Dal 26 febbraio Altered Carbon è tornata su Netflix con la seconda stagione, riportando sullo schermo il fascino intramontabile del cyberpunk.
Se la prima stagione di Altered Carbon ci aveva lasciati con il fiato sospeso fino all’ultimo episodio, la seconda non si preannuncia da meno. Torna il protagonista Takeshi Kovacs esattamente dove lo avevamo lasciato, alla disperata ricerca dell’amata Quell, non senza l’aiuto dell’A.I Edgar Allan Poe. Assieme a loro ritroviamo il mondo futuro in cui l’identità umana può essere contenuta in una “pila corticale” scambiabile da un corpo sintetico all’altro. Il potere è ancora in mano ai corrotti Mat (Matusalemme) coloro che possono assicurarsi l’immortalità attraverso infiniti corpi, per continuare a controllare la società. Una distopia in piena regola, dominata da guerriglie continue tra ribelli e governi, in cui tutto è permesso in nome di una possibilità di vita perpetua.
https://m.youtube.com/watch?v=al2rc30nuq4
Dopo il successo della prima stagione di Altered Carbon, del sequel di Blade Runner, ma anche con il boom di videogiochi come Cyberpunk 2077, sembra che il cyberpunk sia ufficialmente tornato alla ribalta. Sono gli anni Ottanta quando questa corrente, inizialmente letteraria, si stacca dalla fantascienza grazie agli autori Benhnke e Gibson. Questa prende caratteristiche estetiche e tematiche precise quali la presenza di cyborg, droghe sintetiche, neon, spazi virtuali, non senza un pizzico di gotico e romanticismo.
Ma perché a 40 anni dalla sua nascita il cyberpunk continua a piacere così tanto? Probabilmente perché i mondi portati in vita dalla corrente sono sempre più simili alla nostra realtà quotidiana. Ogni giorno ci interfacciamo con intelligenze tecnologiche sempre più reali, Amazon Alexa e Google Home tra qualche anno potrebbero avere un’immagine olografica esattamente come il carismatico A.I della serie. Così come nel futuro i nostri profili social potrebbero essere delle vere e proprie pile corticali per riportarci in vita, come prospettato dalla start-up Humai. Tuttavia esiste un ulteriore motivazione. Ogni storia ha come sfondo una società distopica in cui ci riconosciamo sempre di più: discrepanze sociali, economiche, dominio del capitalismo e delle multinazionali, distruzione dell’ambiente, nuove malattie senza cura, guerre per le risorse. Il cyberpunk è ormai il nostro presente.
Anna Barale