L’amputazione la viviamo come perdita, mentre in realtà la dovremmo vedere come una mutazione alla quale, grazie al progresso scientifico, possiamo adattarci con l’ausilio delle protesi
Trattare l’argomento dell’amputazione è stato illuminante per certi versi. Nella prima parte di questo articolo che è stata pubblicata la scorsa settimana, ho parlato dell’amputazione in sé, come azione chirurgica. Per chi non lo avesse letto può trovarlo qui all’indirizzo: (www.ultimavoce.it/amputazione-protesi). Oggi continuiamo con la seconda parte in cui tratto un altro aspetto dell’amputazione: IL DOPO…
Reagire…questo è il potere che ognuno di noi possiede.
Essere travolti da un evento che ti sconvolge, significa ritrovarsi improvvisamente e senza nessun precedente avviso, catapultati all’interno di un vortice e non riuscire a capire come e quando ci siamo finiti. Non sempre riusciamo subito a focalizzare la nostra attenzione sulla ricerca della soluzione più adatta.
La nostra emotività all’inizio ci blocca, e quando l’evento è scioccante come l’improvvisa perdita di un arto, ci perdiamo…… Reagire diventa difficile ma non impossibile. Tutto dipende anche dalla nostra personalità e dalla nostra capacità di adattamento alle situazioni nuove. Da prima però dobbiamo accettare il nostro corpo come è ora. Siamo cambiati fuori e ora dobbiamo cambiare dentro ed imparare a non rifiutare la trasformazione. Questa è la fase piu difficile.
All’inizio la nostra mente è ossessionata dalla perdita, questo rallenta il processo di elaborazione che ci dovrebbe portare a concepire questa situazione come una mutazione della forma del nostro corpo. Ciò che facciamo fatica ad accettare è soprattutto la dipendenza da gli altri, non nelle grandi cose, ma nelle piccole azioni quotidiane. Non ci riconosciamo e tentiamo di tornare alla nostra vita come era prima senza tenere conto del cambiamento fisico. Per fortuna, qui arriva in nostro soccorso la scienza, che con l’ausilio delle protesi, ci permette di di ritrovare noi stessi. Con le protesi si può riconquistare la propria indipendenza…forse non sempre al 100% come prima ma, una buona parte si. Questi ausili sono un supporto atto a integrare, sostituire o migliorare le potenzialità di quelle parti del corpo che hanno perso la loro normale funzionalità.
Anche le protesi hanno un loro mercato, che è in continua evoluzione, e in cui la concorrenza non manca di certo. Questo prodotto non è soggetto alla produzione in serie, ma è necessario personalizzarlo. A questo proposito alcune aziende, effettuano dei colloqui conoscitivi con i loro pazienti per capire ed interpretare le loro aspettative. Non si prendono in esame solo le speranze del paziente; l’equazione è più complicata di quanto può apparire.
Bisogna cominciare dal tipo di protesi, se esterna o interna; e ancora: si tratta di protesi da arto inferiore o superiore? Bisogna valutare la situazione della parte amputata, in quanto se ad esempio sono presenti muscoli validi, il controllo dell’arto sarà mio, ma elettrico (protesi elettromeccaniche la cui energia è fornita da una batteria e accumulatori elettrici). Quando invece non c’è attività motoria, il controllo verrà gestito tramite congegni elettronici estranei. Quelle esterne sono costruite da protesisti ortopedici che impiegano tecnologie artigianali oppure sistemi CAD/CAM ( tecnologia impiegata nel processo di realizzazione della protesi).
Quelle da arto inferiore, hanno come scopo quello di ridare al paziente le capacità deambulatorie. Per arrivare a questo risultato, vengono svolti studi di biomeccanica e cinematica del passo. Tali studi, oggi, hanno permesso lo sviluppo di articoli di alto livello sia per ciò che concerne l’uso di protesi per attività normali che per usi sportivi ed agonistici. In quelle da arto superiore invece, si integrano più sistemi che andranno a svolgere operazioni, il più vicino possibile, a quelle svolte da un arto naturale. Il materiale, è un altro elemento molto importante nella scelta, quanto la progettazione e realizzazione delle protesi. I biomateriali più usati, sono i Metalli ed i Ceramici. I primi hanno notevoli caratteristiche meccaniche, ed un’elevata resistenza all’usura. La scarsa biocompatibilità e la facile corrosione in ambiente fisiologico, sono il punto debole dei metalli. I CERAMICI (come gli ossidi di alluminio e gli illuminati di calcio), presentano un’alta biocompatibilità e resistenza alla corrosione ed alla compressione. La perdita di un’arto non è più così invalidante come poteva essere in precedenza.
Oggi con l’ausilio delle protesi, non solo si può riprendere la propria vita in mano, ma anche eccellere, perché spesso la menomazione è presente nelle nostre menti e nel come vediamo e viviamo le situazioni…Tutto dipende da come guardiamo il quadro generale!