Appuntamento al buio con la “sinistra”. Astratto da una storia vera
Insomma capita di cedere a lusinghe, ammettiamolo … fanno piacere. Quindi nessuno me ne voglia se ogni tanto una punta di narcisismo esce dalla tasca dell’ auto-controllo per andare a ringalluzzire un po’ della mia autostima sempre in bilico.
L’incontro con la donna del mistero è avvenuto davvero; uno scambio di idee (beh non esageriamo, altrimenti Platone si inca**a), il barlume di un “interesse ulteriore” che si palesava con sempre maggiore insistenza ed infine un “perché non ci vediamo? A me farebbe molto piacere se vuoi”. Per risposta un incuriosito “perché no, anche io ne sarei contento” ed è fatta. Orario stabilito, incontro in un locale scelto da me e la cena è servita.
Per ovvi motivi di privacy, ometteremo i nomi reali con altri nomi reali, ma utili alla trama. Pensiamoci un po’: ah, io mi chiamerò Antonio-Palmiro-Enrico, e lei … beh per lei è facile!, la chiameremo Maria Elena. Ometteremo altresì anche le reali conversazioni avvenute, sostituendole con evidenti riflessioni politico – ideologiche, e verranno anche delocalizzate le ubicazioni (lecite) di tatuaggi, le loro forme e i loro significati, e altrettanto faremo con futuri desideri – da parte di lei – di altre opere d’arte epidermica. Un Maori le fa una pippa … e la cosa, mi si creda… aveva anche il suo perché.
Ho atteso fuori dal locale circa un quarto d’ora e dopo un po’, da un’auto azzura, vedo uscire una ragazza: capelli chiari, un vestito semplice, lungo e leggero, non molto colorato e bianco di fondo. Una lunga e curata coda ai capelli. Chiude la macchina e si guarda un po’ intorno, mi scorge e mi sorride, e, piena di vitalità, mi viene incontro. Io rispondo al suo sorriso e ci presentiamo: “Ciao, piacere, io sono Maria Elena, per gli amici Mely”. Ed io: “il piacere è mio, sono Antonio-Palmiro-Enrico, per gli amici Centro Sociale. Se però vado in bagno sono Centro Sociale Occupato.”
Nulla da dire, bella… bella da mozzare il fiato: occhi chiari e un sorriso disarmante, anche se nel suo sguardo si scorgeva una certa assenza; una di quelle assenze dovute alla struggente impossibilità fisica degli occhi di rivolgersi verso se stessi . Insomma, tutti sappiamo che l’autocontemplazione è impossibile, quindi gli occhi, condannati all’esterno esilio , si ritrovano a girare a ca**o un po’ ovunque. Non mostrava imbarazzo, era allegra e fiera, sicura della sua bellezza. Io invece stemperavo tutto con ironia.
Seduti al tavolo comincia la nostra profonda conversazione. Dalla spallina scorgo uno strano tatuaggio: uno scudo crociato appeso al muro da due metalmeccanici senza casco di sicurezza con in mano una falce e un martello. Lei nota la mia curiosità e dice:
-“Ti piace? Questo simboleggia la nuova sinistra nata da tutte le anime dei progressisti del paese.
– All’anima dell’anima de li …!” – replico – “Carino, gli operai sono a tutele crescenti?”
– “Quanto sei simpatico! Sai? Vedi il mio braccio sinistro?”- e mi mostra un bellissimo fuso ambrato deliziosamente intonso – “Vedi? Qui vorrei tatuarmi una donna che si strappa un Burka, e simboleggierà la la sconfitta del terrorismo. “
-“Beh” – aggiungo io – “sicuramente l’Isis se la starà facendo addosso all’idea! Pensi di brevettarlo sui droni? Fossi in te lo farei. Sai che figata quando sganciano bamboline esplosive per gambizzare i bambini del nemico? Vedete che vi fa precipitare mamma!”
Di punto in bianco cambia argomento e mi chiede: “Tu che musica ascolti?”
La domanda improvvisa non mi scompone e ammetto che resto sempre sul classico: “sai, apprezzo molto la buona musica di una volta: Longo, Terracini, non mi dispiace neache Calamandrei; ma ti dico di più: non solo le loro carriere da solisti ma anche le band: Brigata Garibaldi, Brigata Matteotti, Giustizia e Libertà etc. etc. . Insomma loro sì che sapevano fare grande musica. E a te? Cosa piace?”
–Ti dirò – mi fa lei -, apprezzo questi vecchi gruppi, ma bisogna andare avanti. Non ti nascondo che il duo Boschi-Renzi per me sono i nuovi Romina e Albano. Anche gli urlatori D’Anna e Verdini, quelli sì che sono forti! Fanno musica tosta, quasi criminale, al limite del lecito. E poi il grande Jovanotti!
-“Ah, mi colpisci sul vivo!” – replico con una stizza d’ulcerato dolore.
–Piace anche te, vero? – mi chiede entusiasta.
-“Beh ti dirò – rispondo io -, come una martellata sui denti, che lui (a quanto pare) finge di non avere. In fondo questo reggae alla Coca Cola dopo un po’ stagna e gonfia, anzi ti dirò “abboffa” proprio. E poi quando sento la voce di Jovanotti mi ricorda sempre qualcuno che parla mentre fa un pompino e, onestamente, non è una bella immagine!
-“Ma sei sempre così dissacrante?” – esordisce bacchettandomi offesa.
-“Beh tesoro mio” – replico non senza sarcasmo – “in qualche modo devo pur difendermi.”
A quel punto iniziano le domande personali che abilmente cerco di sviare.
-“Sei impegnato?” , Mi chiede con interessata malizia.
-“Beh, in questo momento sì e con una bella donna”, beh un po’ ci so fare!
–“Scemo” – fa lei arricciandosi imbarazzata la coda – “non è che lo dici solo per provarci?”
-“Bella e anche intelligente” aggiungo io, ma lei non coglie! Come potrebbe? Ha un criceto asmatico in polmone d’acciaio che le rotola nel cervello!
Ma i suoi voli pindarici non si esauriscono e mi tira fuori la carta … “ quanto vorrei un cane”: “Sai, quanto desidero un cagnolino, uno tutto mio.”
-“Strano” – le dico – “sei molto bella, avrai pur avuto dei fidanzati, no?” Ma anche questa era fuori dalla sua portata.
Infine mi ritorna sui tatuaggi e placidamente mi rivela: “dietro la schiena, proprio all’altezza dei glutei voglio farmi tatuare questa scritta: rispettate il lavoro del parlamento!”
Bellissima! – aggiungo io colmo stupore neodadaista – questa sì che è giusta. Brava, mi piace proprio! Anzi, visto l’imponenza dell’armamentario ci pianterei su anche un neon … questa è proprio bella!
-“Ho capito” – mi fa lei stizzita – “tu sei solo un idealista, uno che crede nei sogni e che non ha il senso della realtà.”
-“Beh” – le dico io- “ho un concetto diverso di idealismo: per me idealismo è onesta e coerenza verso uno scopo ultimo più alto e impegnativo. Per me è qualcosa di vero e tangibile, e non lo sminuirei mai utilizzandolo per biechi obiettivi utilitaristici e personali. Insomma è la cosa più preziosa che ho e non la baratto mai per quisquilie di poco conto”.
–“Scusa”– mi ferma lei – “non ti seguo, sono rimasta a “concetto diverso di idealismo.”
“Povero cuore di casa” – le dico intenerito da tanta “procace” vacuità -, “ora ti spiego meglio e con parole più semplici: io, per fare una ciulatina con te, che sei proprio una bella figliola, non ti prometterei mai mari e monti per poi scappare alla chetichella domani mattina prima del tuo risveglio, e – cosa più importante- prima che tu possa capire (dopo aver rimesso in moto quel cervello a tre pistoni che ti ritrovi) che ti ho addirittura dato un nome falso!”
Nonostante tutto … una piacevole serata.
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