L’eterna lotta tra conservatorismo, radicalismo e politicamente corretto non risparmia neanche i vasti territori della satira e quella cultura dell’intrattenimento.
I Simpson rappresentano uno di quegli esperimenti perfettamente riusciti di decodificazione dello stereotipo e della provocazione, all’interno della cultura americana.
La celebre sitcom creata dal fumettista Matt Groening nel 1987 per la Fox, si è imposta al grande pubblico, l’intento di spezzare la routine del classico spaccato di vita della società.
Uno spazio per tutti che va, dal ricco magnate spregiudicato alle minoranze etniche.
Ed è proprio di quest’ultima categoria, che in questi giorni è nato un dibattito acceso; ossia la possibile uscita di scena di uno dei personaggi più amati della serie: Apu Nahasapeemapetilon.
Il gestore indiano del Jet Market, che per trent’anni è stato un pilastro della serie, potrebbe uscire di scena.
Il problema è stato sollevato nel 2017, con il documentario dal titolo “The Problem with Apu”. In quell’occasione il personaggio venne definito una caricatura razzista, a causa dell’estrema caratterizzazione delle comunità asiatiche e in particolar modo quella indiana, che ne uscirebbe ridicolizzata.
Un concorso per chiedere la liberazione di Apu dal suo stereotipo
Tale è stato l’impatto mediatico della vicenda, che lo stesso produttore indiano Adi Shankar, lo scorso aprile aveva lanciato un concorso. Nel corso di un’intervista a IndieWire, egli propose di riscrivere la sceneggiatura di una puntata de I Simpson, con lo scopo di trasformare il personaggio di Apu, in un ritratto veritiero della comunità indiana degli Stati Uniti.
In questo modo il pubblico avrebbe svincolato il commerciante da quel carattere stereotipato, con cui era stato concepito in origine.
Niente più accento cadenzato e buffo, né richiami continui a Ganesh e alle divinità intuì vestite a stelle e strisce, Apu sarebbe divenuto il simbolo della vera identità asiatica e non; “un sottoprodotto di un gruppo di sceneggiatori maschi, bianchi e tendenzialmente laureati ad Harvard”.
La proposta di Shankar però non ha avuto riscontro; si sé scoperto invece che il personaggio sarebbe presto stato eliminato dalla serie.
“Non vogliono affrontare la questione, afferma il produttore, ma solo farlo fuori per sfuggire alle controversie”.
Tra le tante notizie circolate in rete, in questi giorni vi è anche quella del produttore esecutivo Al Jean, il quale ha risposto a Shankar, definendo infondate le notizie sulla cancellazione del personaggio di Apu.
La questione è ancora aperta, ma l’intera faccenda dovrebbe aprire un dibattito più ampio sull’essenza stessa, al giorno d’oggi, della libertà di espressione.
Ad ogni azione corrisponde sempre una reazione “ostinata e contraria” e il fatto che ciò avvenga sempre dopo un lungo lasso di tempo, non giustifica l’abitudine a sollevare ulteriori conflitti inter-etnici, tesi alla speculazione e alla strumentalizzazione politica e sociale.
Se è vero che Apu è una macchietta, ciò vale anche per il dott. Rajesh Koothrappali di “The Big Bang theory”, che ha “l’aggravante” di essere anche uno scienziato.
I Simpson rappresentano da sempre, la stereotipizzazione della famiglia e società americana. Un luogo generico dove, Lisa è animalista e, per forza vegetariana, mentre Homer rappresenta il classico fannullone gonfio di birra; non sono forse stereotipi e caricature?
Ciò non toglie che non siano una presa in giro, né che non possano continuare a far ridere e riflettere.
Fausto Bisantis