Secondo uno studio condotto nel centro veterinario di Marlow (Gran Bretagna), negli animali domestici la variante inglese potrebbe determinare la miocardite, soprattutto nei cani e gatti.
I primi casi di infezione
Negli ultimi mesi nel Regno Unito si sono registrati numerosi casi di miocardite, un’infezione del cuore, in cani e gatti risultati precedentemente positivi al Covid-19. Nota con il nome di B117, negli animali domestici la variante inglese ha fatto registrare un’impennata di contagi, passati dall’1,4% al 12,8% tra dicembre 2020 e febbraio 2021. Partendo da questa constatazione, un team di veterinari del Buckinghamshire ha voluto approfondire meglio la situazione.
Covid-19, il lignaggio B117
La variante inglese B117 (Variant of Concern 202012/01) è stata sequenziata per la prima volta a dicembre 2020 nell’Inghilterra sudorientale. Tuttavia, studi successivi hanno confermato la sua circolazione sul territorio britannico già da settembre, mentre ad oggi si trova in 82 paesi, compresa l’Italia. VOC 202012/01 presenta 17 mutazioni e 8 interessano la proteina Spike, responsabile dell’infezione. Numerosi studi, di cui l’ultimo pubblicato su Science, confermano un tasso di trasmissibilità maggiore del 43-90% rispetto alle altre varianti. Inizialmente B117 non sembrava più pericolosa, ma i risultati di un lavoro della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHM), pubblicato su Nature, hanno accertato una mortalità superiore del 55%.
Covid-19 e animali domestici
Nella primavera del 2020, a Hong Kong e in Belgio, si registrarono i primi casi di animali domestici positivi al Covid-19. Il contagio avvenne probabilmente in casa tramite i proprietari anch’essi affetti dal virus. Nel mesi successivi seguirono altri episodi caratterizzati da cani e gatti asintomatici o paucisomatici, ma con modesti problemi respiratori e/o gastrointestinali. Tuttavia, tra dicembre 2019 e febbraio 2021 nel Buckinghamshire si sono verificati diversi casi di cani e gatti positivi alla variante B117 e con anche importanti problemi cardiaci.
La variante inglese nei cani e gatti
Negli ultimi mesi il Ralph Veterinary Referral Center (RVRC) ha registrato un incremento degli ingressi di animali domestici con miocardite. In totale si parla di 18 casi, un numero di per se non molto elevato, ma 10 volte superiore alla media per quel periodo. La gravità dei sintomi era variabile dalla letargia a gravi aritmie e, in alcuni casi, ci sono stati episodi di svenimenti. Inoltre, molti degli esemplari ricoverati sono risultati anche positivi alla variante inglese del Covid-19 o avevano sviluppato gli anticorpi, motivo per cui i veterinari hanno ipotizzato una possibile correlazione.
Lo studio
Condotto da un team di ricercatori dell’RVRC, lo studio è ancora in attesa di review, ma fornisce informazioni molto interessanti. Nessuno degli animali incluso nell’esperimento, aveva già sofferto di problemi cardiaci, quasi tutti i proprietari hanno riferito di aver contratto il Covid-19 entro le 3-6 settimane precedenti o di aver riscontrato una sintomatologia compatibile con l’infezione.
I risultati
Degli 11 animali, solo uno, un gatto, è morto a causa delle complicazioni sopraggiunte, mentre tutti gli altri si sono ripresi dopo alcuni giorni. I dati non hanno confermato una correlazione tra la variante inglese negli animali domestici e l’insorgenza di miocarditi, tuttavia non può essere esclusa. Inoltre, è urgente indagare il tasso di trasmissibilità della variante inglese tra gli animali, poiché diverse ipotesi lo suggeriscono come ragionevolmente maggiore, ma non ci sono evidenze scientifiche. Invece, il contagio uomo-animale sembra essere unidirezionale, in particolare sono gli esseri umani a contagiare i cani e i gatti e non il contrario.
E fuori dalla Gran Bretagna?
In marzo, alcuni ricercatori della Texas A&M University hanno rilevato la variante inglese in un cane e un gatto presenti nella stessa famiglia, ma non presentano al momento complicazioni cardiache. In Italia, un gatto, il cui proprietario ha contratto il virus, è risultato positivo e sintomatico al B117. Attualmente ha delle difficoltà respiratorie, ma non i sintomi riconducibili alla miocardite. Ad ogni modo, i veterinari dell’RVRC suggeriscono di segnalare subito eventuali casi sospetti di complicazioni cardiache. In quanto, come sottolineato dal team stesso, “non vogliamo diffondere il panico inutilmente, ma i veterinari devono essere consapevoli di questa eventualità”.
Il contagio interspecifico uomo – animali domestici
Ad oggi, il contributo degli animali domestici nella diffusione della pandemia è minimo, se non pari a zero. Su questo aspetto l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ricorda infatti le parole dell’ISS: “allo stato attuale non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di SARS-CoV-2.”
Tuttavia, qualora venisse confermata una maggiore trasmissibilità interspecifica di B117, tale constatazione non deve essere sottovalutata, in quanto potrebbe comportare delle complicazioni importanti nella gestione dei contagi. Infatti, gli animali domestici spesso vivono a stretto contatto con l’uomo e quindi in ambienti potenzialmente infetti.
Le giuste precauzioni
Dal momento che, per ora, sono gli animali a poter contrarre il virus dagli esseri umani, è opportuno adottare delle misure precauzionali, se il proprietario dovesse risultare positivo. Infatti, se positivo al Covid-19, i suoi cani e gatti devono essere gestiti come “contatti” potenzialmente infetti. Inoltre, è caldamente consigliato:
- prima e dopo ogni contatto con l’animale lavarsi sempre le mani;
- nel caso dei cani, pulire le loro zampe al rientro dalle passeggiate;
- cercare di limitare il contatto con gli animali e, se possibile, affidarne la gestione a una persona esterna per tutto il periodo di quarantena;
- monitorare con attenzione la salute degli animali e contattare tempestivamente il veterinario in caso di una sintomatologia sospetta.
Gli animali domestici non devono essere necessariamente testati per il Covid-19, infatti la decisione spetta al veterinario in base al quadro clinico. Ad esempio, se presentei sintomi respiratori, gastroenterici e cardiaci è consigliato un accertamento specifico per SARS-CoV-2. Inoltre, qualora l’esito fosse positivo, di deve informare il Servizio Veterinario della ASL e poi mettere l’animale in isolamento sino a completa guarigione.
Per tutti i cani da guida e soccorso, l’allontanamento dal proprietario contagiato non è obbligatorio, bensì soggetto a valutazione a seconda delle circostanze in essere. Tuttavia, è opportuno servirsi comunque degli appositi Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) per tutelare la sua salute.
Carolina Salomoni