Amnesty International si vede costretta a chiudere i propri uffici ad Hong Kong a causa della legge sulla “sicurezza nazionale”. Emanata e voluta dal governo di Pechino ed entrata in vigore nel giugno del 2020, la suddetta legge viola i diritti umani e non permette di lavorare in libertà.
I due uffici dell’ONG presenti sul territorio cesseranno così la loro attività. L’ufficio locale chiude oggi, 31 ottobre. Mentre quello regionale prevede una chiusura entro fine anno. L’ufficio locale si occupava del rispetto dei diritti umani ad Hong Kong, sul territorio locale appunto. La sede regionale operava su un più ampio spettro di territori, dall’Asia orientale fino ad alcune zone del Pacifico.
La suddetta legge sulla sicurezza nazionale emanata a giugno 2020, sanziona chiunque sia ritenuto colpevole di atti terroristici, azioni sovversive contro il potere statale e gesti di violenza in genere.
Il governo ha emanato una legge, secondo quanto asseriscono i vari esponenti di Amnesty International, che presenta un testo volutamente generico e poco chiaro. Il fine è quello di “confondere” e limitare quanto più possibile i diritti e le libertà di ogni persona.
L’ONG non è l’unica organizzazione che si sta allontanando da Hong Kong. Molte altre organizzazioni hanno infatti preceduto Amnesty International chiudendo le proprie sedi. Il clima di terrore, non del tutto manifesto ma velato da una legge che finge di far gli interessi del popolo, non permette di lavorare in serenità.
Per lo stesso motivo, infatti, si è sciolta anche l’Alleanza di Hong Kong (Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China).
L’alleanza aveva alle spalle circa 30 anni di attività ed era formata da un gruppo di attivisti che, ogni 4 giugno, organizzava la manifestazione e la veglia in ricordo delle vittime di Piazza Tienanmen.
Come una sorta di effetto domino si scioglie anche il Fronte per i diritti umani (Civil Human Rights Front), organizzatore della marcia per la democrazia del 1 luglio. Inoltre, per la prima volta dal 2003, la marcia non ha avuto l’autorizzazione da parte della polizia di Hong Kong per poter sfilare tra le strade del paese.
Le legge sulla sicurezza nazionale calpesta i diritti umani di ciascuno. Allo stesso tempo, riesce, col terrore, a fare piazza pulita di ONG e gruppi di attivisti. La paura è proprio quella di essere arrestati per azioni sovversive e, per tale motivo, si preferisce abbandonare il paese e chiudere gli uffici piuttosto che vivere in un clima di finto buonismo.
Un rapporto redatto da Amnesty International evidenzia, attraverso l’analisi di testimonianze, interviste e denunce, come il governo si appoggi ad una legge definita di “sicurezza nazionale”, per violare costantemente i diritti umani. Il termine “sicurezza nazionale” viene usato per legittimare le azioni repressive quali la censura, l’arresto, le intimidazioni e la violenza.
Violata anche la libertà di espressione, di informare ed essere informati. È il caso del quotidiano d’opposizione filo-democratico Apple Daily. La sede e il sito internet del giornale sono stati oscurati il 23 giugno del 2021.
Con la chiusura del giornale muore definitivamente la libertà dei singoli cittadini.