Amazônia Onlus, l’eroe civile Emanuela Evangelista si racconta

Amazônia Onlus

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Emanuela Evangelista è una biologa e attivista, presidentessa dell’associazione Amazônia Onlus. Il 17 febbraio scorso, il presidente Mattarella le ha conferito l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Conosciamo meglio la sua missione attraverso questa intervista.

Il tuo primo incontro con la foresta amazzonica avviene nel 2000, quando arrivi in Sud-America per scrivere la tesi di Laurea sulla lontra gigante. Nel 2013, dopo anni di spola tra Italia e Brasile, decidi di trasferirti definitivamente a Xixuaú, sulle sponde del Rio Jauaperi. Come è cambiata la tua vita dopo la scelta di vivere in questo villaggio situato nel cuore dell’Amazzonia?

 È cambiata radicalmente dal punto di vista pratico. La vita in Amazzonia è soprattutto sopravvivenza: una buona parte della giornata è occupata dalla necessità di procacciarsi il cibo e prepararlo o contenere la natura che cerca costantemente di riprendersi lo spazio che le hai sottratto. Ma soprattutto è cambiata la relazione con la natura, che qui non ha intermediari. C’è un grande senso di appartenenza e inclusione, che abbiamo perso vivendo nelle metropoli. Mi sento privilegiata a poter vivere in uno degli ultimi avamposti di natura incontaminata rimasti sul pianeta.




Nel 2004 nasce a Milano Amazônia Onlus, di cui oggi sei presidentessa. Per te l’onorificenza di Mattarella rappresenta un riconoscimento non solo personale, ma esteso ai tuoi collaboratori per il prezioso lavoro di squadra che svolgete insieme. Qual è la missione dell’associazione e quali progetti vengono attuati per realizzare nel concreto i suoi obiettivi?

L’associazione Amazônia Onlus sostiene i nativi dell’Amazzonia per la conservazione della foresta e della sua biodiversità. Il nostro lavoro mira a sradicare la povertà e promuovere uno sviluppo sostenibile che riduca la tendenza alla migrazione urbana, tipica della regione. Per questo costruiamo opportunità di reddito e lavoro per i locali, usando le risorse naturali di forma sostenibile, in alternativa al bracconaggio e al degrado della foresta. Dalla raccolta di frutti e fibre alla produzione di artigianato fino al turismo, alla ricerca scientifica e alla conservazione della foresta e delle specie minacciate d’estinzione. Mentre sviluppiamo una piccola economia di scala, ne rafforziamo le basi con azioni in difesa del diritto alla salute, formazione tecnica e supporto all’educazione scolastica. (Per informazioni: Amazônia Onlus)

La maggior parte dell’Amazzonia brasiliana è popolata dai ribeirinhos, risultato della commistione di indios, coloni europei e africani in fuga dalla tratta degli schiavi. Qual è il loro ruolo nei progetti portati avanti da Amazônia Onlus?

Nei nostri progetti gli abitanti della foresta sono protagonisti. Loro sono gli unici depositari della conoscenza locale, del territorio, delle ricchezze che la foresta offre e dei limiti che impone, senza la loro profonda sapienza nessun intervento sarebbe possibile. Il loro ruolo è attivo, sono partecipanti attivi nella ricerca e nell’implementazione di soluzioni.

Cosa dovrebbero prendere a esempio gli occidentali da queste popolazioni nel loro rapporto con la natura?

Agli occidentali i ribeirinhos ricordano che l’uomo non si è mai emancipato dalla natura, ne dipende costantemente, anche quando sembra lontanissima, come nelle nostre città metropolitane. E il rapporto non è mai paritario: la natura ci domina, non il contrario. Incute timore, esige rispetto. Ci insegnano che dobbiamo fare tesoro del senso di vulnerabilità che stiamo vivendo in questo momento drammatico. Il pianeta è ospitale, a patto che si rispettino le buone regole di convivenza che seguiamo quando siamo in casa altrui: non sporcare, rispettare gli altri condomini e fare ognuno la propria parte perché il sistema funzioni.

Perché è necessario contrastare la migrazione urbana delle popolazioni locali dell’Amazzonia e qual è il ruolo dell’ecoturismo nella lotta a questo fenomeno?

La migrazione urbana priva la foresta dei suoi principali guardiani. La conservazione ambientale è molto più efficace e durevole quando coinvolge direttamente le popolazioni indigene. Inoltre, insieme all’ambiente, vanno difese anche le culture e le importanti conoscenze tradizionali che altrimenti andrebbero perse. Nelle grandi città i nativi non trovano risposta ai loro bisogni, non sono qualificati per inserirsi nel mercato del lavoro e spesso vivono in condizioni di disagio sociale. Nella foresta invece la loro conoscenza ha un valore, anche economico.

L’ecoturismo è un importante strumento di difesa ambientale perché consente di generare reddito attraverso la bellezza del luogo e la conoscenza del territorio che, proprio perché attrae visitatori, sarà ancora più protetto. Ad esempio nel Parco nazionale dello Jauaperi abbiamo sviluppato una tipologia di ecoturismo chiamato “comunitario” perché gestito direttamente dai nativi che, organizzati in cooperativa, offrono ai turisti i servizi di accoglienza a Manaus, trasporto e alloggio nel loro villaggio. Attualmente, la CoopXixuaú offre lavoro a nativi di 6 villaggi, genera reddito diretto per 50 famiglie e un indotto indiretto per buona parte degli abitanti del Parco. (Per informazioni: Amazon Trip)

Parliamo dell’importanza della foresta amazzonica a livello globale. Come si ripercuotono gli effetti della deforestazione e del cambiamento climatico in Amazzonia sull’Europa e sul resto del mondo?

L’Amazzonia influenza la vita sul pianeta in diversi modi e su diverse scale. È grazie alle piogge generate dalla foresta che il Sud del Brasile non è arido, nonostante si trovi alla stessa latitudine di grandi deserti come quello di Atacama, della Namibia e australiano. La foresta crea i “fiumi volanti”, correnti d’aria che trasportano enormi quantità di vapore acqueo dall’Amazzonia al resto del mondo, favorendo le precipitazioni e alimentando il ciclo dell’acqua sul pianeta. L’acqua del Rio delle Amazzoni influenza le correnti marine oceaniche.

Con il primato di maggior foresta tropicale rimasta del pianeta, l’Amazzonia è un’enorme deposito di gas serra, che la sua distruzione libera in atmosfera. Secondo numerosi studi, con gli attuali ritmi di deforestazione, la foresta arriverà al collasso in 15-30 anni: l’innalzamento delle temperature e la diminuzione della copertura arborea stanno già creando le condizioni per il raggiungimento del temuto “tipping point”, il punto di non ritorno in cui la foresta sarà sostituita da un ecosistema più arido: la savana. Con conseguenze drammatiche per l’equilibrio climatico del pianeta.

In occasione del conferimento dell’onorificenza da parte di Mattarella, tu e gli altri “eroi civili” avete esternato il vostro stupore per il riconoscimento ricevuto. Dopo la cerimonia, nel corso di diverse dichiarazioni hai ribadito di non essere una persona speciale: hai semplicemente seguito il tuo sogno e fatto la tua parte. Cosa possiamo fare anche noi, attivamente, per ridurre il nostro impatto ambientale e proteggere noi stessi, attraverso la tutela della foresta amazzonica?

Diventare consumatori consapevoli o, meglio ancora, meno consumatori e più consapevoli. Ovvero, adottare modelli di consumo più sobri e responsabili, riciclare, ridurre gli oggetti “usa e getta”. Quando acquistare è davvero necessario, allora farlo in modo informato. L’Italia importa legname, carne, pellame e prodotti agricoli dal Brasile e non sempre si è certi della provenienza di questi prodotti. Possiamo acquistare prodotti certificati, ridurre il consumo di carne o attivamente boicottare i prodotti derivanti dalla deforestazione.

Inoltre, possiamo supportare la società civile e i gruppi in prima linea, esprimere indignazione e, ognuno con i propri mezzi, partecipare alla pressione internazionale in atto. Anche visitare l’Amazzonia è un modo per difenderla, sostenendo la lotta dei suoi abitanti. Venite a trovarci!

Laura Bellucci

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