Arriva dalla Columbia University la notizia che l’era degli apparecchi acustici intelligenti potrebbe essere alle porte, o perlomeno che è stato fatto il primo passo in quella direzione. La tecnologia sperimentale realizzata presso il Zuckerman Institute e documentata in un articolo pubblicato su Science Advances applica l’intelligenza artificiale agli apparecchi acustici per mimare il funzionamento del cervello e cercare di superare il grande limite di questi ausili auditivi.
Qual è il grande limite degli apparecchi acustici attuali (anche dei più avanzati)? che essenzialmente sono dei megafoni che alzano il volume indistintamente di tutto quello che ci circonda, questo va bene in un ambiente tranquillo ma in situazioni sociali affollate (tipicamente una festa) questo rende impossibile a chi lo indossa seguire una conversazione e lo isola (proprio quello che l’apparecchio acustico dovrebbe evitare), invece il nostro cervello ha la capacita di selezionare una singola voce su cui ci stiamo concentrando e abbassare il volume di tutto ciò che in quel momento per la nostra attenzione è solo rumore di fondo.
Il team della Columbia che annovera tra gli altri il dr. Nima Mesgarani come autore senior e il dr. Cong Han e il dr. James O’Sullivan come autori principali dello studio, ha realizzato un sistema che prima separa le diverse voci delle persone che partecipano a una conversazione, poi le compara una per una con le onde cerebrali della persona che ascolta, infine amplifica la voce dello speaker che corrisponde meglio ai pattern cerebrali dell’ascoltatore, ovviamente perché vuol dire che sta cercando di concentrarsi su quella voce. Questi stessi ricercatori due anni fa avevano realizzato una prima versione che però aveva una limitazione: il sistema doveva essere allenato a selezionare certe specifiche voci, il che funzionava bene se lo scopo era amplificare le voci dei familiari in un ambiente sociale affollato come un ristorante, peccato però che questa versione del dispositivo non vi avrebbe messo in grado di sentire il cameriere.
Ancora però i ricercatori non sono riusciti a realizzare un apparecchio acustico vero e proprio che sfrutti questa tecnologia. ecco perché il titolo dice che la strada è aperta ma ancora non siamo entrati nell’era degli apparecchi acustici intelligenti, i test sono stati effettuati su pazienti epilettici che dovevano essere sottoposti a chirurgia per via della loro patologia e che si sono offerti volontari per testare l’algoritmo che è alla base del sistema. Ora il primo obiettivo del team è trovare il modo di applicare la tecnologia a un dispositivo meno invasivo, il secondo obiettivo sarà sviluppare una versione utile anche per le situazioni all’aperto (tipo una rumorosa strada affollata) perché quello attuale è studiato per situazioni indoor in cui essenzialmente i rumori siano una moltitudine di voci umane.
Roberto Todini