Il Consiglio di Stato dice sì all’Ape volontaria, il decreto attuativo sull’anticipo pensionistico volontario sembra essere in arrivo.
Secondo i Giudici del Consiglio di Stato, l’Ape volontaria potrebbe rappresentare un rimedio alle criticità dovute dalla Riforma Fornero,la quale ha sprofondato il sistema previdenziale italiano.
Nonostante il parere positivo del Consiglio, lo stesso fa talune osservazioni in merito alla riforma.
In particolare:
– prevedere, a domanda dell’interessato,l’efficacia retroattiva della norma,fin dalla data del 1° maggio 2017, con conseguente maturazione del diritto alla corresponsione degli arretrati dei ratei dell’anticipazione pensionistica.
–una sollecita conclusione degli Accordi Quadro.
–integrare gli indicatori per il monitoraggio sul funzionamento dell’intervento, soprattutto per quegli aspetti i non disciplinati né dalla legge né dal decreto attuativo, bensì dagli accordi quadro (le condizioni generali e particolari del contratto di finanziamento e del contratto di assicurazione, l’informativa precontrattuale e contrattuale).
Ci sono ulteriore novità del decreto attuativo, tra cui: minimo per l’Ape di 150 euro mensili, rideterminazione in forma automatica del prestito, simulazione sul sito Inps che permetta di calcolare la rata di prestito in funzione dell’Ape.
Inoltre, il Consiglio di Stato chiede una preclusione per i cattivi pagatori, in merito la riforma è abbastanza carente.
Si chiede, infatti, maggior chiarezza su tipo di debiti o crediti riferiti ai cattivi pagatori.
Per poter accedere all’Ape volontaria, i requisiti indispensabili sono i seguenti:
– avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi;
– maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi;
– avere un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
-non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità.
Non è assolutamente necessario cessare l’attività lavorativa.
Però non è oro tutto ciò che luccica.
Difatti, con tale riforma si rischia di ritrovarsi a carico un prestito bancario da restituire .
Inoltre, se si dovessero, ancora innalzare gli anni pensionistici chi ha usufruito dell’Ape rimarrebbe, per un certo periodo, privo di assegno Ape e, altresì, di pensione?
Sarebbe, forse, più semplice o meglio più opportuno modificare la legge Fornero.
Anna Rahinò