Amianto killer. Si stima che ogni anno uccida in Italia almeno seimila persone, nonostante sia stato messo fuori legge dal 1992. Oggi, come ogni 28 aprile, si commemorano tutte quelle persone che si sono ammalate e hanno perso la vita a causa dell’esposizione alle sue polveri. Qual è la situazione reale nel nostro paese?
MESOTELIOMA PRIMA CAUSA DI MORTE
Gli ultimi dati ufficiali, aggiornati al 2017, stimavano che ogni anno in Italia muoiono più di 1.800 persone a causa del mesotelioma, un tumore provocato nella quasi totalità dei casi proprio dall’esposizione continua e prolungata all’amianto killer. Non a caso, è una malattia di origine professionale per il 90 per cento degli uomini e il 50 per cento delle donne. I soggetti più a rischio sono quelli che lavorano nell’edilizia, nell’industria metalmeccanica e in quella tessile.
A questi morti, si aggiungono oltre 3.500 persone che si ammalano di varie forme di tumore ai polmoni, sempre però legate all’amianto. Numeri che collocano l’Italia ai primi posti nel mondo, dove complessivamente i morti sono oltre 100 mila ogni anno. Ma la situazione sta peggiorando ulteriormente e ciò spiega la stima attuale, che considera anche altre patologie comunque collegate all’amianto. Il picco dei decessi è atteso tra 2025 e 2030 dato che spesso gli effetti dell’esposizione a questo materiale si manifestano a distanza di molto tempo.
I RITARDI NELLA BONIFICA
L’osservatorio nazionale amianto calcola che in tutto il paese ci siano ancora 40 milioni di tonnellate di amianto da bonificare e smaltire. Un numero preoccupante, che non risparmia nessun tipo di struttura, sia essa pubblica e privata. Un problema per la salute di migliaia di persone che rischiano ogni giorno di respirare le piccole ma letali fibre, con conseguenze drammatiche per la propria salute, che spesso, come detto, si evidenziano anche a distanza di tanti anni. In particolare, in almeno 2.400 scuole e 250 ospedali ne è stata rilevata la presenza.
STANZIATI 385 MILIONI DI EURO
È proprio per velocizzare la bonifica di questi edifici che il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha lanciato a inizio 2020 un piano da 385 milioni di euro, mettendo a disposizione di regioni e province risorse importanti da utilizzare entro il 31 dicembre 2025 per sopperire ai ritardi fin qui evidenziati e dare un segnale importante di attenzione a questo tema. L’intenzione del ministero è anche quella di inasprire le pene per chi continuerà a diffondere malattie causate da questo materiale.
DINO CARDARELLI