Allevamento intensivo di polpi: un nuovo disastro ambientale

Allevamento intensivo

Polpo

A marzo è uscita la notizia della costruzione di un allevamento intensivo di polpi a Gran Canaria

Questa è la nuova preoccupante novità che allerta gli animalisti. Gran Canaria si prepara ad ospitare un enorme allevamento contenente migliaia di migliaia di polpi pronti per essere serviti sulle nostre tavole.

Pratiche di abbattimento tutt’altro che etiche

Estendere l’allevamento intensivo ad un’altra specie animale in un periodo in cui si è posto l’obiettivo di moderare queste pratiche, è assolutamente oppugnabile, soprattutto se consideriamo le terribili condizioni in cui vivranno questi animali marini. L’azienda prevede, una volta stabilitasi, numeri impressionanti: un allevamento di un milione di polpi l’anno. Si parla, quindi, di una produzione di 3.000 tonnellate di animali all’anno.

I piccoli, dopo essere nati dai polpi riproduttori, sono portati nelle vasche di ingrasso, dove dovranno raggiungere il peso di macellazione, cioè circa 3 kg. In seguito, i polpi sono uccisi attraverso l’immersione in vasche ghiacciate a temperature che raggiungono i -3/0°C. In questo modo la morte avviene in modo lento e doloroso.

I problemi dell’allevamento intensivo legati al benessere animale

Le critiche mosse nei confronti di questo tipo di allevamento sono numerose. In prima linea vediamo la ONG Compassion in World Farming, che si è espressa in merito molto chiaramente ed ha criticato aspramente questa pratica.

Anzitutto il metodo di abbattimento dei polpi in acqua ghiacciata non è etico, essendo fonte di dolore e di terrore prolungato per i poveri animali e non essendo nemmeno alleviato con stordimento. L’European Food Safety Authority sta infatti elaborando una legislazione per rendere questa pratica illegale. Un altro aspetto che influisce sul benessere di questi molluschi è la costrizione in spazi ridotti. I polpi, infatti, sono animali solitari, e l’affollamento in 10-15 polpi per metro cubo sarebbe causa di forte stress e malessere. Senza contare i probabili casi di cannibalismo e comportamenti aggressivi che si verificherebbero. Inoltre, bisogna anche considerare l’attitudine dei polpi in libertà: sono animali intelligenti, curiosi, e con spiccate doti esplorative. Costringerli all’immobilità è deleterio per il loro benessere.

Anche dal punto di vista fisico i polpi non avranno un trattamento adeguato alla loro natura. Essendo molto delicati e fragili avrebbero bisogno di un determinato habitat per evitare di subire lesioni alla pelle esterna, cosa, questa, che in una situazione di affollamento costante è decisamente impossibile. Motivo per cui sarà facile che i polpi si feriscano e lesionino. L’affollamento è anche una possibile causa di diffusione di malattie. Questo rischio, insieme ad altri fattori, non sono stati valutati correttamente.

Una tragedia anche ambientale

L’allevamento crea preoccupazioni anche a livello ambientale. Infatti, è incerta anche la quantità di rifiuti che l’azienda produrrebbe. Di conseguenza, non esiste una stima approssimativa del reale impatto ambientale di questo sistema. A ciò si aggiunge il dispendio idrico ed energetico che il sistema a ricircolo provocherebbe. Infatti l’allevamento intensivo si baserà su un sistema a circuito aperto, tecnicamente noto come RAS (Recirculated Aquaculture System), tipico dell’acquacoltura iperintensiva.

Lasciare sviluppare un progetto con questi rischi senza aver effettuato le corrette valutazioni è affrettato e irresponsabile, soprattutto non compatibile con le attuali norme vigenti sul benessere animale e sulla linea che l’Europa sta intraprendendo in tema di sviluppo sostenibile dell’acquacoltura.

Quello che appare dal progetto è una vera e propria tragedia annunciata che ci auguriamo possa essere rivista ed esaminata in modo adeguato in un’epoca in cui dovremmo stringere i denti per diminuire al massimo lo sfruttamento animale e ambientale.

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