L’appello dell’OIM: 112 milioni di dollari per i migranti del Corno d’Africa

Difficoltà europee in Africa ultimavoce.it L'appello OIM per le migrazioni del Corno d'Africa

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) insieme ad altri 48 attori, fra cui organizzazioni umanitarie e governi, ha sollecitato i suoi donatori durante una conferenza tenutasi a Ginevra il 16 aprile. L’appello OIM è per 112 milioni di dollari americani: i fondi sono necessari per sostenere gli oltre 2,1 milioni di migranti, nonché le comunità ospitanti, lungo la rotta orientale e meridionale del Corno d’Africa.

Le migrazioni dal Corno d’Africa

Il Corno d’Africa è una regione di origine, transito e destinazione per migranti in movimento lungo le due principali rotte interregionali del continente: l’orientale e la meridionale. La prima va dal Corno d’Africa alla Penisola arabica, passando per Gibuti, Somalia, Mar Rosso o Golfo di Aden, e Yemen. L’obiettivo dei migranti, in cerca di migliori condizioni di vita, sono l’Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo. La seconda invece attraversa il Kenya, la Repubblica Unita della Tanzania, il Mozambico, lo Zambia e lo Zimbabwe per raggiungere il Sud Africa.

Etiopia e Somalia sono i principali paesi di origine dei migranti che percorrono queste rotte. Una migrazione che, pur rimanendo prevalentemente di natura economica, è determinata da vari fattori, tra cui fattori stagionali tradizionali, ma anche condizioni socioeconomiche, insicurezza e violenza legata ai conflitti, degrado ambientale e shock climatici.

La maggior parte degli spostamenti avviene in modo irregolare, anche grazie a reti di trafficanti consolidate. Ciò inevitabilmente espone chi si mette in viaggio a situazioni di rischio estremo, che si sommano alle difficoltà legate alla possibilità di reperire cibo e acqua. Per quanto il corridoio orientale sia considerato più pericoloso, a causa delle condizioni climatiche inospitali e delle zone di conflitto che devono essere attraversate, anche i migranti che si spostano lungo la rotta meridionale sono infatti vulnerabili al rischio di diventare vittime di tratta, di subire aggressioni fisiche, torture e violenze sessuali.

Esigenze umanitarie non trascurabili: l’appello OIM

Queste rotte sono fra le più pericolose al mondo e solo nel 2023 sono stati registrati 480.000 movimenti. Sono quindi evidenti i motivi dietro l’urgenza manifestata dall’OIM a Ginevra. In particolare, l’appello ai donatori per mettere insieme 112 milioni di dollari arriva in seguito alla tragedia della scorsa settimana al largo della costa di Djibouti, in cui almeno 38 migranti, inclusi bambini, hanno perso la vita dopo il naufragio della loro imbarcazione.

Una tragedia che, secondo il Vicedirettore Generale per le Operazioni dell’OIM Ugochi Daniels, “è un altro campanello d’allarme molto scomodo”. Contestualmente, Daniels ha evidenziato come “le esigenze umanitarie, di protezione e di sviluppo dei migranti lungo le rotte migratorie orientali e meridionali richiedono la nostra attenzione”.

La strategia dell’OIM: il Regional Migrant Response Plan

L’appello ai donatori rientra nell’alveo del Regional Migrant Response Plan for The Horn of Africa to Yemen and Southern Africa: un piano inter-agenzia e inter-regionale che unisce 48 organizzazioni, il cui obiettivo fondamentale è affrontare le sfide della migrazione e salvare vite umane.

Il piano si struttura attorno a un approccio integrato che mira a rispondere alle diverse esigenze dei migranti e delle comunità ospitanti lungo le rotte migratorie. Questo implica la fornitura di assistenza umanitaria tempestiva e mirata nei luoghi in cui è più necessaria, insieme a un impegno per migliorare l’accesso ai servizi essenziali. Parallelamente, si prevede l’attuazione di iniziative di sviluppo a medio e lungo termine, volte ad affrontare le cause profonde della migrazione attraverso progetti che promuovono il sostentamento economico, la creazione di opportunità lavorative e la stabilizzazione delle comunità di origine. In questo contesto, si darà particolare attenzione al rimpatrio volontario come parte di un processo più ampio di riabilitazione e reintegrazione.

Allo stesso tempo, si mira a consolidare le partnership tra organizzazioni umanitarie, governi, agenzie internazionali e altre parti interessate, al fine di coordinare efficacemente le attività e massimizzare l’impatto delle risorse disponibili. Sfortunatamente, nonostante gli appelli precedenti, ad oggi il piano per il Corno d’Africa rimane gravemente sottofinanziato: condizione che sottolinea l’urgente necessità di sostegno da parte dei donatori.

 

Elena Miscischia

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