Oggi è il 27 gennaio, la Giornata della Memoria: data in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto. Oltre 6 milioni di persone morirono a causa della follia nazista di Hitler e del suo seguito. Una strage che, a oltre 70 anni dalla sua fine, lascia ancora sgomenti per la follia omicida che la provocò. Ma, in mezzo a tanto dolore e a tante efferatezze, ci fu anche qualche barlume di speranza e di vita. Una di queste luci nel buio della morte è rappresentata da Andra e Tati.
Andra e Tati: due bimbe sopravvissute ai lager
Alessandra e Tatiana Bucci, dette Andra e Tati, vennero deportate nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau assieme alla nonna e alla madre. All’epoca avevano rispettivamente 4 e 6 anni. La loro permanenza in quel terribile posto durò dal marzo 1944 al gennaio 1945. Erano figlie di una coppia mista: la madre era ebrea e il padre cattolico. Con i capelli scuri e a caschetto sembravano identiche, come due gemelle. Probabilmente, questi furono i motivi per cui riuscirono a sopravvivere e non vennero uccise. È noto, infatti, che ai gemelli era riservato un “trattamento particolare”: il tristemente noto dottor Mengele li usava come cavie per i suoi esperimenti. Ma la loro salvezza la devono anche ad una Kapò che controllava il loro Kinderblock (il blocco dei bambini). Lo ha raccontato Andra:
«Un giorno ci prese da parte e, senza spiegare perché, ci disse: “Domani vi chiederanno se volete rivedere la mamma, rispondete di no”. Dicemmo a nostro cugino Sergio di fare la stessa cosa. Ma lui non ci diede retta. Quando effettivamente ci fecero quella domanda, noi ubbidimmo. Lui invece fu portato ad Amburgo. Anche lì venivano fatti esperimenti sui bambini. Poco prima dell’arrivo degli alleati, i nazisti li drogarono, li impiccarono e bruciarono i loro corpi. Non lo vedemmo mai più».
L’importanza del proprio nome
All’interno del campo di Auschwitz, Andra e Tati continuarono a vedere la loro mamma, che le andava a trovare e ricordava loro come si chiamavano. Non voleva che il marchio che portavano sul braccio cancellasse dalle loro menti chi fossero davvero. Così facendo, riuscì a mantenere viva la memoria della vita precedente a quella nel lager nelle due bimbe. E questo le aiutò ad andare avanti. Nel 1945, vennero poi liberate e trovarono rifugio prima a Praga e, dopo un anno in Inghilterra. Riuscirono anche a ricongiungersi con la loro mamma e la zia. Purtroppo la nonna era stata condotta in una camera a gas, poco dopo il suo ingresso nel campo.
La testimonianza di un orrore
Alcuni anni fa, in occasione di un viaggio organizzato con alcune scuole presso Auschwitz, Andra e Tati erano ritornate nel lager dov’erano state 70 anni prima. In quell’occasione, le parole di Andra erano state:
«Entrare ad Auschwitz non è mai facile. Anche se sono passati 70 anni. Quando vedo da lontano la torretta, mi succede ogni volta, comincio a stare male. Ma vengo lo stesso ogni anno. Per non dimenticare. Poi, quando la visita finisce, ricomincio a respirare. E io posso tornare alla mia vita».
Un cartoon per raccontare la loro storia ai più piccoli
Alcuni giorni fa, alla presentazione del palinsesto RAI per la Giornata della Memoria, sono state mostrate alcune immagini di un cartoon intitolato La stella di Andra e Tati. Si tratta del primo cartone animato europeo dedicato al tema della Shoah, così ha precisato Luca Milano, direttore di Rai Ragazzi. I realizzatori sono stati Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli e le due vere protagoniste, Andra e Tati, hanno presenziato alla proiezione, visibilmente commosse.
L’anteprima ufficiale si terrà a Torino in aprile, in occasione del Cartoons on the bay.
Carmen Morello