La giovane scrittrice con un passato da ghost-writer si concede alle domande mentre è in treno per raggiungere Rovereto. Ennesima tappa del viaggio in Italia per presentare il suo ultimo libro La misura eroica edito da Mondadori.
«Questa sera sarò in una libreria a cui tengo molto», rivela Andrea Marcolongo. E magari, come ormai le accade spesso, incontrerà uno dei suoi tanti lettori con i quali intrattiene rapporti epistolari iniziati dopo la pubblicazione del suo primo e grande successo letterario: La lingua geniale, un atto d’amore verso la lingua greca.
Donarsi ai lettori
Proprio lo scambio di missive tra Andrea e i lettori sono all’origine della sua ultima opera. «Il libro nasce da quello», conferma l’autrice. «Dopo La lingua gentile ho ricevuto soprattutto domande riguardanti la vita, anziché la grammatica greca. Nessuno mi chiedeva di Platone». Richieste che Andrea ha preso a cuore. Così ha deciso di rispondere donando agli altri qualcosa di vero, che fosse lontano dagli artifici dei manualetti pieni di retorica con la quale cercano di spiegare il senso della vita. Andrea Marcolongo ha imboccato la strada della sincerità estrema. Gesto eroico che zittisce l’interlocutore, toccandolo nel profondo. Ha scelto di raccontare il suo vissuto, ripercorrendone i momenti più difficili. Ha compiuto su se stessa un lavoro di autoanalisi, aiutandosi con altre storie a lei care. «E’ stato difficile partire, ne avevo paura, – ammette l’autrice – ma ne avevo anche bisogno e quindi ho scelto una storia che amo, quella degli Argonauti. Sono partita da un mito, il più antico, nato prima dell’Iliade e dell’Odissea. Il racconto di un viaggio per mare sulla prima nave creata dall’uomo, sulla quale ci è salita gente comune, esseri umani come noi».
Ad aiutarla nell’impresa è stato anche il suo luogo del cuore. Sebbene sia nata a Milano, Andrea Marcolongo vive a Sarajevo. «Scrivo solo qui, perché qui sono felice – spiega la scrittrice -. Ci vivo dall’età di 26 anni perché è la città che mi ha ispirato di più. Una città di cimiteri che non prova rabbia. Che è rimasta se stessa riuscendo a non farsi cambiare dalla guerra e che non ha pudore del dolore».
Andrea Marcolongo in viaggio con gli Argonauti
La misura eroica può considerarsi il resoconto di un esercizio spirituale. Con l’immaginazione Andrea è salita a bordo della nave Argo assieme a Giasone e compagni, per intraprendere un viaggio volto alla comprensione di se stessa. Oltre alle Argonautiche di Apollonio Rodio, l’autrice si è portata dietro un altro libro che l’aiutasse a ritrovare la rotta nei momenti più difficili del suo percorso intimo e creativo. Un manuale intitolato How to abandon ship (Come abbandonare una nave). «L’ho trovato in una casa del Kent, presa in affitto per le vacanze – racconta Andrea -. E’ stato scritto da un capitano che ha fatto davvero naufragio e nel quale egli stesso spiega come sopravvivere a una tale eventualità. Un inno alla vita, dal quale apprendere che il fallimento, il naufragare, non devono impedirci di ripartire».
«Entrambe sono storie di coraggio, che insegnano ad accettare la vita e noi stessi per come siamo». Ripercorrerle ha aiutato la giovane scrittrice a rielaborare le sue esperienze. «Ho davvero lottato per decidere di cosa scrivere pensando a qualcosa di indicibile, perché quando scrivo penso sempre di perdere una parte di me. Ho raccontato del mio passato, della lotta con l’anoressia, della fine di una storia d’amore che ha segnato il passaggio dalla ragazza che ero alla donna che sono, della morte di mia madre. Ho chiesto scusa ai professori di greco per alcune mie affermazioni presenti nel libro precedente».
La ricerca del senso delle cose
Andrea Marcolongo ha trasformato la scrittura del suo ultimo libro in un viaggio catartico. «Facendo ricorso all’antico, confrontandomi con qualcosa di così diverso e lontano, per far emergere il senso reale delle cose», spiega. E così la storia di quegli uomini lanciati alla ricerca del Vello d’oro tra mille traversie, a cui fanno da contrappunto le sue considerazioni, ha riacquistato nuovo vigore.
La necessità di dover riprendere in mano il testo delle Argonautiche di Apollonio Rodio per rileggerlo con occhi nuovi, l’ha aiutata «a capire quanto quella storia fosse universale, talmente contemporanea da sembrare un romanzo dell’Ottocento. Un viaggio in cui nulla può essere dato per scontato. La trama di una grande avventura al termine della quale il protagonista trova l’amore».
«Naturalmente non do risposte definitive, il mio libro non è un manuale», precisa Andrea. «Ma risponde alla mia necessità di compiere quel percorso che mi mancava: il passaggio dalla ragazza che scrive della lingua greca alla donna scrittrice». In questo modo l’autrice è andata ben oltre le risposte invocate dai suoi lettori. Con La Misura Eroica indaga lo spettro completo delle emozioni umane partendo dalla sua esperienza personale. Le pagine contengono vita vera. Sono sanguigne, carnali. Raccontano la paura e il dolore che nascono dalle avversità. Ma anche il coraggio per affrontarle e la gioia nel superarle. Sono contemporaneamente un atto eroico ma anche un gesto d’amore.
Perché, come spiega lei stessa, «la parola coraggio contiene la parola ‘cor’, che vuol dire cuore. Ci vuole amore per quello che si fa e per quello che si è. Non dobbiamo essere turisti della nostra vita, ma agire apprezzandone la bellezza. Dobbiamo avere la misura eroica di noi stessi per non essere secondi a noi stessi».
La generosità con la quale ha dato voce al suo spirito ha spiazzato i lettori, conquistandoli ancora di più. «La cosa più bella è che nessuno se l’aspettava. Si aspettavano un seguito del primo libro. Il fatto che abbia rilanciato, mettendoci il mio io, – conclude Andrea – li ha resi più vicini a me».
Michele Lamonaca