All’accenno dei primi caldi estivi, l’aria condizionata diviene immancabilmente il più prezioso bene per la maggior parte delle persone. Guai se l’impianto di casa o del luogo di lavoro non è in funzione. E i più refrattari al caldo provvedono con mesi di anticipo a far verificare dai tecnici che tutto sia a posto.
Ma cosa è a posto e cosa no, quando si parla di aria condizionata?
Già nel 2016, “The Guardian” lanciava un grido di allarme sul devastante impatto dei condizionatori sul riscaldamento globale. E, due anni dopo, uno studio di PLOS Medicine denunciava i rischi con proiezioni sulle conseguenze dannose per la salute umana e dell’ambiente.
Non bastasse, “si prevede che il consumo di energia per l’aria condizionata aumenterà di 33 volte entro il 2100 in tutto il mondo a causa dell’urbanizzazione e di un generale aumento dei redditi”.
Come mai l’aria condizionata è così dannosa per il clima?
I condizionatori riescono a garantire il fresco avvalendosi di fluidi refrigeranti in grado di assorbire (ma anche rilasciare) calore. Il problema è che quel calore da qualche parte deve andare, mica scompare nel nulla. E, brutta notizia, è responsabile di un effetto serra 4.000 volte superiore a quello provocato dall’anidride carbonica.
Questo perché:
1. i fluidi refrigeranti sono sostanzialmente idrocarburi;
2. l’elettricità che fa funzionare i condizionatori proviene principalmente da combustibili fossili;
3. al calore estratto dal condizionatore bisogna aggiungere il calore prodotto dal suo funzionamento; il quale finisce nell’ambiente esterno insieme ai refrigeranti, agli idrocarburi e ai combustibili fossili.
Il bilancio è dunque in enorme perdita: il calore che si disperde nell’ambiente è decisamente superiore a quello che si elimina.
Come mai l’aria condizionata nuoce alla salute umana?
Pensare di vivere in un sistema chiuso, quando tutto il nostro pianeta è collegato, è un errore imperdonabile: indipendentemente dal fatto che utilizziamo o meno condizionatori, quanto viene da essi rilasciato nell’aria come gas serra danneggia e mette a rischio la nostra salute.
Secondo lo studio di PLOS Medicine, infatti, “il 3,8% dell’aumento complessivo di PM2,5 e il 6,7% dell’aumento di ozono sarebbero dovuti all’uso dei climatizzatori”. Polveri sottili, dunque, oltre a gas inquinanti, che respiriamo ogni giorno, senza alcuna possibilità di difesa.
Quando l’estate spalanca le porte, subito i negozianti la imitano
Nonostante molti studi scientifici da anni evidenzino il problema, sembra che nessuno lo prenda sul serio. A partire dai negozianti. In molte città italiane, specie nelle zone del centro, è ormai costume tenere porte aperte e condizionatori accesi. La porta aperta, d’estate, è un esplicito invito ai passanti a tramutarsi in possibili clienti: fuori caldo, dentro fresco.
Un escamotage commerciale che non tiene conto del rapporto tra perdita e guadagno
Può essere che qualche cliente in più arrivi, con il trucchetto delle porte aperte. Ma quanti entrano solo per concedersi qualche minuto al fresco e poi escono senza aver comprato nulla? E quanto costa a livello di elettricità la dispersione di calore del negozio con le porte aperte e l’impianto di aria condizionata acceso?
Per evitare questo secondo problema, alcuni negozi si sono dotati delle cosiddette “lame d’aria”: dispositivi che consentono di separare la temperatura interna da quella esterna. Ma sussistono ragionevoli dubbi sulla loro effettiva efficacia: le lame d’aria, infatti, si limiterebbero a ridurre di poco i danni ambientali; non fosse altro perché anch’esse richiedono energia elettrica per funzionare. E pure a livello di costi convengono fino a un certo punto.
Cattiva gestione dell’aria condizionata: cosa si sta facendo in Italia?
A Milano, nel 2017 è stata approvata una mozione che vieta le porte aperte dei negozi. Tuttavia – anche per mancanza di puntuali controlli – questa misura continua a essere disattesa.
A Verona già dal 2017 l’assessore per l’ambiente Ilaria Segala sta segnalando il problema. Ne ha parlato anche in occasione del primo sciopero di Fridays For Future (marzo 2019), proponendo di premiare i negozi virtuosi: quelli che tengono le porte chiuse d’estate, mentre va l’aria condizionata; e d’inverno, quando sono in azione gli impianti di riscaldamento.
La Regione Toscana, nel settembre 2019, ha approvato una mozione al riguardo. Sempre con l’obiettivo di sensibilizzare i commercianti a una maggiore responsabilità ambientale. E già questo timido passo ha suscitato le proteste di Confesercenti Firenze, che ha dichiarato di muoversi da tempo “per sostenere progetti concreti in tema di sostenibilità ambientale e sviluppo green”.
A qualcuno di voi risulta?
Sensibilizzare è giusto, ma bisogna anche provvedere
I tre esempi di cui sopra costituiscono uno spaccato di quanto avviene in Italia. E le “azioni” portate avanti a livello politico hanno l’amaro sapore di una presa in giro.
Certo, i comportamenti dei cittadini sono fondamentali nella lotta all’emergenza climatica. E questo vale anche per gli sprechi di aria condizionata e riscaldamento.
Ma i nostri politici non possono limitarsi a campagne di sensibilizzazione. Quando hanno voluto vietare il fumo nei locali, ci sono riusciti in un batter d’occhio. Perché non fanno lo stesso per questioni che, nel loro complesso, produrranno conseguenze molto più gravi?
Se non si passa alle vie di fatto con specifici provvedimenti, tutto il resto sono parole, parole, soltanto parole.
I fatti non le seguono.
Claudia Maschio