Almirante era fascista, e per lui antifascista era un insulto

Almirante

Nel 1987 Giorgio Almirante fu ospite di Giovanni Minoli a Mixer. L’intervista è molto interessante e svela alcuni punti passati (ultimamente) sotto traccia.

Il Movimento Sociale Italiano

Il Movimento Sociale Italiano (MSI) fu fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana (RSI)ed ebbe come simbolo la fiamma tricolore (della quale si è parlato molto in questo periodo).

Tra i fondatori ci furono Giorgio Almirante, Pino Romualdi ed altri ex esponenti del regime fascista e del governo “repubblichino”. Il movimento fu fondato «in opposizione al sistema democratico per mantenere viva l’idea del fascismo» nell’Italia repubblicana.

Il MSI non condannò il fascismo, ma sottolineò di non aver alcuna intenzione di riportare in vita il vecchio regime. Questa posizione è riassumibile nella famosa frase coniata da Augusto De Marsanich (segretario e presidente in varie fasi): «Non rinnegare, non restaurare».

Il movimento fu di chiara ispirazione neofascista, diventò poi post-fascista e assunse infine posizioni conservatrici. Nel 1972 acquisì la denominazione MSI- Destra Nazionale grazie all’unione con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica.

Sul piano economico i “missini” si attestavano su tesi anti-globaliste, legate all’idea corporativa e scettiche verso il libero mercato.

Tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ’80 il movimento si spostò verso l’accettazione delle regole costituzionali e democratiche (rimasero in realtà alcune componenti legate al fascismo, in particolare la corrente guidata da Pino Rauti). Questo cambio e questa transizione ideologica portarono infine alla “Svolta di Fiuggi” e al cambio del nome.

Il 27 gennaio 1995 nacque così Alleanza Nazionale, ma alcuni esponenti fondarono il Movimento Sociale Fiamma Tricolore.



Le posizioni di Giorgio Almirante

Per assicurare stabilità al governo occorre che il Presidente del Consiglio non sia tratto fuori dal forcipe della partitocrazia, ma venga nominato dal Presidente della Repubblica direttamente. Affinchè questo avvenga, e a sua volta il Presidente della Repubblica non sia servo della partitocrazia, deve essere eletto direttamente dal popolo. Ecco i lineamenti di una Repubblica presidenziale moderna. Aggiungo che il Parlamento stesso deve essere liberato dalla servitù alla partitocrazia, allora noi vogliamo una sola Camera, che al 50% sia rappresentativa delle forze politiche liberamente elette e per l’altro 50% sia rappresentativa delle categorie del mondo del lavoro e della produzione.

Almirante era fascista, senza se e senza ma. Come vedremo tra poco considerava la parola “antifascista” un insulto e parlava diffusamente della sua esperienza nella RSI e del suo rapporto con Mussolini. Dall’affermazione appena riportata si capisce però che era anche favorevole ad una riforma presidenziale e ad una Camera con forti richiami corporativi.

Il leader missino fu convintamente fascista fin da giovane e fu redattore e dirigente del periodico La difesa della Razza”. La rivista di regime appoggiò e divulgò le leggi e le ideologie razziali e razziste, le quali segnarono la svolta antisemita e razzista del fascismo.

Uno dei suoi articoli più citati venne pubblicato il 5 maggio del 1942:

Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei. Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue.

Nella sua vita politica nell’Italia repubblicana Almirante dichiarò di essersi ravveduto su quelle parole e su quelle scelte. Il pentimento sulle leggi razziali fu l’unico passo indietro (insieme al rispetto per la libertà acquisita dal popolo dopo il regime) rispetto all’ideologia fascista, mai tradita.

Si schierò inoltre contro il divorzio (del quale aveva usufruito) per disciplina di partito, in quanto la sua posizione favorevole era minoritaria in quel frangente.

Doverosa è però una precisazione: Giorgio Almirante fu un esponente politico capace e rispettato, anche dai suoi avversari. La scena di Almirante in fila, come un qualsiasi cittadino, al funerale di Enrico Berlinguer, restituisce l’immagine di un uomo che aveva avversari, non nemici, e che aveva imparato a rispettare le idee altrui.

L’intervista con Giovanni Minoli

Nella famosa intervista (integralmente presente nel link qui sopra) Minoli chiese ad Almirante di raccontare di quando nel ’63, a conclusione di un congresso del MSI, “insultò” Michelini (allora segretario) dandogli dell’antifascista. Ecco la risposta:

Io non ricordo di aver mai dato dell’antifascista a nessun fascista, e Michelini non meritava certamente quell’eventuale insulto. Mi fa piacere che lei lo consideri un insulto.

Sulla sua appartenza al fascismo dichiarò:

Non sono mai stato obbligato a diventare fascista o a continuare a essere fascista nei tempi buoni e felici in cui essere fascista poteva rappresentare una comodità o un vantaggio, sarebbe vergognoso da parte mia, adesso che essere fascista rappresenta un pericolo o uno svantaggio, non insistere.

E ancora, sulla Camera dei Deputati disse:

Non parlo di Montecitorio come aula sorda e grigia, per carità, ma parlo di aula vile e incapace. Se questa è la democrazia io democratico non sono.

La puntata di Mixer del 29 aprile 1987 (da vedere nella sua interezza) è sicuramente un pezzo di storia recente ed è utilissima per inquadrare molti aspetti del personaggio politico Almirante.

Nell’intervista Almirante parla anche del “teneroricordo che aveva di Mussolini, ma anche delle cose che non rifarebbe.

Risulta evidente che la sua opposizione non era legata a un governo o a una maggioranza, ma al sistema nella sua interezza. Almirante aspirava ad un cambio della Costituzione che potesse favorire un’alternativa di destra.

Questo è il riferimento della destra di oggi. Certamente il tempo modifica e addolcisce, ma non tutto, e soprattutto  non tutti.

Una curiosità

Il 12^ articolo delle Disposizioni Transitorie della Costituzione Italiana vietava l’elezione dei personaggi legati attivamente al regime fascista nei cinque anni successivi all’approvazione della Costituzione. In teoria Almirante, in quanto Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Popolare della Repubblica di Salò, non sarebbe stato eleggibile fino al 1953. Fu invece, e nonostante tutto, Deputato della Repubblica Italiana dal 1948 e per i successivi quarant’anni.

Non subì quindi gravi ripercussioni e anche il confino al quale fu condannato durò pochissimo.

Un prodotto italiano IGP: il prosciutto negli occhi

Quando si parla di fascismo come ideologia lontana “da riconsegnare alla storia” non tornano i conti. Le posizioni odierne di molti esponenti di Fratelli d’Italia rispecchiano evidentemente alcune posizioni del MSI e di Giorgio Almirante. La stessa Meloni, ai tempi della sua candidatura a Sindaca di Roma, propose l’intitolazione di una strada della Capitale ad Almirante.

Le idee fasciste di Almirante, peraltro nette e chiare, sono il punto di partenza dal quale sono arrivati Alleanza Nazionale e poi Fratelli d’Italia.

Se la “Svolta di Fiuggi” ha seriamente allontanato la nuova destra italiana dal fascismo, ad oggi molti atteggiamenti e idee estreme (per non parlare delle simpatie per Vox ecc)  hanno pericolosamente riportato in auge alcuni aspetti.

Se è vero che non esiste un rischio fascismo, è altrettanto vero che la storia non si ripete mai uguale a se stessa. Giorgia Meloni abbia il coraggio di allontanare definitivamente dal partito chi sfodera vecchie liturgie, inaccettabili forme di razzismo, saluti romani, croci celtiche e tanto altro.

Affermare di non essere nati durante il fascismo non serve a nulla, se non a voler nascondere, a voler mettere il prosciutto negli occhi.

Chiudo con una frase di Francesco Guccini, detta durante un’intervista con Diego Bianchi nella trasmissione Propaganda Live su La7:

Meloni dice che quando è nata il fascismo non c’era più, però si dice cristiana, e quando è nata lei anche Cristo era morto.

Alessandro Milia

 

Exit mobile version