Karma, verrebbe da dire. Non fosse che avere una nipote lesbica non sia una punizione, ma un dono e in questo caso una seconda occasione per porre rimedio ad anni di posizioni senza senso e di diffusione di odio, e quindi, certamente, il risvolto più positivo possibile.
La storia è quella di Anita Bryant, cantante statunitense nota negli anni ’60 più per la sua battaglia politica avversa ai diritti civili delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ che per la sua carriera musicale. Avete presente quella “simpaticissima” visione del mondo che vuole le persone non eterosessuali, definite spazzatura umana, pronte a convertire al loro credo tutti noi povere vittime della popolazione “sana”? E’ la ferma opinione ribadita da questa signora di altri tempi, oggi ottantenne, che tutto poteva pensare, meno che assistere al coming out della nipote…
La reazione
Anita Bryant non avrebbe preso troppo bene il coming out della nipote Sarah Green, in procinto di sposarsi con la compagna. A detta del figlio, padre della ragazza, sarebbe ancora incredula e intenta a pregare che la nipote trovi un marito.
Non una reazione a sorpresa, visto l’appartenenza ad un’epoca dove l’omosessualità era tabù. E visto, soprattutto, le vedute limitate e il grande sforzo di attivismo politico messo in campo dalla Bryant per fare abrogare, sul finire degli anni ’70, come si legge da più fonti, una legge che proibiva e condannava la discriminazione. Quella che molti ritengono la più famosa omofoba d’America rispose con la creazione del movimento “Save Our Children” e una lunga battaglia che di fatto segnò il suo declino artistico e politico.
Proprio per questo, l’invito al matrimonio a detta della nipote non è stato ancora recapitato ed è ancora in dubbio, non sapendo come potrebbe reagire alla notizia delle temute nozze.
Una lotta senza senso
La sua lotta senza senso, secondo le cronache odierne, le costò verosimilmente la sua carriera e il fallimento di diversi investimenti e contratti pubblicitari. Costerà ad Anita Bryant anche il non assistere al matrimonio di sua nipote solo perché lesbica? Ci auguriamo, alla fine, di no. Non è mai troppo tardi per passare dalla parte giusta della storia.
Beatrice Canzedda