Amnesty International denuncia le violenze che alcuni migranti subiscono sul suolo italiano.
Secondo le indagini svolte dall’ONG Amnesty International, in Italia si sono verificati vari episodi di violenza contro i migranti.
L’Italia si ritrova tra due fuochi: da una parte vi è il costante flusso migratorio che mette in difficoltà le autorità e lo stesso governo, dall’altra la costante pressione da parte dell’Unione Europea. L’Unione esige una linea più dura da parte dell’Italia, in particolare sul piano dell’identificazione dei migranti.
Per tali ragioni è stato promosso il cosiddetto “approccio hotpost”. Questo procedimento esige che vengano raccolte le impronte digitali di ogni singolo migrante giunto sul nostro territorio. Per “derogare” al regolamento di Dublino, il quale prevede che il migrante ha diritto a richiedere asilo solo nel Paese di primo arrivo (cioè dove è avvenuta la sua identificazione), l’approccio hotpost prevede anche un ricollocamento dei richiedenti asilo.
Quest’ultimo aspetto però, risulta ampiamente trascurato. Infatti, dall’Italia, solo un migliaio di persone sono state ricollocate, mentre lo schema iniziale ne prevedeva 40.000. A causa di questa mancanza le autorità italiane si sono adoperate per trovare soluzioni alternative, anche se poco legali.
Una soluzione sembra essere rappresentata dal rinvio dei migranti vero i paesi di origine. Per fare ciò la Polizia ha preso accordi con le autorità di questi paesi, anche in piena violazione del “principio di non respingimento” enunciato nella Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati.
“Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche“.
Ma la violazione dei diritti umani avviene anche durante la presa delle impronte. A causa del regolamento di Dublino e alla volontà della stragrande maggioranza dei migranti di fare domanda di asilo presso altri Paesi europei, è frequente l’opposizione di fronte all’identificazione.
Il rapporto di Amnesty riporta le testimonianze di coloro che sono stati costretti con la forza a fornire le proprie impronte.
“Mi hanno dato scosse con il manganello elettrico diverse volte sulla gamba sinistra, poi sulla gamba destra, sul torace e sulla pancia. Ero troppo debole, non riuscivo a fare resistenza e a un certo punto mi hanno preso entrambe le mani e le hanno messe nella macchina [per prendere le impronte digitali]”. (Darfur, 16 anni)
Schiaffi, percosse e anche elettroshock a chi si oppone. Sembrano storie di realtà lontane, ma avviene proprio a casa nostra.
Queste pratiche poco ortodosse non sono certo da attribuire all’intera forza di polizia. La professionalità degli agenti rimane intatta nella maggior parte dei casi.
Ma non bisogna sottovalutare le “eccezioni” in cui dominano la violenza e gli soprusi.
Lo Stato italiano e la stessa Unione Europea devono rivedere quei provvedimenti che hanno come conseguenze questi tipi di degenerazioni violente e lesive dei diritti umani.