Anche gli studenti russi si ribellano

Studenti russi si ribellano per Ivan Aleksandrovich Ilyin

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane


Tra le mura dell’Università Statale russa delle Scienze umane di Mosca, ha preso vita un’ondata di protesta. Studenti russi si ribellano contro la decisione di intitolare il nuovo centro di specializzazione “Scuola politica superiore” al filosofo Ivan Aleksandrovich Ilyin, conosciuto per le sue posizioni ultranazionaliste. La petizione lanciata online su “Change.org” ha raccolto migliaia di firme, ma le autorità accademiche e il presidente russo hanno ignorato le loro richieste, confermando l’intitolazione del centro a Ilyin e nominando Aleksandr Dugin, noto ideologo ultranazionalista, come direttore. La lotta degli studenti per la libertà di pensiero e la giustizia accademica continua nonostante l’indifferenza delle istituzioni.


Nonostante la rigida censura in vigore nella Federazione Russa, un nutrito gruppo di studenti ha osato contestare la politica culturale di Vladimir Putin. Nello scorso mese di aprile gli iscritti alla Rsuh, la “Università Statale russa delle Scienze umane” di Mosca, hanno pubblicato sulla piattaforma online “Change.org” una petizione in cui chiedono alle autorità di non intitolare al filosofo Ivan Aleksandrovich Ilyin il nuovo centro di specializzazione della Rsuh intitolato “Scuola politica superiore”. A dirigere tale centro è stato chiamato l’ideologo ultranazionalista Aleksandr Dugin, teorico della “Eurasia” e del “Russky Mir” (“Il mondo russo”), concetti entrambi cari al leader russo.

Chi è Ivan Aleksandrovic Ilyn? Nato a Mosca nel 1883 e morto in Svizzera, a Zurigo, nel 1954, era un pensatore anticomunista e antisovietico. Nel corso della guerra civile, Ilyin fu un fervente sostenitore dell’Armata Bianca che combatté contro i bolscevichi, venendo alla fine sconfitta dall’Armata Rossa comandata da Lev Trotsky. Ilyin nel 1922 fu espulso dall’Urss dallo stesso Lenin ed emigrò prima in Germania e poi in Svizzera, dove morì.

Ilyin credeva in una “politica dell’eternità”, vale a dire in uno Stato che coincidesse in toto con i suoi governanti e nel quale ogni tipo di dissenso fosse bandito. Un’esaltazione, insomma, della Russia zarista e profondamente ortodossa. La “Verità” si era a suo parere incarnata nella Russia eterna, e ogni tentativo di sovvertirla costituisce un atto di disobbedienza ai piani divini. E’ ovviamente presente anche l’antisemitismo, mentre grande spazio viene riservato alla decadenza morale dell’Occidente, dovuta all’individualismo e al liberalismo, che la Russia deve assolutamente evitare.

Monarchico e simpatizzante del fascismo, Ilyin scrisse molto. Le sue opere erano proibite nell’Unione Sovietica, anche se continuarono a circolare in forma clandestina. Per capire la loro influenza su Putin, basti dire che il leader del Cremlino ha promosso personalmente il trasferimento della sua salma dalla Svizzera in territorio russo, partecipando anche alla consacrazione della sua nuova tomba a Mosca nel 2005.

Proprio come Putin, Ilyin sosteneva che Russia, Bielorussia e Ucraina formano un blocco unico nel quale lo spirito della “Russia eterna” si esprime al meglio, contrastando i valori borghesi e decadenti dell’Occidente. Sintonia totale, quindi, anche se Ilyin simpatizzava con solo con il fascismo, ma anche con il nazismo hitleriano. Il problema è che uno dei motivi principali (almeno in teoria) della “operazione militare speciale” è quello di “denazificare” l’Ucraina, ed è quanto meno strano che Putin si ispiri proprio a un personaggio come Ilyin per realizzare tale obiettivo.

Gli studenti della Rsuh lo hanno notato, scrivendo nella loro petizione di “essere sinceramente indignati per la creazione di un centro educativo e scientifico intitolato al filosofo di estrema destra Ivan Ilyn. Nel XX secolo egli fu attivamente connivente con le attività del regime fascista tedesco, giustificò i crimini di Hitler e scrisse sulla necessità di un fascismo russo”.

La petizione ha raccolto 17000 firme e l’appoggio del deputato del Partito comunista alla Duma Vladimir Isakov. Tuttavia, com’era facile prevedere, le autorità accademiche – e lo stesso Putin – non hanno risposto, limitandosi a confermare l’intitolazione del centro a Ilyin e la nomina di Dugin quale suo direttore. Dal canto suo Dugin ha replicato che gli ispiratori della petizione sono i servizi segreti ucraini.

A Putin la filosofia interessa ben poco, tranne quando gli serve per implementare la sua politica neoimperiale e a diffondere tra le masse i miti che giustificano le sue azioni. Forte anche dell’appoggio del capo della Chiesa ortodossa russa, Kirill I, il quale ha dichiarato che quella che si sta combattendo in Ucraina è una vera e propria “guerra santa”.

 

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