Di riffa o di raffa, gli Ebrei c’entrano sempre.
Sono erranti : errano da un discorso ad un altro “ a loro insaputa”. Sempre al posto errato al momento sbagliato.
Infatti, sedevo al tavolino di un bar quando una mia amica, interrompendo discorsi più banali, e conoscendo il mio interesse per la storia e la politica, improvvisamente mi, e si, chiese
– Ma perchè l’Isis non attacca mai Israele ?
La mia risposta non avrebbe potuto essere più semplice, perché fu un’altra domanda:
– Ma perché invece nessuno si chiede mai perchè l’Isis non attacca l’Iran, o meglio ancora, l’Arabia Saudita ?
–Che c’entra ? – fece lei, presa alla sprovvista, e quasi faticando a sputar fuori una replica.
– Bè, c’entra eccome, visto che l’origine ideologica, organizzativa e soprattutto finanziaria di quel gruppo si trova in Arabia. Eppure nessuna l’accusa mai.
– Sarà, ma non hai risposto alla mia domanda : quelli dell’Isis odiano Israele, ma non l’hanno mai attaccato…
-Io non posso rispondere alla tua domanda, anche perché non sono James Bond. Magari degli attacchi sono stati tentati, ma sventati. Poi parliamo di una specie di franchise, per cui il primo pseudo-musulmano che si alzi e dia un calcio nel sedere a un passante gridando “allàccbàr”, come ben sai, quello l’Isis se lo accredita come militante tuittando al volo. Anche se “allacbàr” è l’unica frase in arabo che conoscono molti di quegli analfabeti.
– …
– Ma il punto è un altro.
– Quale sarebbe? E che c’entra l’Arabia? O l’Iran?
Vidi che avevo fatto breccia nella sua convinzione, un po’ ottusa e come tutte le cose ottuse e gommose, di norma indistruttibili.
Perciò presi coraggio e continuai.
-C’entrano, perché entrambe non sono state (apparentemente) oggetto di attacchi. Ma nessuno se ne stupisce, o meglio : a nessuno frega nulla. Invece nel caso d’Israele, sì.
– Ma tu auspichi un attentato in quei paesi?
– E tu, un attacco a Tel Aviv?
– No, ma visto che Israele occupa la Palestina…
– E l’Isis che c’entra? Anche l’Arabia Saudita a parole odia Israele.
– Infatti.
– Infatti un bel niente. Israele e Arabia saudita (custode dei luoghi sacri !) sono di fatto entrambe alleate nello scacchiere mediorientale. Casomai sarebbe da notare che l’Isis non attacca né l’una né l’altra, ma si tiene conto solo dello Stato ebraico.
– Ora questo che c’entra…
– Lo vedi? La verità, il punto importante, sono quei puntini di sospensione che sfumano tutte le tue considerazioni.
–Cioè?
-Cioè, quel pensiero antisemita che si nasconde dietro tutti i discorsi, con rarissime eccezioni, e soprattutto dietro quelli che si fanno scudo della questione palestinese, e danno troppe verità per scontate.
–Vecchi discorsi…
– Non sono tanto vecchi, visto che ne parliamo ancora. L’Isis, se ha una radice, è in Arabia. E’ logico, se mai esista una logica, che non organizzi attacchi in quei territori. Ma non leggo quasi mai nessuno citare Ryad come “stato terrorista”.
– Ryad non occupa la Palestina…
– La occupa, nel senso che la sfrutta ideologicamente da decenni. E finanzia questo o quell’attore regionale, per i propri scopi e perpetuare il conflitto. E d’altronde, nessuno di quelli che sono in guerra con il “Califfo” occupano la Palestina. Ma tu pensi davvero che agli Stati arabi interessi dei poveri palestinesi? Se ne fregano altamente, anzi proprio lo stato di conflitto fra Israele e palestinesi fa loro molto comodo come argomento di propaganda.
Non le feci prendere fiato : la foga in certi casi è un limite, in altri forse no.
Continuai.
-Infatti, leggo continue contestazioni delle forniture d’armi dagli Usa ad Israele. Come dire : senza di quelle…puntini puntini.
– Infatti, l’Occidente sostiene da sempre Israele…
– L’Occidente riempie di armi tutti i paesi del mondo. O gliele vende, o gliele scaglia in testa. Molte volte prima una cosa e poi l’altra. Ma gli Usa sono fornitori militari e non soltanto, anche del regime saudita, da decenni, e in realtà l’alleanza fra i due paesi data addirittura da Roosevelt. Ma sembra tutto scontato, contrariamente che per Tel Aviv.
– Allarghi troppo il discorso…
– Sì? Bene, restringiamo. L’America ormai darà il via libera alle richieste di risarcimento dei propri cittadini nei confronti dell’Arabia. Notizia di questi giorni. La quale Arabia è sede di un regime di cui alcuni esponenti, ed è documentato, hanno finanziato e sostenuto Al Qaeda e persino il gruppo di attentatori dell’11 settembre…
M’interruppe, fra il brusco e l’annoiato.
– Questo pure, cosa ha a che fare con…
-Bene, anche qui: quante volte hai sentito dire che c’era dietro Israele, che gli ebrei sapevano, o vennero allertati e scapparono, eccetera. D’altronde, ancora c’è gente che sostiene che le bombe nei fatti le mise il governo di Bush…
–…ma perché, non può essere… – con tono interrogativo
-Certo, tutto può essere. Ma perché devo trovare una spiegazione bizzarra, ad un fatto, se ne ho una semplice e logica a portata di mano? La scienza così funziona, e non elucubrando.
–Lo dici tu.
-Lo diceva un certo Newton ! Isaac, e non era un ebreaccio.
Dal tavolino accanto colsi un movimento, e con la coda dell’occhio mi resi conto che ci stavano osservando da un po’.
D’altronde, se uno spara fuori un “ebreaccio” dietro piazza Bologna, è logico che passi meno inosservato che a piazza Vescovio.
– Dicevo, tutto può essere. Magari esistono i marziani con le antenne verdi. Ma la differenza fra uno che ragiona e un matto, è che il primo dice può essere, il secondo dice che, siccome può essere, è senz’altro vero. E se non ci sono le prove, ecco è perché qualcuno le nasconde. Magari l’Area 51 stava in Israele, e il povero alienino l’avranno vivisezionato i cattivi chirurghi ebrei. Magari Mengele era ebreo.
Lo confesso: sentii come un formicolio dietro il collo.
Mi voltai: al tavolo accanto non c’era più nessuno. Il cameriere passò a portar via un paio di bicchieri vuoti.
– Però il punto che conta è questo : com’è, come non è, tutte le teorie del complotto portano agli Ebrei. Bush ha abbattuto le torri gemelle, gli ebrei sono stati avvertiti prima…ecc.
–D’accordo, quelle sono cose che hanno dimostrato assurde. Ma Israele nasce come testa di ponte dell’Occidente.
-Bene. La vuoi sapere un’altra cosa assurda? Quello che dici, che Israele da sempre sia stata appoggiata dall’Occidente. Ma basta andarsi a leggere due cose per sapere che non è vero, e che anzi per molto tempo il sionismo aveva una connotazione socialista, e che la sinistra mondiale, compresa quella comunista, aveva guardato con simpatia Israele o quantomeno i primi passi dei coloni ebrei in quella regione. L’Urss e gli Usa riconobbero Israele praticamente in contemporanea, mentre la Gran Bretagna si oppose finché poté alla nascita di uno stato ebraico. Proprio perché non voleva inimicarsi gli arabi che vivevano nei suoi domini, com’era fino a quel momento la Palestina.
–Ora mi vuoi venire a dire che Israele è uno stato di sinistra, democratico, magari un baluardo dei valori di libertà e uguaglianza…certo, certo…
-Che Israele sia una democrazia mi sembra indiscutibile. Quantomeno, chi contesta il livello di democraticità di Israele dovrebbe impegnarsi altrettanto nei confronti di stati che sono incomparabilmente più dittatoriali, come praticamente tutti gli stati arabo-islamici, con le eccezioni della Tunisia, forse del Libano. Insomma, ho letto di convegni sui diritti degli omosessuali in Medio oriente, dappertutto negati meno che lì, convegni tutti dedicati a contestare a Israele il “pink-washing”, cioè il farsi scudo di quest’argomento della libertà dei gay per continuare a opprimere i palestinesi…sarà, ma che un convegno sulla repressione sessuale in Medio Oriente stigmatizzi Israele, e non i posti dove per la “sodomia” si viene ammazzati, mi sembra clamoroso!
–Quindi Israele può fare quello che vuole perché sarebbe una democrazia?
-No assolutamente. La strumentalizzazione di questo argomento anzi è indice del dominio della cultura conservatrice nel mondo d’oggi. Non solo lo strisciante regime di apartheid in Israele e nei Territori mina alla radice lo status democratico di quello Stato, ma in generale tutta la società israeliana sta subendo uno slittamento a destra uguale a quello che constatiamo altrove in Europa e America. Ed ecco che di nuovo l’antisemitismo fa capolino…
–Sta dappertutto quello…
-Tu puoi scherzare, ma come chiamare il fatto che quello che è stato chiamato “Occupy Movement”, l’azione collettiva contro l’1% che detiene il 99 % delle ricchezze, ebbene fra i primi luoghi dove i giovani piantarono le tende per strada e si misero a contestare fu proprio Tel Aviv, eppure tutti lo ignorano? In contemporanea o quasi con le primavere arabe! Il movimento divampò in Spagna, poi in America e altrove, ma quasi nessuna solidarietà giunse a Tel Aviv, come se facesse ribrezzo che quelle giuste parole d’ordine fossero originate anche fra Ebrei e prima che da altri. Eppure, sorsero là perché proprio in Israele le condizioni sociali ed economiche sono improntate a un aumento dell’ineguaglianze, della precarietà, e delle divisioni tra fazioni.
–Israele non è più tanto di sinistra, vedi? – interloquì con fare canzonatorio.
-E no che non lo è. Israele rischia di diventare uno stato militarizzato, chiuso, a dispetto di altre tendenze ultramoderne. Ma non penso sia qualcosa di cui bearsi, soprattutto per chi sia di sinistra! Infatti anche qui in Europa, stiamo attenti a certe tendenze basate sulla paura dello straniero! E la sindrome dell’assedio, in cui vive quel popolo, e che viene strumentalizzata dalle destre, ovviamente non aiuta a far emergere né le istanze sociali, né tanto meno quelle pacifiste e solidali verso la tragedia palestinese. E qui il termine tragedia non lo usa “tanto per”, ma anzi è attualissimo, come dimostra il caso dell’Unesco.
–Ora pure l’Unesco – si lamentò alzando gli occhi al cielo. Stava per mettersi a piovere, e pensò che fosse una salvezza.
-L’Unesco, col voto dei paesi musulmani, ha sostanzialmente messo in ombra il retaggio culturale ebraico che appartiene a Gerusalemme. Come si fa a fare una cosa del genere, e poi a stupirsi se quel popolo viva in una perenne sindrome d’accerchiamento, o quantomeno a stupirsi se la destra lo sfrutta e lo esacerba? Tutto si potrà dire, meno che Gerusalemme non abbia qualcosa a che fare con gli ebrei, mi sembra. E’ tragico, ma è reale, che quella città sia santa per tre religioni, non per una sola.
–Non si può usare un torto per giustificare un altro torto, però!
-Non c’è dubbio. Chiunque non sia fazioso deve pretendere che cambi la politica di Israele, e che si arrivi alla pace con due Stati (visto che sembra l’unica soluzione anche solo lontanamente praticabile al momento).
–E perché non accade questo? Perché Israele non realizza questa soluzione? Solo gli altri sono brutti e cattivi?
-Sarebbe una storia lunga. Io credo che a suo tempo il maggiore responsabile del fallimento del processo di pace sia stato Arafat. O meglio, quel fanatico che uccise Rabin. Senza nulla togliere al nazionalismo della odierna società israeliana. Ma comunque stiamo al presente, e al futuro.
–E che vuol dire?
-Vuol dire che se in Medio Oriente non c’è pace, e di conseguenza i Palestinesi non sono liberi, ciò dipende dalla lotta fra i tantissimi poteri, i molteplici attori regionali che si confrontano in quella regione. Guarda che sta succedendo per “liberare” Aleppo… E’ prima di tutto una questione di politica internazionale, e ridurla agli ebrei ed ai palestinesi è ridicolo. Questo aiuta a spiegare la riluttanza degli israeliani a sostenere un governo “pacifista”. Chi garantisce per i palestinesi, e per la volontà di pace degli altri stati? Ma c’è dell’altro…
–Sempre l’antisemitismo…
-Sì, nel senso che la pace può crescere solo su un terreno culturalmente fertile. E quando mi rendo conto, per esempio, che nessuno si ricorda che i commandos di Settembre nero si chiamavano così in ricordo della strage dei profughi palestinesi operati nel settembre 1970: dalla Giordania, non da Israele…o che a Sabra e Chatila i massacratori furono milizie, non ebree, ma cristiani da secoli impegnate in lotte tribali e guerre civili con i musulmani, eppure si dice che furono gli ebrei, ciò mi sembra davvero infame.
–Non è stato infame il massacro, è stato infame quello che se ne scrive !? Ma per favore…
-Il massacro fu una ignominia totale, è ovvio! ma non accetto il terrorismo intellettuale che permette poi di utilizzare quelle vittime, per i propri scopi razzisti. C’è una quantità di scribacchini che utilizza frammenti della vicenda mediorientale, materiale coperto di sangue e di dolore, per farne ciò che vuole. Ma la storia è storia, non è ideologia e tanto meno propaganda.
–E non è storia che a Sabra e Chatila Israele abbia compiuto un olocausto ?
Improvvisamente aveva assunto un’espressione rabbiosa, quasi incattivita.
-Ma perché tutti ricordano quel massacro, e non altri? E perché si dice che l’abbia compiuta Israele, se non è vero? Il fatto che si taccia l’azione diretta delle milizie cristiane libanesi, mi ricorda, lo vedi? Le origini primordiali dell’antisemitismo…
–Ancora!
-Sì. Perché alla radice dell’antisemitismo c’è il grande senso di colpa cristiano, dei cristiani che per essere tali dovrebbero imitare Gesù, che predicava amore e perdono, ma non lo fanno, non riescono e non vogliono. E allora di chi è la colpa del male nel mondo? Di quelli che per eccellenza Gesù si ritiene lo rifiutino, cioè gli Ebrei…quando poi Cristo stesso era ebreo, e storicamente non ha mai smesso di esserlo. Chi uccise allora Gesù? Gli ebrei! Ma se gli ebrei non avevano un loro stato nazionale, all’epoca, come si può accusarli?
–E cosa c’entra…Gesù…!
-C’entra, perché dimenticare, diciamo così, che i palestinesi furono massacrati dai cristiani libanesi, e darne la colpa a Israele, come se essa avesse costretto i primi a fare quella strage, serve a dimenticare che il male sta dappertutto. Ma fa comodo trovare un solo capro espiatorio, perché è molto consolante, e scarica la coscienza. E’ un caso tra mille che conferma questo meccanismo secolare. Per non dire che la magistratura israeliana additò i responsabili israeliani come complici indiretti di quel massacro…i nazisti hanno mai processato qualcuno per aver commesso un massacro? Gli americani processarono qualcuno per Hiroshima, o per Dresda? Tutto si può fare, meno che assimilare Israele ad uno stato genocidiario.
–E vabbè, tutto questo dove ci porta?
-Ci porta al culmine di tutta una cultura, nata da cinquant’anni che, spesso inconsapevolmente, ma mai genuinamente, si fa schermo dei palestinesi che combattono per i propri diritti e, senza rischiare niente di niente, scaglie parole razziste e antisemite. Perché in definitiva non è cultura, ma incultura. L’ignoranza è il suo sistema operativo! Come si fa a sostenere, come accade su portali qualificati, anche solo che quella avvenuta a Sabra e Chatila sia stata la strage peggiore mai avvenuta “ sotto gli occhi di un paese democratico o di un esercito democratico”, quando in Bosnia tanto per dire è avvenuto altrettanto. Gli Olandesi dell’Onu non mossero un dito per salvare i musulmani di Bosnia nel 1995. L’Olanda ha quindi commesso un genocidio? Eppure nessuno contesta il diritto ad esistere dell’Olanda.
–Ma cosa dici, tutto questo non porta a negare, di per sé, il diritto di Israele a esistere.
-Invece sì, a mio avviso. L’intento è proprio quello. Perché quella e altre vicende sono presentate come un genocidio. Di più: come un Olocausto. Il che è doppiamente falso, e quel che più conta: doppiamente infame, sia nei confronti degli Ebrei, sia dei Palestinesi. Ed è questo paradosso che spiega tutto.
–Come può essere, un olocausto è un olocausto…
-Un olocausto è un genocidio, organizzato dal principio alla fine da uno Stato, e messo in opera. Se ogni strage, o atto barbarico, che contasse anche un solo morto comunque fosse un olocausto, allora tutti i popoli e gli Stati sono stati genocidiari. Come sarebbe a dire : nessuno. Che è quel che diceva Hitler, pensa! Cioè, l’umanità vuole la legge del più forte, prova ne è che si fanno stragi su stragi, la storia è una sequela di stragi, e quindi non esistono valori etici. Nichilismo e nazismo vanno a braccetto… Hitler infatti accusava gli ebrei di voler loro per primi sterminare i non-ebrei. Ma l’unico genocidio è stato quello subito dagli ebrei.
–E’ la tua opinione…
-Certo, per carità, altri sostengono per esempio che ce ne sono stati altri, in primis quello Armeno (sul quale personalmente io pure sarei d’accordo). Ma se questa fosse una discussione accademica, sarebbe interessante discuterne (anche se discuteremmo algidamente di un dolore incommensurabile, dannazione). Il fatto però è che si usa il dolore di quella gente e quei delitti per scopi ideologici.
–Io non vedo ideologia, ma solo dei fatti drammatici.
-E’ chiaro però, in merito a quei fatti, che sostenere che Israele ha compiuto un olocausto, non serve altro che a fare “pari e patta” con quello subito dagli ebrei, e quindi a delegittimare Israele. E torniamo a bomba… è il caso di dirlo.
–Ma perché mai?
-Perché la verità che non si vuole riconoscere è che gli Ebrei, l’olocausto, l’hanno subito davvero, loro. E non l’hanno subito, solo perché Hitler era cattivo, ma perché l’antisemitismo è una corrente ideologica che passa attraverso destre e sinistre e giunge sino a noi. E con sé, esso si porta, come un immenso, luttuoso fiume infernale, una quantità di idee, menzogne, rimorsi, pregiudizi, che sono alla base di una visione distorta del male del mondo. Una visione che tende a liberarci dalla responsabilità che abbiamo rispetto al male, e alla necessità di studiare e di pensare per combatterlo. Per ripiegare su spiegazioni semplicistiche ed autoassolutorie.
–Ti perdi, guarda, in questi discorsi…
-Sono solo uno storico, e mi verrebbe più facile spiegare le cose secondo un criterio cronologico, ma la verità è questa. Ed è che se Israele davvero sterminasse milioni di persone, moltissimi esulterebbero, dentro di sé: perché di palestinesi o arabi se ne fregano, ma non vedono l’ora di poter dire, a piena voce, “lo vedete! Gli ebrei fanno agli altri ciò che han fatto a loro! Si vede che allora un po’ di ragione Hitler l’aveva…”. Una sorta di rovesciamento del detto evangelico, ama il prossimo tuo, fra l’altro presente già nella Bibbia ebraica, un modi di porsi che è di stampo davvero perverso e satanico. Un nichilismo assoluto, in cui bene e male finiscono per confondersi, altro che storie.
–Tu per gli ebrei vai matto.
-Ma no, io sono per i grandi intellettuali ebrei che per primi farebbero la pace con i palestinesi. Sono per l’umanità, nonostante tutto. E il cosmopolitismo di cui sono stati sempre accusati, quegli ebrei, costò a suo tempo la loro persecuzione, in quanto “ senza patria” e “infiltrati”. E quando hanno chiesto un pezzo di terra, è loro costata l’accusa contraria: di erigere muri, e steccati, e rubare la terra ad altri, come se nel mondo non ci fosse posto per tutti…quando da che mondo è mondo, ed oggi lo vediamo troppo bene, tutti i popoli sono stati e sono almeno un po’ xenofobi.
–Io non capisco dove vuoi arrivare.
-Al fatto che chiamare olocausto da parte di Israele ciò che non lo è, è una infamia verso Israele. Ma è una infamia anche verso i palestinesi…forse anche peggiore guarda…
–Eh sì addirittura!
– … anche quelli massacrati a Sabra e Chatila! Perché neanche gli ebrei parlano di Olocausto, ma di Shoah, cioè catastrofe. In quanto olocausto è un termine greco che vuol dire “sacrificio”
–Lo so…
-Lo sai? Ma non capisci? Sacrificio! Fatto sacro! Inconsciamente, chi cerca di individuare massacri israeliani da chiamare “sacrifici” cerca un fatto, un delitto, di mano ebraica, che giustifichi una causa in cui crede. Cioè l’antisemitismo.
–Ma è una ossessione!
-Il sacrificio è un delitto, un atto di violenza, che serve a mantenere in ordine il mondo: un atto sacro, che normalmente sarebbe aberrante, ma stante certi criteri non lo è ma al contrario è necessario. Questo pensiero qui, è pensiero da ossessionati.
–Sei uno storico, e la butti sempre sulla filosofia ?!
-Ma chi dice dove comincia l’una e finisca l’altra? Il mondo è complicato…infatti, chi è antisemita, cerca un ordine nel mondo, che invece è un caos. La spiegazione di dare la colpa agli ebrei, sarebbe tanto comoda e consolatoria…il fatto che non si possa più praticare un antisemitismo palese, visto che Israele nasce dalla Shoah, che squalifica alla radice l’antisemitismo …
(bevvi un sorso d’acqua, non riuscivo più a parlare, credetemi, e datemi anche…dell’ossessionato?)…
ebbene questo fatto è vissuto da molti come una vera repressione psicologica. A questa gente, se Israele davvero commettesse delitti come quelli dei nazisti, sembrerebbe un sacrificio che vale la pena di veder compiere: perché legittimerebbe il loro odio. Come dire: ne varrebbe davvero la pena, se Israele lo facesse, un olocausto. Dell’antico cristianesimo, da sempre quello sì accompagnato dall’antisemitismo, non rimane quasi più nulla, salvo l’odio per la “sinagoga ebraica”. Nessuno crede più in Dio : ma nell’antisemitismo eccome!
–Hai detto tutto e non hai spiegato nulla.
-Può darsi: ma è chi odia Israele, che dovrebbe rispondere a due semplici domande.
–E cioè?
In quel momento cominciò a piovere, prima piano, poi più forte, ma quasi non ce ne accorgemmo. Pagammo il cameriere che aveva portato il conto, e si copriva il capo con un vassoio di latta, quasi senza rendercene conto.
-Quanti ebrei si sarebbero salvati, se avessero potuto fuggire in Palestina nel 1940? E poi : dove sarebbero dovuti andare a vivere gli ebrei, nel 1946?
–La storia non si fa con i se e con i ma… fece lei, alzandosi e raccogliendo le sue cose dalla sedia accanto.
-Lo dici tu. Ma tu che dici che l’Occidente ha sempre appoggiato Israele e gli Ebrei, allora mi spieghi perché non fece nulla per fermare lo sterminio nazista, pur essendone perfettamente informato? Nulla!
–I governi erano male informati, sono stupidi e corrotti…
-Ma certo…E il caso della Nave dei dannati?
–Mo’ che è?
Mentre parlavo a ruota, ci eravamo messi in cammino verso la vicina metro. Entrammo subito prima che la pioggia si tramutasse in un vero scroscio d’acqua.
-La nave che trasportava mille profughi ebrei, nel 1939, da Amburgo in America, e che venne rifiutata là e da tutti i paesi occidentali, nonostante mille appelli, finendo per tornare dopo mesi penosissimi in Germania dove era già iniziata la persecuzione, e da cui non si salvarono.
–Prima della guerra, certo… e timbrò ai tornelli.
-E dopo? Quando, per esempio, alcuni sopravvissuti di Auschwitz tornarono alle proprie case in Polonia e vennero massacrati? Ti parlo del 1946!
–Non vedo una conclusione, in tutto ciò, e la questione palestinese resta ancora lì, sullo sfondo.
-Hai detto bene. Resta sullo sfondo, e resterà lì marcire e incancrenire, finché tutti noi occidentali non faremo i conti con la nostra coscienza, perché l’antisemitismo non è solo quello dei nazisti ma è stato, ed è, di destra e di sinistra. Ed è una ideologia che sta alla base di tantissimi discorsi. Un pensiero di tutti i popoli europei. Finché non lo faremo, perlomeno concederemo degli alibi ai discendenti di un popolo cui è stata data una caccia che non ha paragoni nella storia, e contribuiremo quindi al perpetuarsi delle sofferenze palestinesi.
Era qualche minuto che attendevamo sulla banchina.
Ci infilammo in un vagone stracolmo e tanta gente intorno o piuttosto, addosso a noi, era bagnata fradicia.
–Non c’è speranza, messa così… ma non comprendevo se conveniva con le mie ragioni, o se era sarcastica, o solo stanca di starmi a sentire.
-Non lo so, non lo sa nessuno. La speranza è un valore tipicamente ebraico, guarda caso. Forse anche loro hanno perso la speranza e il senso del futuro. Ma finché chi alberga e veicola discorsi antisemiti non fa i conti fino in fondo con questo problema, sarà solo un imboscato che si fa scudo dei palestinesi per combattere la propria battaglia contro un altro popolo, che in definitiva ha commesso il solo delitto di esistere e di sopravvivere.
Lei non ascoltava più me, ed io ero stanchissimo e comunque, con quel frastuono, a stento riuscivo ad ascoltare i pensieri miei. La vita quotidiana d’altronde reclamava le proprie ragioni, avevo molte cose da fare e traffico e pioggia avrebbero maledettamente rallentato tutto.
Alla fermata seguente io dovevo scendere, ma in mezzo a noi si erano sistemati altri passeggeri, che si avvinghiavano a stento alle sbarre e ci contendevano aria e centimetri con notevole grinta. Per cui ci salutammo fuggevolmente e con molta fatica.
ALESSIO ESPOSITO