Dopo Cina, Corea del Sud e Singapore, anche l’Italia sta sperimentando l’app contro il Coronavirus.
L’Europa ha fissato il termine del 15 aprile. Entro quella data gli Stati Membri dovranno contribuire a formare una cassetta degli attrezzi per la definizione dell’app contro il Coronavirus. La direttiva fondamentale è quella di limitare, rigorosamente, il trattamento dei dati personali ai fini della lotta contro il Covid-19 e garantire che non vengano utilizzati per altri scopi. Da Bruxelles fanno inoltre sapere che
i governi devono adottare misure per garantire che i dati, una volta terminata la loro utilità, vengano irreversibilmente distrutti.
Altre indicazioni fondamentali sono l’utilizzo di tecnologie poco invasive come il bluetooth e la collaborazione tra Autorità Sanitarie pubbliche e l’UE. Una volta costituita la citata cassetta degli attrezzi, gli Stati Membri potranno attingervi per costruire le proprie app in associazione con il Comitato Europeo per la Protezione dei Dati. Entro il 31 maggio bisognerà poi sottoporre le misure scelte alla Commissione, affinché siano valutate. È fondamentale quindi che, le scelte dei Paesi dell’Unione, siano in linea tra di loro.
Non sarà possibile, perciò, prendere in considerazione le già esistenti app regionali.
AllertaLOM, utilizzata in Lombardia per la Protezione Civile, permette già oggi di partecipare al sondaggio CercaCovid. La piattaforma Lazio Doctor serve invece per avere informazioni utili nell’emergenza e connettere i pazienti con gli operatori sanitari. Sicilia si cura è invece un’app dedicata ai contagiati asintomatici che possono far conoscere il loro stato di salute.
Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione, guida la task force di 74 esperti Data driven.
Gli esperti hanno analizzato le applicazioni pervenute con due relazioni, una sulla privacy e una sull’applicazione, e conto di ricevere la relazione finale nelle prossime ore, dopodiché la trasmetterò al presidente del Consiglio Conte con valutazioni da parte della autorità per la Privacy e l’Agcom.
Così ha detto Pisano, che ha aggiunto: «ll contact tracing non ha l’obiettivo di geolocalizzare, ma memorizzare per un periodo di tempo identificativi di cellulare con tutti i cittadini con cui è venuto in contatto». Il presidente Conte sceglierà poi il nome dell’app contro il Coronavirus e la sua data di lancio.
I cittadini italiani che scaricheranno l’app forniranno, in particolare, tre informazioni. Queste sono: qual è il dispositivo con il quale sono stati in contatto, a che distanza e per quanto tempo. Nel caso in cui qualcuno risultasse positivo, l’operatore medico che deve essere autorizzato dal cittadino stesso, attraverso un codice identificativo anonimo invierà un messaggio di allerta, per informare tutti quegli utenti, sempre identificati in modo anonimo, che sono entrati in contatto con chi ha contratto il virus.
Non sarà una sola applicazione a risolvere tutto. L’applicazione è parte di un sistema integrato del quale i protagonisti saranno inevitabilmente aspetti non tecnologici
Questa l’importante specifica del Ministro Pisano. L’aspetto non tecnologico fondamentale è la volontarietà. Si presenta la necessità di convincere il maggior numero di cittadini a scaricare l’app contro il Coronavirus sul proprio smartphone. Se l’app dovesse essere invece utilizzata da una piccola percentuale di italiani, allora l’utilità dello strumento sarà totalmente vanificata. Uno studio dell’Università di Oxford, pubblicato sulla rivista Science, sottolinea lo stesso principio. Lo studio indica come questi sistemi, pur essendo soltanto un piccolo tassello per combattere la pandemia, sono anche importanti per contenere il Coronavirus senza la necessità di quarantene di massa.
Negli USA intanto pare che Jared Kushner, genero-consigliere di Donald Trump, stia lavorando ad un sistema di sorveglianza per fornire al governo, in tempo reale, informazioni sui pazienti in cerca di cure e sugli ospedali.
Pur rappresentando la possibilità di tenere sotto controllo lo stato della diffusione del virus nelle varie aree degli Stati Uniti, l’iniziativa suscita non pochi timori. Si tratta di una significativa espansione dell’uso, da parte del Governo, dei dati dei singoli pazienti. Le paure più grandi riguardano il potenziale impatto sulle libertà civili. Preoccupa la possibilità di un nuovo Patriot Act, la misura adottata dopo l’11 settembre, che aveva reso intercettabile qualunque cittadino statunitense.
E voi scaricherete l’app contro il Coronavirus?
Mariarosaria Clemente