Se ci pensiamo, nessun legame riesce a coinvolgere due persone in un rapporto realmente paritario. Nessun legame, tranne l’amicizia.
L’equità rappresenta il fondamento imprescindibile su cui costruire questo tipo di relazione. E se cerchiamo la definizione del termine, ne ricaviamo: “Reciproco affetto, costante e operoso, tra persona e persona, nato da una scelta che tiene conto della conformità dei voleri o dei caratteri e da una prolungata consuetudine”.
Rispetto, fedeltà, lealtà, stima reciproca sono alcuni dei caratteri necessari alla relazione interpersonale che siamo soliti definire come amicizia.
Di questa parola, che racchiude in sé così tanti significati, conosciamo il valore grazie a quello che nei secoli ci è stato trasmesso. Il mondo letterario, la cultura cinematografica, la sfera musicale non hanno mancato di indagare questo sentimento, talvolta più valoroso persino dell’amore. Eppure, molto del senso che oggi possiede deriva dal pensiero filosofico e dagli scritti di grandi pensatori che tutti noi conosciamo.
Accanto alle tematiche più profonde, quella sull’amicizia sembra una riflessione che filosofi da ogni tempo ed epoca hanno portato avanti, ciascuno con il proprio personale contributo. E ciascuno ha partecipato nel donare rilievo al suo significato.
Aristotele e l’irrinunciabile virtù dell’amicizia
Dall’Antica Grecia arriva la più profonda riflessione sul sentimento amoroso, complice il “Simposio” di Platone. Ma è con Aristotele (384 a.C – 322 a.C) che la metafisica platonica dell’amore come nostalgia per l’unità perduta viene abbandonata per lasciare spazio ad un altro fenomeno umano, fondato sulla volontà di vivere insieme.
L’amicizia è per Aristotele una disposizione attiva all’incontro e alla realizzazione di un rapporto stabile fra esseri umani, è la dimensione costitutiva dell’uomo in quanto essere socievole, immancabile in ogni forma di affetto che lega gli uomini gli uni con gli altri.
Nel pensiero aristotelico, l’amicizia è, ancor più dell’amore, legata al concetto di virtù. Infatti, se l’amore è condizionato dal godimento della bellezza, che può venir meno, l’amicizia è destinata a durare, in particolare quando si stabilisce come comunicazione
e scambio dei più alti valori della vita.
Tre specie di amicizia nel pensiero aristotelico
Nell’Etica Nicomachea Aristotele delinea dunque tre tipi di amicizia: quella fondata sull’utile, quella fondata sul piacere ed infine quella fondata sul buono. Le prime due tipologie sono amicizie accidentali, poiché si basano sul bene che proviene loro in cambio. L’unica amicizia non destinata alla caducità è quella dei buoni, perfettamente simili nella virtù. La benevolenza dei buoni è reciproca, stabile ed autentica.
Il “bene immortale” di Epicuro
Epicuro (341 a.C – 270 a.C) definisce l’amicizia come il “bene immortale”, essenziale per il conseguimento della felicità.
Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l’acquisto dell’amicizia.
Epicuro – Massime Capitali
“Laelius de amicitia” di Cicerone
In epoca romana il termine acquista un nuovo significato: solidalitas. Ovvero la solidarietà tra gruppi di individui accomunati da uno stesso scopo e legati da un rapporto di fiducia.
In questo contesto si inserisce il pensiero di Cicerone (106 a.C – 43 a.C) che dedica un intero testo all’amicizia.
“Sull’amicizia” è un’opera dell’ultimo periodo ciceroniano, un dialogo filosofico in cui l’autore difende l’amicizia libera da qualsiasi vincolo politico. Cicerone contrappone al legame interessato promosso dalla solidalitas, un ideale d’amicizia filantropico ed etico.
L’amicizia non è niente altro che una grande armonia di tutte le cose umane e divine, insieme con la benevolenza e l’affetto.
Cicerone – Sull’amicizia
L’amicizia nella filosofia moderna e contemporanea
Compiendo un salto temporale di diversi secoli, la riflessione in materia si veste di nuovi ed interessanti significati.
Nella sua immensa produzione filosofica, anche Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778) ha dedicato ampio spazio alla riflessione, talvolta facendo riferimento alle proprie esperienze personali. Per il filosofo francese, un giovane di buoni sentimenti sente presto nascere la necessità di confidarsi e di essere amato.
Il primo sentimento verso cui si sente disposto un giovane educato con cura non è l’amore, ma l’amicizia
Jean-Jacques Rousseau – Emilio o dell’Educazione
Si inserisce invece nel pensiero di Immanuel Kant (1724 – 1804) una nuova distinzione fra tre specie di amici: quelli che ci amano, quelli che non si occupano di noi e quelli che ci odiano. Il nostro compito è quello di cercare di riconoscere gli amici veri.
Spetta ad Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) l’ultima riflessione degna di nota dedicata alle relazioni amichevoli. Nell’articolato pensiero del filosofo, fondato sulla volontà di vivere, l’amicizia, così come l’amore, è l’illusione che viene offerta all’uomo per mascherare il dolore dell’esistenza. L’amicizia, quindi, non può che nascere dalla compassione per la miserevole condizione umana ed è una fonte di consolazione e di condivisione del dolore.
A prescindere dall’accezione con cui è stato colto, il significato di questo sentimento è stato indagato con attenzione durante il corso della storia della filosofia. E l’importanza che gli è stata attribuita è la prova della sua costante e inalterabile presenza nella nostra vita.
Carola Varano