodanno mietono numerose vittime. In Colombia nel 2006, dozzine di moglie e fidanzate di membri delle gang locali diedero il via a uno sciopero del sesso che era chiamato La huelga de las piernas cruzadas (lo sciopero delle gambe incrociate) per contenere la violenza delle gang criminali.

Le donne creatrici di vita e di pace

Aristofane nella Lisistrata sceglie di far parlare gli ultimi, le donne. Le donne erano relegate alla custodia della casa, senza alcun diritto, eppure condividevano gli orrori della guerra tanto quanto gli uomini. È Lisistrata a sottolinearlo , quando dichiara di avere tutto il diritto di occuparsi della guerra e di come risolverla. Sono le donne che mettono al mondo gli uomini, quei figli che la guerra gli porta via, così come poi crescendo perdono i mariti. Questo sentimento di pace che alberga nel cuore delle donne è stato sottolineato da tanti poeti e intellettuali. In un libro dedicato alle donne, forza della terra, Daisaku Ikeda, filosofo buddista giapponese, racconta nel saggio In Italia, madri appassionate:

Molte donne italiane, e alcune di esse fanno parte della SGI italiana, combatterono il fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale. Alcune hanno detto che quando vedevano i giovani soldati tedeschi non potevano fare a meno di pensare che, a eccezione delle uniformi, non erano diversi dai loro figli. Una donna anziana che pregava per il figlio al fronte, pregava anche per i ragazzi tedeschi che erano stati richiamati per la guerra. Dopo tutto avranno delle madri, pensava. Quanto devono stare in pena! Ricorda che c’era un senso universale ed eterno di solidarietà che legava tutte le madri. Anche mia madre durante la guerra diceva lo stesso dei soldati americani. Se solo questo spirito materno potesse brillare e diffondersi in tutto il mondo! Ma finora l’uomo e i suoi leader hanno disprezzato questo nobile spirito.

Federica Sozzi

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