Di Giulio Cavalli
Ancora armi all’Egitto. Accade tutto quatto quatto, fitto fitto, zitto zitto: ogni volta che c’è una consegna di armamenti dall’Italia all’Egitto diventa sempre difficile reperire le notizie e ogni volta che esce un articolo sull’argomento s’ode solo un fragoroso silenzio. Non dice niente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, men che meno il silenziosissimo ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Niente. Del resto, e per fortuna, si vergognano anche loro di continuare a intascare soldi macchiati del sangue di Giulio Regeni e dell’afflizione subita da Patrick Zaki, sanno bene che che perdono la faccia ogni volta che fingono di abbaiare contro il presidente egiziano Al-Sisi mentre sono lì che si scambiano assegni. Almeno si vergognano, almeno questo.
Eppure nei giorni scorsi dal Cairo è rimbalzata la notizia che l’Egitto, in affari con Leonardo, stia “silenziosamente” costruendo la sua flotta con gli elicotteri AW149 del gruppo italiano e avrebbe giù ricevuto 5 veicoli dei 32 ordinati (24 elicotteri AW149 e 8 AW189). Prezzo totale? 871 milioni di euro. Se ogni tanto vi capita di domandarvi cosa costituisca questa coltre di fumo che si spande da anni sulla verità della morte di Giulio Regeni e sulla morbidezza nei confronti dei diritti calpestati di Zaki ripetetevelo ad alta voce: 871 milioni di euro. E questo è solo un piccolo pezzo di una lista della spesa che secondo i media egiziani comprenderebbe comprende sei fregate, 20 lanciamissili e 24 caccia bombardieri Eurofighter Typhoon, motovedette navali, 24 jet da combattimento e addestratori leggeri M -346 e addirittura una satellite militare.
Degli elicotteri appena consegnati si trova traccia in un report di Banca Akros che racconta come Leonardo «ha avuto problemi nella consegna dei suoi prodotti finiti a causa delle restrizioni legate alla pandemia» e che, nonostante l’imbarazzo del governo, le relazioni commerciali siano buone e continuino a prosperare.
Lo scorso 23 dicembre Fincantier ha consegnato alla Marina Militare dell’Egitto la fregata multiruolo Fremm Spartaco Schergat, ora ribattezzata «Al-Galala», alla fine del 2020 proprio Leopnardo ha consegnato una coppia di elicotteri da 8,6 tonnellate arrivati in Egitto con cargo dall’aeroporto di Milano Malpensa ad Alessandria Borg El Arab. Leonardo, vale la pena ricordarlo, è una società posseduta per il 30,2% dal ministero del Tesoro che ne indica i vertici e la maggioranza nel consiglio d’amministrazione. Sul sito di Leonardo l’elicottero AW149 viene magnificato “per svolgere varie missioni tra le quali trasporto truppe, rifornimento, trasporto carichi, operazioni delle forze speciali, supporto aereo/scorta armata, comando e controllo, sorveglianza e ricognizione”.
L’ipocrisia sui rapporti tra Italia e Egitto è tutta qui, sotto una montagna di soldi che evidentemente schiacciano i diritti e la verità con il concorso sotto traccia di un governo, quello italiano, che ha scelto vigliaccamente la linea del silenzio. Nel Paese in cui ci si indigna per un motivo qualsiasi ogni giorno, ogni minuto, le trattative criminali sono considerate uno scotto da pagare per riempirsi le tasche e la loro speranza è sempre che la disattenzione e l’indifferenza possano concimare un commercio fitto che invece andrebbe raccontato giorno per giorno, indagato nei numeri e nei modi. Per questo vale la pena di scriverne, scriverne e scrivere ancora. Almeno che si sappia: ognuno liberamente giudicherà l’etica degli attori in campo. Però per favore evitateci la scena di contriti ministri che partecipano a contrite celebrazioni. Le pressioni politiche sono una cosa troppo seria per relegarle a sceneggiate e comunicati stampa.