Alluvione in Emilia Romagna: ecco la situazione

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L’alluvione in Emilia Romagna è catastrofica: in 15 giorni è caduta la pioggia che normalmente cade in 7 mesi, 20.000 sfollati, il numero delle vittime sale di giorno in gionro, miliardi di euro di danni. La situazione è tragica e no, non è solo maltempo.


Aggiornamento 20 Maggio:

Aggiornamento 19 Maggio:

L’alluvione in Emilia Romagna

Tra la notte di domenica 15 maggio e ieri ci sono state 16 bombe d’acqua, forti temporali con violente raffiche di vento e fulmini, sono esondati 21 fiumi che hanno allagato campagne e città in quasi tutta la regione. Dopo quella di inizio maggio questa è la seconda alluvione in Emilia Romagna.

I comuni coinvolti sono almeno 37, i più colpiti Cesena, Forlì e Ravenna. Inoltre, sono state segnalate 250 frane distribuite in 48 comuni. La viabilità è interrotta ed estremamente difficoltosa anche per i mezzi di soccorso che faticano a raggiungere alcune aree sommerse dall’acqua dove, però, ci sono ancora persone da salvare. Sono più di 400 le strade interrotte, alcuni tratti dell’Autostrada A14 sono stati chiusi, è stato vietato il transito su molti ponti. Il trasporto ferroviario è quasi completamente bloccato. Alcuni blackout hanno interrotto illuminazione e comunicazioni, a questo si aggiunge l’interruzione della distribuzione di acqua potabile in alcune zone della regione.

Ci sono più di 20.000 sfollati e 4 dispersi. Chi non ha più un luogo dove stare viene ospitato nei punti di accoglienza distribuiti nei vari comuni: palestre, cinema, teatri e tutto quello che può essere riconvertito in un rifugio sicuro lontano dall’acqua.

Le vittime, per ora, sono 9. Una donna è stata ritrovata a 20 km da casa sua: la piena del fiume Savio l’ha trascinata fino al mare.

“Mettere in salvo la popolazione”

I danni sono incalcolabili ma prima di iniziare a pensare alla ricostruzione è necessario mettere in salvo la popolazione. Il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, è stato chiaro:

Abbiamo la necessità di far sì che questo disastro, questa catastrofe, non si trasformi in una tragedia, quindi tutto il nostro impegno in queste ore è focalizzato sul mettere in salvo le persone che ancora adesso sono in pericolo. Poi conteremo i danni, poi ricostruiremo tutto, poi cercheremo le risorse per ripartire. Ma in questo momento dobbiamo evitare che il disastro si trasformi in tragedia.

L’allerta meteo

Per oggi rimane ancora in vigore l’allerta rossa: scuole chiuse, invito a restare in casa e spostarsi ai piani alti delle abitazioni e a non avvicinarsi per alcun motivo ai corsi d’acqua. Il meteo, però, dovrebbe essere più clemente e migliorare nei prossimi giorni: la perturbazione si sta indebolendo e le piogge dovrebbero diminuire (soprattutto nella parte occidentale della regione).

I danni

È ancora presto per fare la conta dei danni causati dall’alluvione in Emilia Romagna, le priorità sono ben altre, ma si può iniziare ad avere un’idea, seppur approssimativa. La regione, infatti, è tra le più produttive d’Italia, sia per l’industria sia per l’agricoltura e l’allevamento. Coldiretti lancia l’allarme per le campagne e le aree rurali dove le coltivazioni ortofrutticole e gli allevamenti sono in grave pericolo.

Per ora si si calcolano circa 300 milioni di euro di danni, ma è un dato ancora lontano da una stima completa ed è probabile che la cifra supererà quella stimata per l’alluvione di inizio maggio: un miliardo di euro.

La risposta del governo all’alluvione in Emilia Romagna

È stato convocato un Consiglio dei ministri per il 23 maggio, martedì prossimo, per attuare un decreto legge che fornisca provvedimenti immediati a sostegno della popolazione colpita dall’alluvione in Emilia Romagna.

Ovviamente, come sottolinea il Ministro degli interni Piantedosi, un bilancio degli interventi da finanziare si potrà fare solo a emergenza superata. Ma quello che è certo è che è necessario attuare piani di prevenzione. Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, lo dichiara apertamente:

Bisogna avviare un ragionamento strategico che metta in condizioni di evitare le conseguenze delle alluvioni.

E a proposito di prevenzione…

Nel 2014 è nata “Italia Sicura” che prevedeva lo stanziamento di oltre 13 milioni di euro per prevenire (anziché curare) queste catastrofi attraverso attività di manutenzione del territorio finalizzate, quantomeno, a limitare i danni degli eventi climatici estremi.  “Italia Sicura” ha cessato le sue attività nel 2018, quando il primo governo Conte l’ha orgogliosamente sostituita con il piano “ProteggItalia” che, però, non è mai stato attuato.

La dichiarazione di Nello Musumeci, Ministro per Protezione Civile e le politiche del mare, rilasciata a “Porta a Porta” è chiara:

L’Italia è una nazione che ha una scarsa propensione alla prevenzione strutturale. La politica, e non voglio fare polemica, pensa che ricostruire possa portare più consenso e non si agisce prima che accada l’evento calamitoso. Dobbiamo convincerci che dobbiamo prevenire con un piano concreto, individuando quali sono le infrastrutture più deboli, quali sono le priorità, quali sono i tempi per raggiungerle e le risorse necessarie per farlo. Se non partiamo da qui, ed è la volontà del governo, noi continueremo a piangere i morti e a contare i danni. Una buona prevenzione avrebbe certamente ridotto la dimensione del danno strutturale e del danno umano, che è la cosa più grave.

Ci vorranno anni e miliardi ma si deve fare. Gli “eventi climatici estremi” saranno sempre più frequenti, quindi dobbiamo attuare delle strategie per limitare i danni. Dal rinforzare gli argini per contrastare le alluvioni al creare bacini idrici per la raccolta dell’acqua piovana per i periodi di siccità.

Chiamare le cose con il loro nome

Quello che è chiaro, ormai, è che non si può più parlare solo di maltempo. Pierluigi Randi, presidente dell’Associazione meteo professionisti (AMPRO) è netto:

Dobbiamo prepararci, questa è la crisi del clima. Un singolo episodio non è attribuibile al surriscaldamento globale ma più eventi estremi in sequenza sì. Negli ultimi due anni abbiamo avuto 3 eventi di segno opposto: 2 anni di siccità grave e poi, in 15 giorni, 2 eventi di pioggia estrema. Non è normale avere eventi del genere a distanza così breve, non è mai successo.

Quindi dovremmo iniziare a chiamare le cose con il loro nome: non è maltempo, è crisi climatica. E dovremmo anche metterci nell’ottica che questi eventi estremi non saranno più sporadici ma potrebbero diventare la normalità.

Arianna Ferioli

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