Nel pieno dell’iniziativa Academy Aperture 2025, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (A.M.P.A.S.) dirama quelle che gradualmente saranno gli standard obbligatori da rispettare per poter ambire all’oscar per il miglior film.
I recenti accadimenti stanno già producendo i loro effetti e proprio dalla settima arte arrivano le prime risoluzioni. Mentre in Europa iniziamo ad abbattere la distinzione di genere, in America i provvedimenti previsti da Academy Aperture 2025 vigileranno e controlleranno sulla parità di salario e molto altro. In seguito allo scandalo Oscar so White del 2016 e ai recenti accadimenti l’Academy si è impegnata nel migliorare la diversità delle candidature.
Un cambiamento significativo per il cinema hollywoodiano che in passato aveva resistito all’imposizione di censure e regole all’industria con l’emanazione del codice Hays. Con l’operazione Aperture 2025, portata avanti dall’organizzazione, l’obiettivo è di promuovere l’inclusione e la rappresentanza di tante minoranze nella film industry.
Ai provvedimenti già presi vanno ad aggiungersi dei criteri di inclusività e diversità da rispettare per l’eleggibilità a miglior film. Ovvero dal 2024 un film che si presenta per questa categoria dovrà soddisfare due dei quattro standard. Ciò al fine di garantire un’equa rappresentazione sullo schermo in termini di identità di genere, orientamento sessuale, etnia e disabilità. Gli standard riguardano 4 ambiti: la trama, i personaggi, la troupe e i lavoratori coinvolti nella fase di promozione e distribuzione del film. Per aderire ad uno di questi standard basterà rispettare anche uno solo dei criteri previsti, inoltre già dal 2022, il numero di nomination per il miglior film sarà fissato a 10.
Gli standard si ispirano a quelli di diversità, già utilizzati dal British Film Institute (BFI) per ottenere finanziamenti in UK, e idoneità per alcune categorie di premi cinematografici e televisivi (BAFTA). Adeguati e progettati per incoraggiare le produzioni migliori a una rappresentazione più equa che rifletta le diversità del pubblico, sia sullo schermo che dietro la camera.
…e allora?
I produttori non dovranno soddisfare tutti gli standard, ma solo la metà, mentre per le altre categorie da oscar i criteri restano gli stessi. Fondamentalmente nella pratica cambierà ben poco, e tutta l’operazione sembra una mossa strategica per mettersi al riparo dalle polemiche future. Entro il 2025 l’obiettivo è quello di mettere fine a tutte le possibili critiche riguardo le discriminazioni nei confronti delle minoranze.
Le critiche non hanno tardato ad arrivare, come grida di dolore per la terribile pugnalata al cuore della meritocrazia e per l’eccessivo fair play. Senza dimenticarci che adesso inizieremo ad usare il politically correct come stampino per sfornare opere d’arte una dopo l’altra, e una uguale all’altra.
Ma torniamo un attimo sulla terra. Se queste direttive a conti fatti sono molto poco restrittive, allora forse stiamo parlando semplicemente di incoraggiare qualcuno a farsi avanti, creando le condizioni affinché ciascuno possa esprimersi. La meritocrazia è al sicuro, perché tanto l’incompetenza e l’incapacità sono prive di slancio per costituzione. E soprattutto, quelli proposti da Aperture 2025 non sono nemmeno gli ingredienti per costruire a tavolino un capolavoro, un oscar non è un Art Attack!
Se parliamo ancora di diversità è perché questa diversità esiste, anche solo concettualmente (magari), ma c’è e la differenza è apprezzabile al tatto ovunque. La necessità di applicare queste soluzioni è di per sé già triste, il problema andrebbe risolto alla radice, ma questo è un altro discorso.
Il cinema come arte è un processo in continuo mutamento, un riflesso della nostra vita, che cambia a seconda anche di chi guarda. Aperture 2025 è un atto importante che mette nero su bianco l’esigenza di cambiare aria. Alla fine senza nessuna azione non cambia nulla e da qualche parte si dovrà pur iniziare.
La sfida di Academy Aperture 2025
Si rischia che la polemica sommerga e oscuri l’invito a cambiare punto di vista e ad ampliare le prospettive, rinunciando a qualche stereotipo.
Nel complesso il nòcciolo di un buon film, prima degli incassi e delle pretese artistiche, è la capacità di emozionare. L’emozione stessa è un elemento imprescindibile di tutte le grandi produzioni e del cinema stesso, che no, è impossibile calcolare e riorganizzare attraverso delle direttive.
Per emozionare un elemento fondamentale è l’immedesimazione. E se in seguito all’adozione di questi criteri, l’industria cominciasse ad adeguarsi, portando alla luce punti di vista differenti, saranno significative le anime che riusciranno ad immedesimarsi in queste nuove storie. Alla fine è solo un segnale, di un interesse verso il bisogno di affrontare realtà mai aperte o poco distribuite.
Chi lo sa, potremmo scoprire che magari una storia d’amore gay può anche avere un lieto fine, o che non tutti i malati mentali sono pericolosi, o addirittura che non tutti i cinesi sono geni della matematica e tanto altro ancora. Forse potrebbero anche solo dire a qualcuno che non è uno stereotipo, e anche questo va bene.
Valeria Zoppo