Pieno di ritmo e colori come la città di Napoli. Il film dei Manetti Bros, in concorso alla Mostra d Venezia, ha conquistato critica e pubblico, meritandosi applausi a scena aperta. Il titolo Ammore e malavita è un evidente riferimento ai due temi cardine della cultura partenopea, sviluppati con ironia e originalità dal duo romano.
Il risultato è uno splendido esempio di cinema postmoderno, ricco di citazioni, che diverte e si diverte a parodiare gli stereotipi nati alle pendici del Vesuvio, raccontando con umorismo e bella musica quella napoletanità che oggi viene rappresentata troppo spesso a tinte fosche.
“Ma gli aspetti positivi di Napoli sono molti di più di quelli negativi”, hanno spiegato i fratelli Manetti nel corso della conferenza stampa. Per Marco “Napoli è sempre la migliore. Una città dalle emozioni forti”. Per Antonio “è la capitale italiana della cultura. Perché unisce teatro, musica, cinema e architettura. Un livello artistico incredibile, e penso che solo a Napoli possa accadere una cosa del genere”. Nella realizzazione del film “abbiamo lavorato molto sulla partitura, per avere un equilibrio tra musica e parole. E abbiamo preso come esempio Grease. Abbiamo lavorato fianco a fianco con i musicisti e il coreografo”, ha spiegato Marco. Che imbeccato sul divertente balletto dei morti ammazzati in riva al mare ha confermato:”Sì, è la la versione napoletana di Thriller di Michael Jackson”.
Per gli attori passare dalla recitazione al canto non è mai facile. Ma quelli di Ammore e malavita, ognuno a modo suo, hanno affrontato l’impegno senza particolari difficoltà. “Mentre parli, a un certo punto canti. La parte cantata porta avanti la storia, a differenza di altri musical, e questo aiutata ad amplificare le emozioni”, ha spiegato l’attore Giampaolo Morelli, felice di aver lavorato in un film che “è un grande omaggio alla sceneggiata”, vestendo i panni del killer Ciro Langella.
Per Serena Rossi, che recita la parte di Fatima, l’innamorata di Ciro, “una cosa è cantare in teatro, una cosa è farlo sul set. Noi la colonna sonora ce l’avevamo lì e questo mi ha aiutata molto. Ho avuto qualche difficoltà giusto sul playback della canzone cantata al rallenty”.
Del cast fa parte anche il Rais. L’ex leader e voce degli Almamegretta ha vestito i panni di Rosario, anche lui sicario nonché amico fraterno di Ciro. “Per me che canto di professione la cosa è andata al contrario. Ho fatto prosa mentre cantavo. Ma spesso chi canta solamente vorrebbe spiegare le parole, come è successo in questo caso”.
All’attrice Claudia Gerini è toccato il ruolo di donna Maria, la moglie del boss. Essendo romana, per lei potevano esserci problemi di accento e pronuncia, oltre a quelli legati al canto. Invece se l’è cavata egregiamente: “non ho avuto grandi difficoltà, perché quando si canta si interpreta la parte. A me piacciono le lingue. E in più ho origini napoletane: mio nonno materno era di Napoli. E poi ho avuto Carlo che mi ha aiutato, perché volevo fare un personaggio spontaneo, vero, e non una caricatura”.
Concetto, quello della spontaneità, ribadito da Carlo Buccirosso, che ha dato il volto a Don Vincenzo, boss camorrista e marito di Donna Maria: “non devi pensare di essere in un musical, ma devi essere naturale. Quando si canta si deve farlo nel personaggio, questa è l’unica piccola difficoltà”.
In conferenza qualcuno ha fatto notare che la sceneggiata non prevede il ballo. E Marco Manetti ha risposto alla precisazione spiegando che “questo è un nostro film, è un codice e non un paradigma della sceneggiata. Quindi abbiamo fatto ballare. Abbiamo riproposto con amore e a modo nostro una forma d’arte altissima”.
Ammore e malavita ha un inizio folgorante, molto divertente, ambientato a Scampia, quartiere malfamato per i fatti di cronaca legati alla camorra. La scena è “una presa in giro del ‘gomorrismo’, che ormai ha invaso il cinema, la televisione e la letteratura, perché racconta una Napoli cupa”, ha spiegato Marco Manetti. “Le vele di Scampia sono diventate il simbolo della città. Hanno sostituito il golfo, come ci ha detto il nostro amico attore Giovanni Napoletano. Invece noi abbiamo voluto raccontare la positività furba dei napoletani che riescono a trasformare Scampia in un modo per fare soldi”.
Come spesso accade, l’idea di un film segue strade impensabili. Lo stesso è accaduto per Ammore e Malavita. “La genesi del film parte dalla frase di Napoletano, dalla proposta di realizzare Passione 2, che però non raccontava la musica moderna di Napoli e dall’aver conosciuto il cantante Franco Ricciardi. Lui ci ha fatto sentire una cover della canzone di Pino Mauro “Motoscafo”. Quella canzone ci ha fulminati. In modo incredibile, il film parte parte proprio da lì”.
Ammore e malavita: il film
Don Vincenzo Strozzalone (Carlo Buccirosso) non è solo il ‘re del pesce’ ma è anche un boss della camorra. I sicari di un clan nemico entrano nella sua azienda ittica per farlo fuori. Ma Ciro (Giampaolo Morelli) e Rosario (Il Rais), ‘Le Tigri‘, due killer professionisti cresciuti dallo stesso Don Vincenzo, salvano il loro capo, che rimedia una pallottola nel sedere.
Don Vincenzo è stanco di fare quella vita pericolosa e sua moglie Donna Maria (Claudia Gerini) approfitta del fallito attentato per pianificare la loro uscita di scena. In città c’è un uomo che è la copia esatta di suo marito. Farlo fuori è uno scherzo ed è lui a finire in obitorio. Adesso si può dare la notizia che Don Vincenzo Strozzalone è morto, quando invece è nascosto nella lussuosa ‘panic room‘ di famiglia. C’è solo un problema. In ospedale, dopo l’annuncio della sua morte, un’infermiera ha riconosciuto Don Vincenzo. La testimone si chiama Fatima (Serena Rossi) e va eliminata.
Se ne incaricano le Tigri. Ma quando Ciro la trova, lei riconosce negli occhi del killer il suo grande amore, scomparso quando avevano 15 anni. Anche lui è ancora innamorato della ragazza. E per ‘ammore’ decide di non ucciderla, mettendosi contro Don Vincenzo e la sua banda, compreso Rosario. Imboscate, ricatti e scontri a fuoco lasceranno sul terreno una caterva di morti. Alla fine il piano di Donna Maria andrà in fumo. E Lei e Don Vincenzo finiranno in carcere. Ciro sarà costretto ad uccidere Rosario e a simulare la sua di morte. L’unico modo per mettersi in salvo e vivere felice e contento assieme a Fatima, volando ai Caraibi con i diamanti rubati al suo ex boss.
Ammore e malavita è un miscuglio di generi cinematografici, soprattutto quelli cari al cinema americano d’azione, intrecciati con l’umorismo da commedia all’italiana e le melodie passionali della sceneggiata napoletana. I momenti d’azione non risparmiano schizzi di sangue ed esplosioni, resi ancor più realistici da una regia che fa il verso a quella d’oltre oceano, specializzata nell’action film.
Ci sono Tarantino e Tony Scott nell’uso citazionistico della macchina da presa dei Manetti Bros. E chissà quanti altri registi e film statunitensi che hanno reso grande il thriller e il crime story. Ma la cosa ancor più sorprendente è la perizia con la quale questi generi sono stati assemblati ai momenti musicali del film, che invece sono un fulgido esempio di sceneggiata e musica neomelodica. E questo grazie alle 15 canzoni scritte dal cantautore napoletano Nelson, che in molti casi, con grande divertimento per il pubblico, vengono rafforzate dalle coreografie grottesche di Luca Tommasini.
Ammore e Malavita è la prova che il vecchio e il nuovo non si escludono a vicenda ma che anzi, possono andare a braccetto se ad unirli c’è gente di talento come i Manetti Bros.
Michele Lamonaca