Io amavo il cavallo dei pantaloni di Roberto Benigni. Ma quello di una volta. Lo amavo perché era eccessivo e ribelle, ciondolante. Solo in apparenza sciatto ma “sotto, sotto” infinito. Con quel Ronzinante al vento il minuto Don Chisciotte saliva in groppa al mondo e lo faceva impazzire in un caos di follia e poesia. Trottava scomposto nell’anima delle cose e univa tutto e il contrario di tutto in luminoso delirio. Ah … chi non lo ricorda libero e sbracato, a “Corpo Sciolto”? Con quel cencio allegro d’energia pura da strizzare con irriverenza a due mani faceva il filo alla moglie di Paolo Conte e s’ingroppava la Carrà in diretta in una sequela di fave in tutti i dialetti: un rosario dai grani anarchici e dispersi … senza un filo tutti i “Misteri” venivano svelati.
Il Papocchio regalò una Bic al Papa perché non aveva altro nelle immense tasche, tanta fantasia in quel gesto d’inchiostro accettato con innocenza come una viva reliquia d’opportunità.
Poi d’un tratto, in una Repubblica che si festeggia addosso e in solitudine, la tv in cucina accesa. Ed ecco un omino scapigliato ma elegante che parla da solo di qualcosa che dice d’amare ma che vuol, da incapaci, far cambiare. Non lo riconosco subito e chiedo a mia madre:
Maestra (mia madre ama le formalità e gradisce mantenere una certa distanza), che è quel ch’i’ odo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?”.
Ed ella a me …
Questo misero modo
tegne l’anima triste di colui
che visse sanza infamia e sanza lodo.
Il mio sguardo si fa triste e deluso, riconosco voce e gesti, e abbandono le braccia lungo i fianchi.
Ma la genitrice, non paga, mi illumina ancora sino al disincanto:
Mischiata è a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Allora io in un moto di esasperata apologia corro in difesa dell’omino e replico:
Maestra, norma da sublime Carta di libertà e giustizia recita: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” “Anche se il pensiero dell’omino non è il nostro è suo diritto manifestarlo.”
Ma lei, ben più savia e forte replica: «Figliuol mio», ciò che accade è grave. Genera e promuove diseguaglianza, infatti: E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. “Per non parlare che il medesimo e nobile documento è assai accorto contro chi lo vuol, con somma ignoranza, forzare … difatti recita”: “L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.”
Oramai disarmato e tristo mi arresi agli ineccepibili argomenti! Come avrei potuto contestare tali sagge – e vive – parole solo per difender quell’omino che un tempo fu tanto poetico e illuminante? Era impossibile .
Ora era lì, continuava a parlare, ma senza luce negli occhi e con un cavallo dei pantaloni fatto su misura … . La delusione mi abbracciò come una maledizione e insieme – la mia maestra ed io – spegnemmo con lacrimoso languore la televisione e andammo tristi a letto:
e balenò una luce vermiglia
la qual mi vinse ciascun sentimento;
e caddi come l’uom cui sonno piglia.
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Fonti Foto: vignetta di Gianni Falcone
Fotomontaggio Danilo Santini ArsenaleK