Parte della fama dell’Arabia Saudita è dovuta alle sue posizioni estremamente conservatrici in ambito sociale. L’elenco delle pratiche proibite è lungo e spazia dalle scelte in fatto di vestiario alle abitudini sessuali. Recentemente alcune aperture fanno sperare in un’inversione di tendenza (o almeno un inizio).
Tra queste troviamo la riapertura dei cinema che erano rimasti chiusi fin dagli anni Ottanta.
Le Riforme di Mohammed bin Salman e la riapertura dei cinema
Il Wahhabismo permea da sempre la vita dei cittadini sauditi plasmando le norme dello Stato su un’osservazione molto rigida dei precetti islamici. Si tratta infatti di una corrente religiosa che basandosi su un’interpretazione letterale del Corano, pretende un’osservazione rigorosa della sha’ria, la legge islamica. La presenza di una monarchia assoluta e la forte influenza di un potere religioso intransigente hanno fortemente limitato le libertà politiche religiose. Inoltre l’Arabia Saudita è il fanalino di coda internazionale di coda in fatto di parità di genere.
In questo contesto, suscita grandi speranze il progetto di riforma voluto dal Principe ereditario Mohammed bin Salman (in foto)
Il progetto è denominato “Vision 2030” e si pone l’ambizioso obbiettivo di emancipare, almeno in parte, l’economia saudita dal petrolio, attraverso privatizzazioni ed incentivi a piccole e medie imprese al fine di incrementare le esportazioni non petrolifere.
In questo contesto si colloca il provvedimento che ha dato il via libera alla concessione di licenze per l’apertura di sale cinematografiche commerciali. L’apertura ufficiale avverrà a marzo 2018 ed il Governo prevede un’introito stimato di 90 miliardi di ryal (24 miliardi di dollari circa) con conseguente creazione di 30.000 posti di lavoro (entro il 2030).
Segnali positivi e tanta strada ancora da fare
Certamente, il progetto di riforma “Vision 2030” ha ambizioni imponenti e alcune iniziative balzate agli onori della cronaca fanno ben sperare l’opinione pubblica internazionale. Oltre alla già citata riapertura delle sale cinematografiche, ha suscitato entusiasmo anche la concessione della patente di guida alle donne, che potranno guidare da giugno 2018.
Inoltre, sempre dall’anno prossimo le donne potranno entrare negli stadi ed assistere agli eventi sportivi.
Si tratta di passi avanti importanti ma che da soli non bastano. Quest’opera di riforma si scontra prima di tutto con l’ultra-conservatorismo politico e religioso che continua a gridare alla “depravazione”. Mohammed bin Salman però sembra deciso a difendere il suo progetto. Infatti molti vedono nelle accuse di corruzione che hanno portato all’arresto di alcune autorità saudite, un pretesto dell’erede al trono per eliminare gli oppositori. In ogni caso l’opposizione delle autorità religiose del Paese resta forte.
Al di là di intrighi e strategie resta da capire quanto profondamente questa riforma potrà incidere nella società. Nonostante gli attuali entusiasmi, la strada da percorrere per l’affermazione completa dei diritti umani e della parità di genere è ancora molto lunga.
Ricordiamo che in questo Paese è ammessa la pena di morte per decapitazione e che le donne sono soggette per tutta la vita alla tutela legale dell’uomo.
Gessica Liberti