L’ Orlando pacioso
Classe ’69, di umile origine e un passato “votato” alla politica, ma in particolare, alla sinistra: l’alternativa alla candidatura Renzi per il Partito Democratico è quella di Andrea Orlando.
Campano d’origine, ligure d’adozione, l’ Orlando pacioso, come lo definì Renzi, decide e annuncia, dopo le varie voci di corridoio che già da tempo ne prevedevano l’ascesa, che entrerà in campo per sfidare Matteo Renzi alle Primarie del Partito Democratico.
Una candidatura “contro la politica della prepotenza”, per “ricominciare a ricostruire questo partito, prima che sia troppo tardi.”
Chi è Andrea Orlando?
Andrea Orlando entra in politica da giovanissimo. Segretario provinciale della Federazione Giovanile Comunista Italiana a soli vent’anni e successivamente, nel ’95, del Partito Comunista Italiano nel Consiglio Comunale della sua città.
La sua carriera politica, al di là della militanza, inizia all’interno del Consiglio Comunale di La Spezia.
Prosegue la carriera gradualmente. Con la scomparsa del PCI, Orlando entra a far parte dei DS, i Democratici di Sinistra, per conto dei quali ricoprirà l’incarico di responsabile degli enti locali all’interno della segreteria della sua regione.
Da lì, presto, diverrà vice responsabile della direzione nazionale del partito e nel 2006 entra a far parte della segreteria nazionale del partito. È Piero Fassino a volerlo fortemente.
Durante lo stesso anno Andrea Orlando si presenta alle elezioni politiche con la lista dell’Ulivo, vincendo nella decima circoscrizione della Liguria.
Il 2007 è l’anno della nascita del Partito Democratico e Orlando collaborerà attivamente al progetto della sinistra unita, con l’incarico tra l’altro di Responsabile dell’Organizzazione nella segreteria nazionale.
L’anno successivo entra a far parte della Commissione Parlamentare antimafia.
Prima della nomina a Ministro della Giustizia da parte del Presidente Renzi, a parte la parentesi da Ministro dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare nel 2013 durante il governo Letta, già Bersani ne aveva notato le doti, nominandolo presidente del Forum di Giustizia del Partito Democratico.
I risultati politici
Modesto e dai toni pacati, Orlando non ha mai fatto sfoggio di quanto fatto durante i suoi incarichi.
Non appare spesso in tv e quando ci va, non si perde in chiacchiere.
Tuttavia già l’incarico ministeriale all’ambiente lo vede “promotore dei provvedimenti legislativi relativi alla terra dei fuochi e dell’Ilva, fornendo strumenti per combatterne le irregolarità.”
In maniera particolare ha promosso uno dei provvedimenti legislativi prevede l’utilizzo dell’esercito a scopo di sorveglianza nelle terre ad alto rischio di contaminazione.
Da ministro della giustizia Andrea Orlando ha affrontato poi il problema relativo alla violenza sui social, che torna oggi in primo piano con l’istruttoria del Garante della privacy contro Google e Yahoo per i contenuti associati al caso di Tiziana Cantone, la ragazza di 31 anni di Mugnano di Napoli, che si tolse tragicamente la vita il 13 settembre scorso, dopo la diffusione di alcuni suoi video hard.
Ha posto Orlando il problema della violenza sui social confrontandosi con i Ministri della Giustizia Europei, mostrando come questi siano diventati un mezzo di diffusione del cyberbulling e dell’odio preoccupante.
Ha favorito la promozione della Legge sulle unioni civili, tra l’altro garantendo la promozione dei decreti mancanti alla regolarizzazione di quest’ultime ove ancora manca.
È l’artefice, da ministro della Giustizia, della Riforma carceraria, nell’idea di una reinterpretazione delle carceri in termini meno passivi e più propositivi. L’obiettivo è quello della costruzione di un “sistema di detenzione che riconosca le differenze di comportamento, stimolando un atteggiamento attivo e non mortificante.”
La candidatura
Già Domenica durante l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico il Ministro Guardasigilli Andrea Orlando aveva palesato la sua contrarietà rispetto ad atteggiamenti di prepotenza dilaganti all’interno del Partito.
Ma non solo, da uomo di sinistra – “ultimo togliattiano”, come è stato definito – aveva anche esternato la necessità a che il Partito ritorni a guardare a sinistra, alle classi meno abbienti, nella considerazione che la direzione verso cui si guarda è essenziale nella definizione del Partito.
Una riconsiderazione dei temi appunto, non una scissione.
Arriva infine l’ufficializzazione della candidatura, non nei toni aspri visti nei giorni scorsi, tipici di quell’indole pacata che al grido ha preferito la cultura del “fare”.
“Non delegittimerò mai i miei competitori. Non sarò capo della mia corrente, sarò il segretario del mio partito e il giorno dopo non chiederò ad un dirigente o parlamentare di dirmi con chi schiera o dei voti che ha portato al congresso, ma delle sue idee. Io mi candido ad essere riferimento di tutto centrosinistra.”
“Io non mi preoccupo perché arriverò primo e chi arriverà secondo e terzo non si dovrà preoccupare di me perché io sarò il segretario del Pd, il segretario di tutti. Penso di poter rappresentare il partito, tutto il partito, perché so di essere capace di ascoltare, parlare e unire.”
“Mi candido per ricostruire il centrosinistra e per essere il riferimento di tutto il centrosinistra”
Si candida per vincere Orlando e, ancora più importante, si candida perché, riprendendo le sue parole “dobbiamo lavorare per evitare che la politica diventi soltanto risse, conflitti e scontri tra personalità, ma torni a essere una grande e bella occasione di vivere insieme e lavorare per la trasformazione dell’Italia.”
Una candidatura alternativa, una candidatura di valore, una candidatura, quella dell’Orlando pacioso, decisa a guardare a sinistra.
Ilaria Piromalli