I bambini di Auschwitz: la storia di Andra e Tati

andra e tati

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Alessandra e Liliana Bucci sono nate a Fiume e tutti le hanno sempre chiamate Andra e Tati.  Sono due sorelle eleganti e sorridenti che, però, sotto la manica della camicetta, hanno qualcosa che ha segnato per sempre loro vite. E’ il tatuaggio che è stato fatto loro quando sono arrivate ad Auschwitz, quando di anni ne avevano solo 5 e 7. La loro è l’incredibile e commovente storia di due sorelle che si sono salvate perché sono state scambiate per gemelle da parte del dottor Josef Mengele, l’angelo della morte che ad Auschwitz cercava di reperire quanti più gemelli possibili, per sottoporli ai suoi criminali esperimenti di eugenetica.

Andra e Tati nascono a Fiume nel 1937 e nel 1939, circondate dall’affetto di mamma Mira, che fa la sarta, e da Giovanni, il papà, che vedono poco visto che è sempre in viaggio. Nella stessa casa c’è anche la nonna e le bambine crescono in un periodo difficile, circondate dall’affetto di una famiglia molto unita e all’interno della nutrita comunità ebraica di Fiume. Sull’Italia e sull’Europa incombe in questo periodo la nube nera del fascismo: proprio a poca distanza dalla loro città, a Trieste, nel 1938, Benito Mussolini ha annunciato in piazza dell’Unità d’Italia la promulgazione delle leggi per la difesa della razza. Le prime avvisaglie di quello che sta per succedere, però, non passano inosservate nemmeno agli occhi di due bambine che crescono felici.

Molti dei loro parenti perdono il lavoro: “E’ normale, siamo ebrei”, si sentono dire. Il loro cognome viene cambiato, da Bucich, a Bucci, più italiano. E la mamma, in un disperato tentativo di salvare loro la vita, decide di farle battezzare. Intanto, si sono trasferiti nella loro casa di Fiume anche zio Sergio e zia Gisella, arrivati da Napoli.




La denuncia e la deportazione

Il custode della sinagoga di Fiume, però, sta già tramando con i soldati nazifascisti e, in pochi giorni, segnala loro le abitazioni di tutti gli ebrei della città. Così, il 28 marzo 1944, i soldati bussano anche alla porta della famiglia Bucci. Andra, Tati e gli altri membri della loro famiglia vengono portati prima alla risiera di San Sabba, a Trieste. Qui i soldati interrogano Mira, che dice loro che le bambine non sono ebree, perché “sono state battezzate”. Ma il destino della famiglia è segnato: i Bucci vengono portati ad Auschwitz.

Nel libro che le due sorelle hanno pubblicato lo scorso anno, Noi, bambine ad Auschwitz – La nostra storia di sopravvissute alla Shoah, vengono raccontati gli agghiaccianti mesi che le bambine trascorrono ad Auschwitz e in particolare a Birkenau, nella baracca dei bambini.  Separate dalla mamma, che pure le va a trovare ogni tanto, sono affidate alla boklove. Si tratta di donne ebree che si occupano dei Kinderblock e qui, Andra e Tati, fanno un incontro che cambierà loro la vita. Una boklova le avvisa di non accettare di andare a vedere la mamma, per nessuna ragione. Ancora oggi, le due sorelle stentano a credere al mezzo miracolo che si è compiuto in quel luogo di morte. “Mezzo”, perché Andra e Tati tentano di convincere anche il cuginetto Sergio di fare lo stesso, ma non ci riescono.

Il cuginetto Sergio

Il destino di Sergio De Simone è straziante. Più piccolo delle due sorelle, un giorno una boklova lo porta via, promettendogli di fargli vedere la mamma: Sergio invece arriverà ad Amburgo, insieme ad altri bambini e troverà la morte tra atroci sofferenze sotto le mani di un altro scienziato dell’orrore, il dottor Hessmeyer. La zia Gisella, mamma di Sergio, sopravvissuta all’Olocausto, morirà nel 1988, senza aver mai creduto alla morte del figlioletto.




I bambini di Auschwitz

Secondo le stime dei ricercatori del Museo di Auschwitz, vennero deportati nel campo di Auschwitz-Birkenau almeno 230 mila bambini ebrei provenienti da tutti i paesi dell’Europa occupata. Di regola i bambini venivano immediatamente mandati alle camere a gas e uccisi, a parte i gemelli o i bambini giudicati interessanti per gli esperimenti medici o per altre mansioni particolari nel campo. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni deportati a Auschwitz, ne sopravvissero solo 25.  Il 27 gennaio 1945, quando i sovietici arrivarono ad Auschwitz, vi trovarono 650 bambini di varie nazionalità. Tra questi sopravvissuti vi erano Andra e Tatiana.




Uno spunto inedito: la vita dopo la liberazione

Ma la storia di Andra e Tati non finisce con la liberazione: la loro testimonianza fornisce spunti spesso poco considerati dalla letteratura o dalle pellicole realizzate sul tema. Le due sorelle iniziano la loro personale odissea per il ritorno a casa: arrivano a Praga, in un orfanotrofio. Qui vivono nella rassegnazione che la mamma sia morta. Dopo un anno, la tenuta di sir Benjamin Drage, a Lingfield in Inghilterra, apre le sue porte per i bambini ebrei orfani. A Lingfield Andra e Tati ricordano di avere trascorso mesi felici, circondate da affetto, buon cibo e giochi in compagnia degli altri bambini.

La ricerca

Mamma Mira, però, è sopravvissuta. Dall’Italia si muove attraverso la Croce Rossa Internazionale: ricorda a memoria il numero sulle braccia delle sue bambine e le viene segnalata la struttura di Lingfield. Invia una foto sua e del marito che viene mostrata alle due sorelline: sono passati quasi due anni, ma Andra e Tati riconoscono i genitori. Nel dicembre 1946, le due sorelline vengono accompagnate a Roma dalla signorina che le aveva accudite per mesi. Nel libro Andra e Tati parlano con molta sofferenza rispetto all’incontro con la mamma che le aspetta. Sono passati anni dal loro ultimo abbraccio e le due bambine hanno bisogno di tempo per ricostruire il rapporto con la loro famiglia.

Andra e Tati, a poco a poco, tornano alla normalità. Con la mamma parlano spesso di Lingfield, ma mai di Birkenau, in una specie di silenzio ossequioso delle reciproche sofferenze. Nessuno chiede quasi niente del loro passato. Sul braccio portano il tatuaggio che è stato impresso sulla loro pelle ad Auschwitz: una volta, qualcuno, sull’autobus, chiede se è il loro recapito telefonico.

La testimonianza

Solo dopo molti anni dalla loro liberazione e dal loro ritorno in Italia, Andra e Tatiana iniziano a raccontare. Tornano a Birkenau per la prima volta con Marcello Pezzetti, storico italiano, uno dei massimi studiosi italiani della Shoah, dopo aver testimoniato al Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC).

Parlano di una Birkenau totalmente diversa da come la ricordano: non parlano di un ritorno tragico, il campo, nella stagione più mite, si presenta meglio di come appare nei loro ricordi. Il ricordo più vivo, invece, si staglia nelle loro memorie con il secondo viaggio a Birkenau, questa volta sotto la neve.  Oggi le due sorelle partecipano assiduamente all’iniziativa de “Il Treno della Memoria” e, nel 2011, hanno visitato per la prima volta il museo di Auschwitz. Di Andra e Tati e della loro storia parla anche il primo cartone animato realizzato sul tema della Shoah in Europa. Lo scorso anno, hanno pubblicato il loro toccante libro, in cui parlano della permanenza a Birkenau e, soprattutto, in modo quasi inedito rispetto alla letteratura in materia, della loro vita di bambine che, incredibilmente, tornano alla normalità.

L’intervista di Andra e Tatiana Bucci ospiti a Che Tempo Che Fa

Elisa Ghidini

 

 

 

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