Siamo nel 1974 in Spagna, Francisco Franco ormai malato da tempo, passa il testimone di capo di Stato a Juan Carlos di Spagna. Franco muore il 20 Novembre 1975, e in tutta la Spagna, dopo anni caratterizzati da un regime autoritario di repressione culturale, artistica e censura, si respira un’atmosfera di libertà politica e di associazione, che porteranno il 15 Giugno 1977 alle prime elezioni democratiche.
Sembra che la scena culturale stia aspettando solo il genio artistico di Pedro Almodòvar.
E’ proprio in questi anni di fermento culturale post-franchista che si forma la figura di Almodòvar.
Nato nel 1949 a Calzada de Calatrava, si trasferisce con la famiglia in Estremadura quando ha otto anni, per poi spostarsi a sedici anni a Madrid per studiare alla Scuola Nazionale di Cinema.
Dopo un lungo periodo passato a lavorare in una compagnia telefonica locale, alla fine degli anni settanta inizia a girare i primi lungometraggi.
Contemporaneamente da vita ad una serie di intrattenimenti come la scrittura di fumetti, le collaborazioni con diversi quotidiani locali, la recitazione, e forma una compagnia di teatro indipendente: ‘’Los Goliardos’’.
Nel 1989 è alla regia del suo vero primo film ‘’Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón’’.
Pepi è una frizzante ragazza moderna dell’epoca post-franchista, che ha l’intento di vendere la sua verginità al vicino di casa.
Ma essendo stata imbrogliata, non riceve nessuna somma di denaro, così adesca la sorella minorenne del suo vicino e la catapulta in una comunità lesbica madrilena.
Sono anni di insicurezza economica e lavorativa questi che caratterizzano la vita di Almodòvar.
Grazie a questo suo primo film, Pedro riceve i finanziamenti per fare il secondo film, e nel 1985 fonda, insieme al fratello, la casa di produzione ‘’El Deseo ’’.
La fondazione della casa di produzione è un momento molto importante perché gli permetterà di produrre e girare film in totale libertà senza alcuna censura.
La fama mondiale arriva nel 1988 con il film ‘’Mujeres al borde de un ataque de nervios’’.
Un triangolo amoroso, o forse più esagono, in cui la protagonista Pepa riceve un messaggio dal suo amante, che le comunica di stare partendo per Stoccolma.
Da qui una serie di equivoci portano la protagonista, sul finale, a trovare il senso ad una situazione che potrebbe essere complicata, ma è molto più semplice. Ossia che le persone che vogliono starti vicino lo fanno senza essere forzate, e non bisogna elemosinare nessun tipo di attenzione.
Questo è uno dei punti che caratterizza lo stile di Pedro.
Sempre reale, con i suoi personaggi folkloristici ci da la visione più vera dell’essere umano.
Nei suoi film va a toccare tutte quelle situazioni delicate di marginalità che fanno acquistare quel senso di verità delle storie.
Dalla fine degli anni Ottanta i suoi personaggi, da prima provocanti e seducenti, cominciano a prendere una forma più drammatica e sofferente.
Il 1990 è l’anno di consacrazione definitiva come genio del cinema.
Con ‘’Todo sobre mi madre ’’ supera se stesso e le aspettative della critica.
I suoi personaggi hanno una storia che è complementare, da Manuela, Rosa e la magnifica Agrado.
Tre donne molto diverse e molto forti, che nonostante le difficoltà e i dolori che la vita gli ha messo davanti si sono sempre rialzate e hanno combattuto.
Tutte loro sono unite da una quarta persona, la chiave del film.
Almodòvar di frequente collabora con gli stessi attori, soprattutto con le donne, quali Penelope Cruz, Carmen Maura e Julieta Serrano.
Oltre che interpretare i suoi film questi personaggi formano una famiglia che conoscono e soddisfano esattamente le richieste del regista.
Spesso il tema principale dei suoi film è la rabbia provata dalle donne nei confronti degli uomini.
Tradimenti e violenze psicologiche sono sempre di passaggio nelle vite dei suoi protagonisti.
Si può sostenere senza dubbio che Pedro Almodòvar con il suo talento innato e il suo stile unico è uno dei geni cinematografici del nostro tempo.
Veronica Ganguzza