Venerdì c’è stato l’ennesimo sciopero da parte dei dipendenti di Almaviva. Questa volta è toccato alla sede di Milano, considerata da Almaviva un fiore all’occhiello. Grazie la grande partecipazione alla manifestazione questo ha riaccendere i fari sulla società. Dopo le sedi di Palermo, Napoli e Roma anche Milano entra in crisi. Questa crisi è derivata dalla mancata conferma dell’appalto di Eni che ha fatto scendere del 25% la produttività aziendale. Eni era quasi costretta a togliere l’incarico alla società per via del protocollo di autoregolazione sulle attività di call center siglato insieme ad altre 12 società a Palazzo Chigi. Questo documento prevede che nessuna di queste società può appaltare incarichi a società che adottano la delocalizzazione. Eni aveva le mani legate per non violare l’accordo. Almaviva spiega che Eni aveva in pratica preso il controllo di una parte del call center, la parte gestita dal gruppo di outsourcig; il personale di questo gruppo se non ha altri bandi non può essere spostato in altre posizioni neanche con la clausola sociale. La soluzione di Almaviva per ridurre i costi sono le stesse proposte a Palermo, Napoli e Roma. Le prime due sedi hanno accettato l’accordo mentre la terza sede, Roma, ha rifiutato con il licenziamento di 1666 persone. Questa estate è arrivata anche la sentenza del Tribunale del Lavoro che ritiene legittimi questi licenziamenti , la causa per il giudice sarebbe da attribuire alla divisione interna della Cgil che avrebbe fatto fallire l’accordo. La questione di Milano viene spiegata dal segretario del Slc Cgil Francesco Aufieri: “ Almaviva ha convocato le Rsu e ha spiegato che, visto il grosso buco causato dall’addio di Eni, per salvare tutto il sito bisognava accettare accordi simili a quelli di Palermo e Napoli. In entrambe le intese i lavoratori hanno accettato di non vedersi erogati gli scatti di anzianità e il tfr, per la durata di tre anni a Napoli e un anno e mezzo a Palermo. In più, la sede napoletana ha anche dato l’ok a un sistema di telecontrollo che noi riteniamo insostenibile”. Il personale della sede di Milano rifiutano di trattare sia sui scatti che sul tfr ma ci sarebbe un accordo che potrebbe andare bene per Filstel Cisl e il Rsu “Si al telecontrollo, peraltro non a tempo ma per sempre, e per tre anni mano libera su gestione del rol, straordinari sostituiti con banca ore e altre flessibilità”. Slc Cgil e Uilmcom non hanno firmato e hanno indetto un referendum tra i lavorato, il 75 % ha rifiutato l’accordo. Questo avveniva lunedì e martedì sono partite 65 lettere di trasferimento. Queste persone entro il 3 novembre si sarebbero dovute trasferire dalla sede Almaviva di Milano a quella di Rende vicino Cosenza. Secondo il segretario Slc Cgil questo trasferimento sarebbe stato mandato “Anche a donne in maternità e personale in 104”. Per bloccare i trasferimenti è intervenuto il ministro dello sviluppo Carlo Calenda accusando che si “configurerebbero licenziamenti, anche se mascherati”. Almaviva accetta di sospendere i trasferimenti in attesa di un incontro in sede ministeriale previsto nei prossimi giorni per “la necessaria definizione di un’intesa che garantisca l’indispensabile equilibrio del sito produttivo”.
CD