All’Istituto Alfredo Aspri di Fondi, un caso di forte impatto e discriminazione sociale ha visto dodici studenti italiani, iscritti alla prima elementare, ritirati dai propri genitori prima dell’inizio delle lezioni. La motivazione alla base di questa decisione risiederebbe nella percezione che nelle classi fosse presente un numero eccessivo di alunni stranieri nelle classi. Le famiglie hanno infatti espresso preoccupazioni riguardo alla presunta difficoltà di integrazione tra gli studenti italiani e stranieri e sull’alterazione dell’equilibrio didattico delle classi. I genitori si sono inoltre lamentati della nuova soluzione di riequilibrare le classi con bambini di origine italiana, pakistana e albanese.
La preside dell’istituto, Adriana Izzo, ha manifestato profondo rammarico per la situazione, definendo la decisione dei genitori “dolorosa e amareggiante”. In un’intervista rilasciata, Izzo ha spiegato che, a seguito delle iscrizioni, si sono create tre classi distinte: una composta esclusivamente da alunni di origine indiana e bengalese, una con albanesi e pakistani, e un’ultima di soli studenti italiani.
La comunità indiana in prima linea contro la divisione
La decisione delle famiglie italiane di sollevare 12 unità dalla scuola di Fondi per i troppi alunni stranieri nelle classi, ha scatenato una forte reazione nella comunità indiana di Fondi, particolarmente radicata e numerosa, con oltre 4.000 persone residenti nella città. Il presidente della comunità, Gurmukh Singh, ha assunto il ruolo di portavoce dei genitori stranieri, criticando la separazione delle classi e chiedendo un immediato intervento per riequilibrare la situazione.
“Si parla tanto di integrazione, ma qui si sta tornando indietro”, ha dichiarato Singh, sostenendo che il modello governativo di integrazione è semplicemente quello di dividere le classi per nazionalità. Dopo le dichiarazioni del presidente della comunità indiana, anche le famiglie hanno dichiarato di voler ritirare i loro figli dalla scuola.Questa vicenda ha portato alla luce non solo le difficoltà di gestione delle classi in contesti scolastici multietnici, ma anche il timore che la separazione tra alunni italiani e stranieri possa minare il processo di integrazione, creando divisioni all’interno della comunità scolastica e favorendo un clima di diffidenza.
L’Intervento dell’Ufficio Scolastico Regionale: La necessità di un bilanciamento
Dopo le proteste e il malcontento crescente per i troppi alunni stranieri nelle classi, l’Ufficio Scolastico Regionale (Usr) del Lazio è intervenuto sulla questione. In una nota inviata alla preside Izzo, l’Usr ha chiesto un immediato riequilibrio della composizione delle classi prime, con l’obiettivo di ripristinare un giusto bilanciamento tra studenti italiani e stranieri. L’intento è quello di garantire una maggiore inclusività e di evitare la formazione di “classi ghetto” che potrebbero alimentare ulteriori tensioni e incomprensioni tra i genitori e i docenti.
La preside Izzo ha dichiarato che il problema è sorto a causa di un aumento imprevisto di iscrizioni di alunni di origine straniera, che ha fatto salire la percentuale di studenti non italiani ben oltre il 50%. Questo ha provocato una rapida e significativa migrazione di studenti italiani verso altre scuole della zona. Izzo ha però rassicurato che, attraverso una riorganizzazione delle classi e l’adozione di nuovi modelli didattici collaborativi, le criticità emerse saranno superate.
La preside della scuola di Fondi ha dichiarato però quanto l’intera situazione la abbia rattristata, proprio perché in netto conflitto con i “principi e valori che ispirano il mio operato come persona prima e come dirigente scolastico nella pratica quotidiana”, ha affermato in un’intervista a La Repubblica.
A prendere parola è stata anche l’Anpi di Fondi, che ha denunciato le forme più o meno celate di discriminazione tra le famiglie e, presto, tra i bambini del paese in provincia di Latina. “La scuola deve includere e non discriminare” ha affermato la comunità antifascista, anche se ha riconosciuto la potente storia fascista che la scuola porta con sé.
Un problema ricorrente nelle scuole italiane
Il tema della gestione con una forte presenza di alunni stranieri nelle classi non è nuovo nel panorama scolastico italiano. Già in passato, si sono verificati casi analoghi in diverse regioni del Paese. Dopo un caso di polemiche e in Trentino-Alto Adige, fu pubblicata una circolare dell’ex ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini che fissava al 30% la quota massima di studenti stranieri per classe, con un tetto flessibile in determinate circostanze.
Nonostante questa linea guida, il caso di Fondi ha dimostrato come, in alcune scuole, la presenza di alunni stranieri nelle classi possa superare significativamente questa soglia, creando disagio tra i genitori italiani. Quel disagio di cui si parla è solamente una profonda xenofobia nei confronti degli immigrati.
Nel caso di Fondi, la preside Adriana Izzo ha assicurato che la scuola sta lavorando per trovare soluzioni inclusive. Verranno riorganizzate le classi, implementando modelli didattici più aperti e collaborativi, in grado di rispondere alle esigenze individuali di ogni studente, indipendentemente dalla loro origine. La priorità dell’istituto è quella di garantire il successo formativo di tutti gli alunni, senza che nessuno rimanga indietro.
Nel frattempo, anche il Ministero dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato delle misure concrete per aiutare le scuole con una forte presenza di studenti stranieri. A partire dal 2025, in tutte le scuole in cui la percentuale di alunni stranieri nelle classi con carenze linguistiche sarà superiore al 20%, verrà assegnato un docente di supporto. Questo insegnante avrà il compito di affiancare le classi, fornendo lezioni di potenziamento per colmare le lacune linguistiche.
La vicenda di Fondi rappresenta un caso emblematico di come la crescente diversità nelle scuole italiane richieda un maggiore impegno nell’inclusione. La gestione equilibrata delle classi e il superamento delle divisioni culturali e linguistiche sono sfide che il sistema scolastico dovrà affrontare sempre di più nei prossimi anni. La speranza è che, attraverso interventi educativi mirati e specializzati, sia possibile creare ambienti scolastici dove ogni studente possa sentirsi accolto e parte integrante della comunità.