Karl-Johan Sorensen e Sebastian Aristotelis sono due architetti danesi che progettano abitazioni per lo spazio. Il loro obiettivo?! La Luna.
Perché due architetti sulla luna?! Perché col loro studio Saga Space Architects, Karl-Johan Sorensen e Sebastian Aristotelis hanno inaugurato una nuova era per l’industria aereospaziale: per la prima volta gli astronauti condivideranno il cosmo con normali cittadini, in gita nello spazio.
Non si tratta di un film di Christopher Nolan, ma di una nuova frontiera della scienza. Civili che risiedono sulla luna rappresentano il primo passo verso l’abitazione di Marte e altre pianeti. A questo proposito, dato che la vita nello spazio non è certo confortevole, i due architetti stanno progettando alloggi che possano rendere il soggiorno più piacevole.
Si tratta di un’iniziativa davvero ambiziosa, nonché costosa, finanziata da sostenitori privati, dall’istituto spaziale dell’università tecnica della Danimarca e dal fondo danese di ricerca per le arti.
Il team di Sorensen e Aristotelis, attualmente, è composto da dodici volontari tra programmatori, designer, ingegneri e sviluppatori che lavora no stop in un magazzino di Sydhavn, a Copenaghen. Se tutto andrà come pianificato, i due architetti si trasferiranno a settembre in Groenlandia, a Moriusaq, in uno dei luoghi più remoti della terra, per testare personalmente la base loro spaziale.
Il progetto dei “due architetti sulla Luna” è ambizioso, quanto mai complesso. Gli astronauti vengono sottoposti a un duro allenamento per affrontare la vita nello spazio e, nonostante la fatica, non si è mai psicologicamente del tutto pronti per solitudine del cosmo. Per i civili, la questione è ancor più complessa.
Ecco perché Sorensen e Aristotelis hanno deciso di testare da sé la base spaziale, per rendersi conto delle difficoltà. Dopotutto, spazio ristretto, monotonia, solitudine, noia sono aspetti logoranti anche per la vita sulla Terra.
Due architetti sulla Luna: il progetto
Sorensen e Aristotelis hanno già testato la solitudine. Quando erano ancora studenti, hanno vissuto per turni di due settimane nel Deserto della Valle di Luna, in Giordania, un luogo molto simile a Marte. Passato l’entusiasmo dei primi giorni, la vivacità ha ceduto il passo alla monotonia. A quel punto, non c’era nulla da fare. Anche gli occhi si sono abituati presto all’immutabile paesaggio rosso.
Al ritorno, hanno dedotto che è troppo complicato vivere in un luogo stretto e squadrano, in un ambiente sterile, che non muta nemmeno dal punto di vista climatico. Nel loro progetto per le abitazioni lunari, dunque, i due architetti hanno sviluppato, innanzitutto, una parete vegetale con erbe aromatiche, per donare un po’ di colore e armonia.
In tutta la base, poi, hanno creato un sistema d’illuminazione che replica il movimento del Sole in cielo, così da dare l’illusione dello scandire del tempo e del normale sistema sonno-veglia anche nello spazio. Il sistema d’illuminazione, inoltre, è dotato di un impianto in grado di simulare la variazione climatica: in alcune giornate ci sarà sereno, il altre vento e bufera, con relativi suoni dagli altoparlanti.
Diversificare le precipitazioni atmosferiche è essenziale per riuscire a scandire una parvenza di normale quotidianità. I due architetti sono stati ispirati dai volontari dell’esperimento Marte 500, che dopo 520 giorni di totale monotonia, hanno descritto una semplice interruzione di corrente come un evento “fuori dal comune”, in grado di trasportarli fuori da stato di trance.
Una prova psicologica
La zona del Moriusaq ha un clima così inclemente da essere completamente disabitata. Non ci sono forme di vita, se non orsi polari, e le temperature arrivano a -30. Brevettare la stazione lunare in un territorio così inospitale manifesta il desiderio dei due architetti di mettersi alla prova.
Restare isolati e a stretto contatto gli permetterà di vivere sulla loro pelle il disagio provato dai cittadini che partiranno alla scoperta del cosmo. Nonostante anni di lavoro fianco a fianco, Sorensen e Aristotelis sono consapevoli che la convivenza forzata in condizioni estreme può rappresentare un grosso rischio per il loro rapporto. Potrebbero diventare migliori amici, oppure nemici giurati.
Senza privacy e con poche distrazioni, i due si ritroveranno a subire un contatto così stretto, da lasciare poco spazio all’immaginazione. Inoltre, in caso di necessità, i soccorsi impiegherebbero due giorni per arrivare a destinazione, anche perché sulla Luna, i problemi dovranno essere risolti soltanto via radio.
Dunque, Moriusaq non è stato scelto a caso. Vivere nello spazio rappresenta un prova fisicamente e psicologicamente stressante. Sicuramente non s’adatta a chiunque. I due architetti, tuttavia, sono impazienti di mettersi alla prova per ben tre mesi d’esperimento.
Migliorare lo stile di vita delle persone nello spazio è il loro obiettivo principale. Molti occhi sono puntati sul loro progetto. Se tutto dovesse andare per il meglio, per l’industria aerospaziale avrebbe inizio un’era talmente all’avanguardia da rasentare la fantascienza.
Dopo anni di sogni, di teorie, di simulazioni e scoperte, per la prima volta potrebbero esserci cittadini a spasso per la Luna e per Marte. Le porte dell’Universo potrebbero davvero spalancarsi. Siete pronti ad affrontare le conseguenze?!
Antonia Galise