Ad Anzio, provincia di Roma, il 22 gennaio è sempre un giorno speciale. In questa data infatti, nel 1944, gli alleati sbarcarono sulle coste della cittadina laziale, durante la cosiddetta “Operazione Shingle”.
Essa fu uno snodo fondamentale della Seconda guerra mondiale; difatti le truppe americane e britanniche, sbarcando ad Anzio, riuscirono ad aggirare la cosiddetta “Linea Gustav” tedesca e iniziare la liberazione del centro Italia.
Come ogni anno ad Anzio, durante questa cerimonia viene sia rievocata l’operazione militare vera e propria, con sfilate di mezzi militari e di soldati in divisa storiche, e sia commemorata la memoria dei tanti che hanno perso la vita in quegli scontri. Tra coloro che diedero la vita in quella sanguinosa battaglia ci fu anche Eric Fletcher Waters, padre di Roger, storico membro dei Pink Floyd, che da qualche anno è cittadino onorario di Anzio. Fondamentale per questo scopo è il lavoro del museo dello Sbarco, il cui presidente, Patrizio Colantuono, ci ha dato le sue impressioni in vista di questo giorno.
Per noi il 22 gennaio è un giorno che deve principalmente evocare pace e commemorazione. Non è assolutamente una festa, ma è un giorno che serve per ricordare quelle migliaia di ragazzi che, combattendo contro i tedeschi sulle nostre spiagge e perdendo la vita, ci hanno concesso di avere la vita che abbiamo oggi.
Vedo purtroppo che si sta perdendo la solennità della giornata e la si sta trasformando in una specie di festa paesana. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché il vero significato dello sbarco non venga mai dimenticato. Per questo ogni anno la città di Anzio si raccoglie intorno al cimitero americano e a quello britannico, che si trovano nella nostra città, per rendere omaggio a tutti i soldati morti per la nostra libertà.
Ricordiamoci che l’operazione Shingle fu improvvisata da Churchill e che inizialmente sbarcarono solo due battaglioni di soldati, decisamente pochi per contrastare la forza tedesca. Quei ragazzi, che vennero a morire attendendo lo sbarco dei loro compagni tra marzo ed aprile, furono fondamentali per la nostra liberazione.
Come direttore del Museo dello Sbarco di Anzio cerco di impegnarmi per mantenere viva la memoria e di tramandarla, specie al giorno d’oggi, vista ormai la morte di tutti i veterani che avrebbero potuto raccontarci la loro esperienza in prima persona. Nel Museo sono presenti circa 300 fotografie storiche oltre a un ingente numero di miniature di elmi, carri armati, armi e moltissimi altri oggetti appartenuti a quel drammatico periodo.
Bisogna insegnare alle nuove generazioni quanto la guerra possa essere drammatica e l’unico modo per farlo è quello di mantenere accesi i ricordi di ciò che è accaduto, poiché la memoria sociale si sta purtroppo pian piano spegnendo.