L’amministrazione americana guidata dal Presidente Biden ha approvato all’inizio di questa settimana la vendita di armi per un valore di 735 milioni di dollari allo stato di Israele.
L’accordo include la cessione di un sistema che permette di trasformare le normali bombe in missili di precisione teoricamente programmati per evitare di colpire civili, e di piccole bombe a grappolo, le GBU-39, spesso usate da Israele contro i palestinesi.
Secondo la versione ufficiale fornita dall’ufficio di Biden il Congresso era stato avvertito della transazione in corso tra gli USA e la nazione guidata da Netanyahu il 5 Maggio, circa una settimana prima lo scoppio dell’ultima fase del conflitto tra Israele e Palestina.
Nonostante questo dichiarato preavviso, diversi membri del Comitato affari esteri americano hanno affermato di essere stati colti di sorpresa dalla notizia della compravendita.
Il malcontento derivato dalla mancanza di trasparenza lamentata da alcuni deputati democratici, si somma a quello dovuto all’ambigua posizione assunta da Joe Biden e da tutta la sua amministrazione nei confronti delle azioni compiute negli ultimi giorni da Israele.
Pur avendo avanzato la richiesta ufficiale di un cessate il fuoco durante i suoi colloqui con il Presidente Netanyahu, l’ex vice di Obama ha pubblicamente difeso il “diritto all’autodifesa di Israele”.
Questo tipo di posizione lascia scontenta la nuova generazione di democratici che vorrebbe che l’America assumesse un deciso ruolo in difesa dei diritti violati dei civili palestinesi.
La stessa corrente democratica non ha potuto fare a meno di notare con insoddisfazione il tempismo con cui l’approvazione della vendita di armi agli israeliani è avvenuta.
Ilhan Omar, membro del comitato agli affari esteri alla camera, aveva definito “spaventosa” la possibilità, poi realizzatasi, che l’amministrazione Biden potesse portare fino in fondo la vendita di armi a Netanyahu “senza condizioni” alla luce dell’escalation di violenza e dei continui attacchi compiuti ai danni di civili.
Secondo Omar, infatti, un’azione di questo tipo sarebbe stata letta da Israele come “un via libera a continuare gli attacchi” danneggiando così i tentativi di porre fine alle violenze.
Pur non avendo ancora commentato in merito alle critiche relative alla vendita di armi ad Israele, nella giornata di ieri la Casa bianca ha fatto sapere che il Presidente Biden ha di nuovo parlato al telefono con il suo corrispettivo israeliano al quale ha espresso la necessità di una diminuzione dell’intensità dei conflitti ormai in atto da dieci giorni in modo tale da dare inizio al processo di pace.
Il tentativo di Biden è apparso subito tutt’altro che efficace dal momento che Netanyahu ha fatto sapere di essere determinato a portare avanti le operazioni militari “fino al raggiungimento del loro scopo”, aggiungendo di apprezzare in modo particolare “il supporto del Presidente americano Joe Biden al diritto di autodifesa dello Stato di Israele”.
Secondo quanto riportato dal Washington Post, comunque, il Senatore Bernie Sanders ha preparato una risoluzione da far votare al Congresso al fine di fermare la vendita di armi a Israele.
La risoluzione potrebbe passare al senato con una maggioranza semplice: nel caso in cui Biden ponesse il veto sulla transazione, però, servirebbero i due terzi dei voti in entrambe le camere per bloccarla.
Come Omar, anche Sanders ritiene impossibile tenere separati la compravendita di armi tra America e Israele e gli avvenimenti di questi giorni.
Queste le parole rilasciate al Washington Post:
In questo momento, quando le bombe fabbricate in America stanno devastando Gaza e uccidendo donne e bambini, non possiamo permettere che un’altra vendita di armi di enorme portata possa andare a buon fine senza nemmeno un dibattito al Congresso. Credo che gli Stati Uniti debbano aiutare a realizzare un futuro pacifico e prospero sia per gli Israeliani che per i palestinesi. Dobbiamo pensare se la vendita delle armi aiuta questo scopo o se sta semplicemente incendiando il conflitto.
Una simile risoluzione era stata presentata ieri anche da Alexandria Ocasio-Cortez, da Mark Pocan e da Rashida Tlaib.
L’amministrazione Biden si trova quindi ad affrontare una prima, aspra, opposizione da parte dei suoi alleati più progressisti che non sembrano più disposti a tacere riguardo la diretta responsabilità di cui si macchia chi vende armi ad uno Stato che le usa per azioni che violano vistosamente i diritti e la vita di molti.
Difficile farlo, del resto, anche solo di fronte ai numeri degli ultimi dieci giorni che parlano di 228 civili palestinesi, tra cui 64 bambini, uccisi a Gaza, e 21 palestinesi morti da Venerdì in Cisgiordania.
Impossibile per Biden, di fronte a questi dati, continuare sull’ambigua strada degli ultimi giorni. Non solo in riferimento alla vendita di armi, ma anche in riferimento all’azione di veto nei confronti della risoluzione delle Nazioni Unite.
Silvia Andreozzi