L’opinione pubblica non si controlla solo con la violenza e la propaganda, ma anche mistificando il passato. In Unione Sovietica prese piede la prassi di riscrivere la storia modificando le immagini in cui appariva il leader supremo, questa è la storia dietro alle foto ritoccate di Stalin.
Il regime di Stalin
Essere un politico in Unione Sovietica ai tempi di Iosif Stalin poteva rivelarsi quasi più pericoloso che diventare un soldato. Il paese era sotto l’inflessibile controllo dell’unico leader supremo e qualsiasi minaccia alla sua autorità o al bene comune del paese doveva essere estirpato con la forza e senza esitazione alcuna; gli oppositori politici erano quindi perseguitati ed esiliati o condotti nei vari campi di prigionia, in modo da eliminare il dissenso e spezzare il morale dei loro compagni non ancora individuati. Il pericolo per i politici però non era il solo solo apertamente oppositori del regime stalinista, ma era anche il trovarsi in disaccordo con Stalin, anche se appartenenti allo stesso partito (il “PCUS“). Ecco che in questo modo tantissimi andavano ad appiattirsi sulla linea politica del dittatore senza proferire parola, per paura di qualsiasi tipo di ritorsione su loro e sulla loro famiglia.
Iniziava così dal 1934 il periodo delle “Purghe staliniane“, volute proprio per epurare il partito dai presunti cospiratori che l’infestavano: queste non erano altro che atti repressivi perpetrati contro chiunque si discostasse dalla linea di Stalin, anche comuni cittadini non iscritti al partito ma che erano sospettati di cospirare contro l’Unione; nei primi anni dell’ascesa al potere del despota si svolsero i processi, che erano spesso sommari e falsi, contro i massimi dirigenti del “PCUS” e dell’Armata Rossa, in modo tale da non avere più nessuno ostacolo nella strada verso il potere. Questi atti di vastissima repressione violenta spazzarono via tutti i dissidenti, e quelli rimasti preferirono scappare o adeguarsi alla politica totalitarista; le purghe uccisero circa 750.000 persone, e un altro milione venne esiliato in zone remote e costretto ai lavori forzati nei gulag. Tantissime persone sparivano semplicemente da un giorno all’altro, durante la notte entrava nelle loro case la polizia o qualche uomo dei servizi segreti (il “KGB”) e dei malcapitati, che ripetiamo non avevano altra colpa che essere in disaccordo con il leader del paese, non rimaneva più alcuna traccia.
Le foto ritoccate di Stalin
Stalin però non era stupido, anzi, sapeva fare le sue mosse in modo astuto e senza suscitare grande clamore. Sapendo quanto fosse fondamentale tenere sotto controllo le masse per continuare ad avere nelle sue mani lo stato, intuì che la fotografia e i mass media in generale potevano essere fortemente utili a questo scopo. Iniziò così a mistificare il passato e a riscrivere la sua storia personale in modo da poter convincere le masse della bontà di quello che faceva, oltre che a togliere eventuali ombre dal partito. Conosciamo alcune delle foto ritoccate di Stalin.
Un primo esempio ci è portato da Avel Enukidze, ufficiale del Partito Comunista dell’URSS del 1934; in ottimi rapporti con il premier Molotov e agli altri esponenti del partito, durante le purghe venne giustiziato in quanto “nemico dello stato”, e così scomparve da tutte le foto con i membri di spicco del “PCUS”. Altra vittima dei ritocchi fu Nikola Yezhov, un ufficiale della polizia segreta che fu per un po’ la mano destra di Stalin. Interrogava e accusava falsamente le vittime delle purghe prima di ordinare l’esecuzione. Ma nel 1939 egli perse il favore di Stalin, e venne denunciato, arrestato segretamente, processato (sempre in segreto) e giustiziato. Così i censori del dittatore rimossero Yezhov da tutte le foto, tra cui una in cui sorrideva vicino al suo ex-capo, vicino a un fiume. Stessa sorte toccò a Trockij, primo avversario politico di Stalin e designato successore di Lenin fu esiliato dall’URSS dopo aver perso la battaglia per il comando del partito e in seguito venne eliminato da tutte le fotografie in cui appariva vicino al bolscevico.
Capitava anche le foto si dovessero ritoccare più volte eliminando prima alcuni personaggi e in seguito altri, e anche se il risultato poteva apparire palesemente finto non si disubbidiva di certo, ma si faceva per amore della “madre Russia” e per ordine del dittatore. Le foto ritoccate di Stalin hanno poi un’altra peculiarità che ricorda un po’ gli odierni filtri delle applicazioni social: erano filtrate per farlo risultare più bello. Sì, Stalin chiedeva ai suoi esperti di abbellirgli la pelle, non più liscia a causa del vaiolo avuto da piccolo, di farlo sembrare più alto e di far sembrare più voluminosi i suoi capelli, oltre che meno brizzolati. Il tutto era richiesto non per vanità personale, ma per fornire al paese anche fisicamente l’immagine di “uomo di ferro ” che lo caratterizzava. Poteva anche accadere che agli esperti venisse chiesto di inserire il leader in foto di momenti chiave della storia, in modo da conferirgli un ruolo di primo piano nel corso degli eventi. Insomma, l’impegno di Stalin nella censura e nei ritocchi delle foto era così forte che, all’apice del potere internazionale dell’Unione Sovietica, poteva effettivamente riscrivere e modellare la storia a suo piacimento; la più grande potenza dell’epoca aveva a disposizione un metodo pericolosissimo ed impossibile da scoprire per controllare le coscienze.