Analfabetismo funzionale: in Italia più di 10 milioni di persone non capiscono cosa leggono

Analfabeti funzionali

In Italia gli analfabeti funzionali rappresentano circa il 28% della popolazione e tra i Paesi OCSE il Belpaese è seguito solo dal Cile e dalla Turchia. In breve, gli analfabeti funzionali sono coloro che, pur sapendo leggere e scrivere, non sanno comprendere un testo. Oggi gli italiani analfabeti funzionali sono più di 10 milioni: il dato contribuisce all’aggravarsi della situazione sociale del Paese e le perdite economiche causate dagli errori, dalla bassa produttività e dagli incidenti riconducibili all’analfabetismo funzionale equivalgono a miliardi. Oltre ciò, nell’era dell’informazione essere analfabeta funzionale porta a credere alle fake news quotidianamente prodotte per manovrare gli assetti sociali e, ovviamente, le conseguenze si ripercuotono su tutta la collettività.

Analfabeti funzionali: sanno leggere, sanno scrivere, ma non comprendono cosa leggono e cosa scrivono

Nel 1984, l’UNESCO ha definito l’analfabetismo funzionale come:

La condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.

Le caratteristiche degli analfabeti funzionali includono: l’incapacità di comprendere testi scritti come articoli di giornale, contratti legalmente vincolanti, bollette ed enciclopedie; le scarse competenze informatiche; l’inabilità nell’eseguire calcoli matematici, anche semplici; la conoscenza molto superficiale dei fenomeni scientifici, storici, sociali, politici ed economici, principalmente correlata all’esperienza personale dell’individuo e delle persone a lui vicine. Infine, l’analfabeta funzionale possiede uno scarso senso critico, che non gli permette di distinguere le notizie vere dalle notizie false e le fonti attendibili da quelle non attendibili.

Nel caso italiano, circa il 28% della popolazione possiede queste caratteristiche, una percentuale tra le peggiori nei Paesi Ocse. Il dato è grave perché, come anticipato, influisce sugli assetti sociali, economici e politici dello Stato e l’ultimo ventennio è stato anche protagonista di un vertiginoso incremento della tecnologia digitale, dei network e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Se Donald Trump, candidato alle elezioni presidenziali degli USA, inventa il sostegno di Taylor Swift grazie all’IA e non si fa a scrupoli ad annunciarlo pubblicamente, quanto può essere facile in un contesto più piccolo ingannare chi non riesce a comprendere informazioni basilari?

La mancanza di senso critico: quando l’analfabetismo funzionale grava sul benessere della collettività

Rispetto al passato, la contemporaneità è contraddistinta da un surplus di informazioni. Oggettivamente, tale metamorfosi è un bene: grazie al diritto di istruzione e alla diffusione della libera informazione il benessere collettivo è migliorato, o almeno così sembra. Eppure, anche se l’alfabetizzazione intesa come mera capacità di saper leggere e saper scrivere ormai è posseduta da oltre il 90% della popolazione italiana, più di 10 milioni di cittadini non hanno interiorizzato il senso critico diventando vittime delle manipolazioni informative e il sovraccarico di dati che caratterizza l’era dei social network può facilmente portare alla credenza di notizie assolutamente false.

In Italia, il meccanismo delle fake news è stato ribattezzato “La Bestia” dai media e, soprattutto tra il 2018 e il 2022, in contemporanea con la pandemia Covid-19, la “macchina del fango” ha gravato fortemente sugli assetti politici e sociali. Tra invasioni di migranti, demonizzazioni dei vaccini e incitamenti all’odio verso gli altri, l’analfabetismo funzionale contribuisce alla frustrazione di una popolazione già fortemente impoverita da un decennio colmo di crisi economiche, sociosanitarie e politiche.



Purtroppo, la mancanza di senso critico che caratterizza l’analfabeta funzionale è un problema che impatta fortemente sul benessere di tutti. Lo schema di pensiero dell’analfabeta funzionale è semplicistico e non esiste la comprensione della complessità di alcuni fenomeni, come la migrazione umana. Dal 2013, in Italia i migranti sono diventati il perfetto capro espiatorio per tutte quelle criticità che investono il Paese. Non c’è il lavoro? La colpa è dei migranti. Soluzione? Rispediamoli a casa loro. Che il fenomeno in realtà sia più complesso e quindi necessita di soluzioni altrettanto complesse all’analfabeta funzionale non interessa.

Come sconfiggere l’analfabetismo funzionale? Il ruolo della scuola e della famiglia

Le contromisure per arginare il fenomeno dell’analfabetismo funzionale prevedono la valorizzazione di due dimensioni fondamentali: la famiglia e la scuola, che in primis dovrebbero incentivare una preziosissima skill: la lettura. Soprattutto in famiglia, possedere dei libri e avere la possibilità di coltivare l’abitudine della lettura può essere un valido antidoto per l’analfabetismo. A sostenere questa tesi, c’è un altro dato fondamentale che riguarda gli italiani: solo il 39% degli italiani legge almeno un libro all’anno per il semplice piacere di farlo.

L’abitudine alla lettura deve essere quindi incoraggiata in primis dalla famiglia, poi dalla scuola, il luogo dove l’analfabetismo si manifesta in maniera evidente e gravosa: molti professori manifestano preoccupazione per l’incapacità di alcuni studenti di comprendere un testo scritto. Fortunatamente, le nuove tecnologie didattiche, come l’utilizzo della lavagna elettronica e l’adozione di metodologie più innovative, stanno pazientemente aprendo gli studenti a nuove forme di apprendimento interattivo, funzionali alla risoluzione del fenomeno.

In conclusione, l’analfabetismo funzionale è un fenomeno che può essere combattuto grazie all’educazione famigliare e alla pedagogia, la domanda reale è: l’Italia vuole combatterlo o sta bene così come sta?

 

Aurora Colantonio

 

 

 

 

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