Se il titolo vi sembra suonare familiare, come qualcosa di non nuovo, avete ragione. L’idea di bloccare la crescita dei tumori agendo sulla loro capacità di creare nuovi vasi sanguigni per alimentarsi non è nuova. Il fatto è che però questa strada di bloccare l’angiogenesi tumorale (così si chiama la generazione di nuovi vasi sanguigni) si è dimostrata per niente facile da percorrere.
Gli scienziati avevano provato a prendere di mira il VEGF (fattore di crescita dell’endotelio vascolare) con anticorpi o farmaci, purtroppo però il cancro reagisce producendo più VEGF a un ritmo tale che i nostri sforzi per abbassarlo non riescono a tenere il passo, in altre parole travolge i nostri sforzi come una piena una diga insufficiente.
Ora però arriva notizia dallo Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, una istituzione pubblica statunitense, di una ricerca pubblicata su Nature Communications che ci racconta che forse si è trovato un modo per mettere il bastone tra le ruote nel ciclo del PIP2 e dunque nell’angiogenesi del tumore.
Ma cos’è il PIP2? Eravamo rimasti al fattore di crescita, una volta che il VEGF si è legato a un recettore sulla superficie delle cellule (gli sforzi precedenti per fermare l’angiogenesi puntavano proprio a prevenire che avvenisse questo legame) parte una reazione chimica che trasforma il fosfatidilinositolo 4,5-bisfosfato (conosciuto più semplicemente come PIP2) in inositolo trifosfato (che serve per la crescita di nuovi vasi sanguigni) e in DAG (diacilgliceroli), tramite una serie di passi successivi assistita da enzimi i DAG vengono riconvertiti in PIP2 in un efficiente sistema di riciclo. I ricercatori sono riusciti a bloccare uno degli enzimi che permettono questo processo. Il team guidato da Brant M. Weinstein prima ha agito su cellule umane in vitro e su embrioni di pesce modificando i geni che producono quell’enzima, infine si è passati alla prova sui topi sopprimendo gli enzimi con farmaci. Non solo lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni del cancro nei topi è risultata rallentata in quelli a cui era stato somministrato il farmaco blocca enzimi ma se si aggiungeva fattore di crescita VEGF questo esauriva più in fretta la scorta di PIP2 portando a ulteriore riduzione del tasso di angiogenesi. tumorale
Roberto Todini