Vivere rinnegando la propria realtà – Gli architetti e docenti statunitensi Ronald Rael e Virginia San Fratello hanno istallato delle altalene nel mezzo del muro tra USA e Messico; la scena, visibile in un video, mostra i bambini giocare insieme.
Il video è chiaro; stiamo trattando una tematica le cui immagini parlano da sé.
L’istallazione, a detta di Rael, racchiude un messaggio ben preciso:
I popoli di Messico e Stati Uniti sono dipendenti l’uno dall’altro: le altalene mostrano che si può giocare insieme, ma che siamo comunque divisi da una politica nazionalista, che ha tagliato le nostre relazioni. Ma ciò che succede da un lato ha un effetto sull’altro, esattamente come su un’altalena
L’analogia espressa è molto chiara e lascia poco spazio ad altre interpretazioni; la frecciatina a Trump è altrettanto evidente. Tuttavia, il disguido sociale in atto lascia presagire tutt’altre (non)reazioni e, soprattutto, un epilogo sufficientemente scontato. Partiamo con la costatazione secondo cui la sicurezza politica del presidente degli Stati Uniti è ormai conclamata: nel caso specifico, i fondi ci sono; i federali hanno dato il loro consenso. Il muro si farà.
Partendo da qui, l’altalena USA-Messico assume tutt’altro aspetto culturale: da espressione artistica ad ennesima formula di facciata. Non mi fraintenda il lettore, non si sta discutendo sull’utilità o inutilità dell’opera, ma proposta un’analisi. Ogni forma di espressione etica e morale passa sempre per il cittadino: in base al livello estetico (quindi l’impatto), le reazioni cambiano di volta in volta. Tenendo conto di ciò, l’istallazione dei professori assume già una fisionomia ben precisa, considerata la moltitudine di speculazioni che si possono fare in merito. Non è certo il primo “atto di bontà” all’insegna del buon costume, giusto?
L’opera di “facciata” sta nell’essere portatrice del medesimo, “banale” messaggio; per “banale”, definiamo una concetto già noto e più volte esternato (sia in ambito speculativo che con le intenzioni migliori). Ora, è chiaro che buona parte dell’Europa e dell’oltreoceano vive attualmente una situazione politica che influisce pesantemente sul panorama sociale. Il tema riguarda proprio l’integrazione, il riconoscimento dei propri simili, la fiducia nello straniero, nozioni praticamente sinonime tra loro; motivo per cui le problematiche migratorie “infarciscono” il singolo cittadino giornalmente.
Non solo: il termine “migrazione” ha assunto ormai un valore fortemente ideologico. La consapevolezza storica è quasi svanita nel nulla, per cui tutte le motivazioni derivate dal colonialismo e i flussi migratori dei decenni successivi non fanno parte di un bagaglio culturale standard. La sfrontatezza sui social, lo scontro verbale e le manifestazioni anti-etiche ne sono una dimostrazione.
In un panorama simile, l’altalena USA-Messico diventa uno specchietto per le allodole. Certo, qui si sta generalizzando: ovviamente, la percentuale di cittadini che vuole abbattere il muro – in ogni senso – è molto alta e variegata. Di rimando, la mercificazione della cronaca nera ed il continuo influsso d’informazioni ci spinge a percepire un mondo a rotoli – e non ci sarebbe biasimo in questo.
Tuttavia, ogni singola espressione antropologica avviene per un motivo e diviene, col tempo, meccanismo storico. In fondo, ci siamo già passati. La comprensione di ciò che accade è plausibilmente l’unica via possibile per identificare ogni problematica. Uno sguardo al passato non può che fare bene, ma solo se fatto con coscienza e un minimo di senso etico. L’attuale stato mondiale ha portato all’elezione di personaggi come Donald Trump, il che è tutto dire: il cittadino non punta più sulla cultura ed il raziocinio; pretende, piuttosto, la reazione di pancia, il “cotto e mangiato”, una buona soluzione capace di promettere la luna, anche senza averla mai avuta in tasca.
L’altalena USA-Messico è un piccolo gioiello artistico ma, soprattutto, sociale: racconta un mondo ancora possibile, spensierato e unito. I bambini sono sempre stati espressione di questo, anche se, perfino loro, giungono ormai ad essere banalizzati. Questo è ciò che mortifica e mortificherà la ragione, nonché i traguardi conquistati in secoli di storia. Una frase che si sente spesso dire è che “la storia è ciclica”, ma forse perfino questa enunciazione finisce per essere una scusante; di ciclico, semmai, ci sono solo gli errori degli esseri umani.
Eugenio Bianco