Amalassunta, la barca che diventerà una scuola in Amazzonia

Amalassunta

In autunno, lo scrittore Angelo Ferracuti e il fotografo Giovanni Marrozzini, taccuino e macchina fotografica alla mano, si avventureranno in un viaggio di 2 mila chilometri sul Rio Negro. I due reporter affronteranno una navigazione di circa tre mesi a bordo di Amalassunta, una barca a motore comprata proprio per intraprendere quest’avventura. Partiranno da Manaus, nel nord del Brasile, per arrivare alle sorgenti del Rio Vaupés, in Colombia. 

Abbiamo scelto di chiamarla così pensando alle Amalassunte di Osvaldo Licini – spiega Angelo Ferracuti – Per lui era una figura che esaltava l’eros, la vita, quella che chiamava “la luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità“. Mi sembrava una bella suggestione e anche un omaggio a un grande artista nato vicino a Fermo, la nostra piccola città. L’idea di attraversare il Rio Negro con una imbarcazione su cui è disegnata una di queste figure mi sembra possedere una grande potenza dell’immaginario. Insomma, un buon viatico per un viaggio di questo tipo.”

Alla fine del viaggio la barca ritornerà a Manaus e verrà donata all’Associazione ‘Piccolo Nazareno’, una ONG specializzata nel lavoro con bambini e adolescenti che vivono per strada e le loro famiglie. Amalassunta diventerà una scuola galleggiante con una biblioteca itinerante per i villaggi della zona, dove si potrà studiare, discutere e confrontarsi. 

“Vogliamo raccontare i popoli nativi, alcuni dei quali in via di estinzione, minacciati da taglialegna, cercatori d’oro, multinazionali.” Per farlo, i due reporter hanno lanciato una raccolta fondi su Gofundme destinata a coprire le spese per i lavori di restauro di Amalassunta, l’equipaggio e l’acquisto di strumenti di navigazione. “Aiutateci a realizzare il nostro sogno” – concludono gli ideatori di questo straordinario progetto.

Il progetto

Questo viaggio fa parte di un più ampio progetto denominato Selva Oscura. In viaggio nella foresta amazzonica“, iniziato dai due reporter nel 2016. Un racconto sulla natura, i paesaggi e gli abitanti di un luogo ricco di storie, credenze ed antiche usanze. L’idea è quella di raccontare i cambiamenti e le involuzioni sempre più devastanti in un mondo globalizzato a caccia delle ultime risorse disponibili. Ma anche la natura bellissima e dominante, le culture e i gruppi etnici che la abitano.

“A spingermi ad intraprendere questi viaggi in Amazzonia – spiega Angelo Ferracuti – è stato il fatto che l’Amazzonia oggi è diventata un simbolo. Un luogo dove si concentrano tutte le contraddizioni del mondo globalizzato e dove multinazionali predatorie occidentali provocano deforestazione e allevamenti intensivi favorendo le grandi lobbies dell’agro-business. Così come mi interessano le minacce culturali, le contaminazioni in corso tra società affluenti e consumistiche e culture originarie, anche le forme di resistenza di quest’ultime. Poi ci sono anche altre componenti, tipiche del reportage, il desiderio di scoperta, l’avventura, la voglia di conoscere realtà lontanissime, culture profondissime, luoghi naturali di una bellezza struggente.”

La chiglia blu di Amalassunta, immersa nelle torbide acque del Rio Negro, navigherà attraverso una delle aree geografiche più importanti e meno conosciute del mondo. La foresta amazzonica rappresenta infatti un patrimonio culturale inestimabile da cui dipende l’intera esistenza del nostro pianeta. Un vero e proprio regno di biodiversità, acque dolci e più di 30 milioni di specie animali.

L’immensità della foresta

Le grandi foreste hanno il dono di attirare i prodigi“, scriveva Félix Bellamy. E l’Amazzonia, prima di tutti, è il luogo che da sempre ha attirato la curiosità di studiosi, biologi, fotografi e scrittori. A partire dall’antropologo Lévi Strauss, che nel 1955 pubblicò il saggio “Tristi Tropici” , in seguito alla sua permanenza in Brasile durante la quale effettuò diverse spedizioni di ricerca etnografiche tra alcune tribù della zona meno conosciute. Il reporter Normann Lewis nel 1969 pubblicò “Genocidio” , il reportage sullo sterminio delle popolazioni indigene che portò alla nascita di Survival International, l’organizzazione mondiale per la tutela dei diritti degli indigeni. Il fotografo Sebastiao Salgado, l’antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoss, il cineasta Herzog e molti altri.

Ognuno di loro è stato in grado di mostrarci l’eterna armonia della natura e la sapienza di centinaia di lingue differenti. Ci hanno trasmesso l’enigmaticità e la sacralità di questa terra ferita, che adesso, dovremmo sentire il bisogno di tutelare e proteggere. “L’Amazzonia delle riserve estrattive, quelle volute da Chico Mendes – continua Angelo Ferracuti – diventa il simbolo di una possibile e diversa economia che rispetti l’ambiente e le persone, di un’economia umana di rigenerazione e conservazione dell’ecosistema. Come afferma lo sciamano Davi Kopenawa, i popoli indigeni sono di fatto l’ecologia, i veri custodi della foresta.” 




Il viaggio

Il viaggio sul Fiume Del Mondo a bordo di Amalassunta partirà da Manaus, in Brasile. I due reporter attraverseranno i parchi nazionali del Rio Negro, Pico da Neblina e il Jaù. A Sao Gabriel da Cachoeira incontreranno il popolo Kama, gruppo etnico animista che conta solo un centinaio di individui rimasti. Ma si tratta solo di uno dei numerosissimi popoli che vivono lungo le sponde del fiume. Durante la navigazione infatti entreranno in contatto con le tribù dei Dessana, dei Mapuche e dei Baniwa, raccontando la loro piccola ma immensa realtà e i loro habitat, attaccati dai taglialegna e minacciati dalle attività petrolifere.

Una volta varcato il confine colombiano, a San José del Guaviare racconteranno la difficile condizione della tribù dei Nukak-Makù che vive lungo le sponde del fiume El Guaviare. A partire dal 1988, metà della popolazione della tribù è morta a causa di malattie e della violenza inflitta dai taglialegna e dai coltivatori di coca, che si sono appropriati delle loro terre. Il territorio è inoltre occupato dal FARC, un’organizzazione guerrigliera  comunista fondata del 1964 e da allora in conflitto con il potere centrale.

Un viaggio mosso dalla passione e dall’immensa responsabilità del raccontare, dal potere delle parole e delle immagini. Un sogno che vuole portare istruzione e cultura ai giovani di Manaus. Ad accompagnarli nella loro impresa ci sarà la celebre frase del film di Herzog: “Chi sogna può muovere le montagne.”

 

Annie Francisca

 

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