Anche una sola carezza

Quando ci si risveglia da un incubo, di solito, si cerca il contatto con cose e con persone che possano rassicurare, che possano, in qualche modo, dimostrare che è tutto a posto, che non v’è pericolo né male alcuno. E la mente, che tutto conosce, da parte sua, sa come creare un sogno che possa alleviare l’agitazione che l’incubo ha provocato. Ogni tutto possibile, insomma, si mette a lavoro, a disposizione, per rimediare, per rilassare, per consolare. E dell’ incubo, non resta che il ricordo. Ed è così che ogni risveglio, che ogni mattina, portano in sé una novità, una possibilità di riprendere, di continuare, nonostante il timore e la debolezza.

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Tutto questo, sia per quanto riguarda il male del brutto sogno e sia per quanto riguarda il bene della consolazione, assume un valore, un’importanza estremi quando il brutto sogno, non ha a che fare con uno scherzo da parte dell’ inconscio bensì con la cattiveria, con il sadismo, con la spietatezza di cui l’uomo è capace.

E le Ragazze salvate dalla prostituzione dalla Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi), questo lo sanno. Perché hanno vissuto un dramma che non necessita di puntualizzazioni, di chiarimenti, di ulteriori indagini per essere considerato tale. Perché non ci sono parole. Perché non ci sono scuse né appigli a cui aggrapparsi per giustificare, per assolvere. Perché non ci sono, forse, neanche sogni sufficientemente grandi e belli che possano compensare la paura di un incubo tragico.

Lo sanno le Ragazze salvate dalla comunità sopracitata, che alloggiano in un appartamento privato nella zona di Pietralata, e lo sa anche l’uomo che pochi giorni fa è andato a far loro visita: il Papa. Sì, proprio lui ha bussato a quella porta che sa di rifugio, di protezione e di carezza. Perché al risveglio di un incubo, tutto deve farsi carezza. E la presenza rispettosa e commossa e delicata del Papa, ha accarezzato l’Esistenza, l’Anima di Ragazze che in ogni nuovo mattino, cercano quel che serve per poter ricominciare a vivere, senza la paura della notte e di altri possibili incubi. Ed è bello pensare che la sorpresa ricevuta dal Papa, possa esser servita a rendere speciale una loro giornata.

Perché tutto diventa più vivibile se uno sguardo parla di rispetto, se delle mani dimostrano sostegno e se poche ma dense, importanti parole, si fanno presenza comprensiva. Tutto diventa più vivibile se un uomo ha il coraggio di chinarsi davanti a Donne ferite, oltraggiate e schiavizzate, chiedendo loro perdono per gli abusi e i soprusi che altri uomini hanno inflitto sui loro Corpi e sulle loro Anime. Tutto diventa più vivibile se dopo un incubo, da qualche parte, arriva proprio la carezza che si stava aspettando, proprio le parole che si desiderava ascoltare: parole che, insieme a quella forza e a quell’innato e sconosciuto (sconosciuto fin quando non viene fuori) coraggio, probabilmente sono state di aiuto alle Ragazze, per riprendere a scrivere una Storia che conserva sempre, nonostante tutto, il Diritto di proseguire. Di realizzarsi. E di esplodere di bellezza e libertà.

E non è solo “ganzo” un Papa che fa questo, è anche un commovente esempio di coerenza: chi celebra l’Amore e la Verità, non può non porsi contro ogni forma di oppressione e di schiavitù né restarne indifferente. Almeno, per quel che può.

 

Deborah Biasco

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