Allevamenti intensivi di suini, in Spagna ci sono troppe acque inquinate da nitrati

allevamenti intensivi di suini

A confermarlo è Greenpeace che chiede una legislazione più severa per gli allevamenti intensivi di suini: la concentrazione di nitrati nelle acque preoccupa.

Si chiama “Senza acqua non ci sono città. Il diritto all’acqua pulita” il progetto realizzato per salvaguardare i bacini idrici della Spagna. Infatti, l’agricoltura e gli allevamenti intensivi di suini sono tra le principali cause di inquinamento da nitrati. Come afferma Luís Ferreirim, responsabile di Greenpeace, “è tempo di fermare questa espansione incontrollata. Solo così potremo evitare una nuova e devastante crisi, quella dell’acqua ”.




Il progetto

In collaborazione con varie associazioni ed enti delle 17 comunità autonome iberiche, Greenpeace ha organizzato il monitoraggio dell’inquinamento idrico da nitrati, distribuendo una serie contatori su tutto il territorio. L’obiettivo del progetto era valutare la qualità delle acque nelle zone rurali del Paese e l’impatto dell’allevamento intensivo su di esse. Nel mese di maggio sono state fatte le prime misurazioni in 250 punti differenti, per ciascuno dei quali verranno poi ripetute altre tre campionature.

I risultati

Sebbene la fase di sperimentazione non sia stata ancora conclusa, i primi numeri sono già piuttosto preoccupanti. Infatti:

Considerando che sopra i 25 mg/l l’incidenza è considerata significativa, si intuisce facilmente quanto la situazione sia già compromessa. In genere, le concentrazioni più importanti si registrano nelle acque sotterranee e tale evidenza rende lo scenario peggiore, poiché esse sono la principale fonte di approvvigionamento del futuro.

Il caso di Zamora

Nel comune di Barcial del Barco (Zamora) i livelli di inquinamento delle acque sono tra i maggiori mai osservati. Infatti, le analisi di laboratorio hanno confermato una concentrazione pari a 64 mg/l, più precisamente 66,3 mg/l nel serbatoio e 63,8 mg/l al rubinetto. Constatata la gravità della situazione, il Comune è stato costretto a interrompere la fornitura e richiedere l’acqua ad altre località.

Non permetterei così tante macro-fattorie, sono pane di oggi e fame di domani “

A parlare è un residente di Zamora, Francisco Fernández, seriamente preoccupato dalla situazione, che dovrebbe essere presa in mano con urgenza dalle autorità competenti. Purtroppo, i risultati di Barcial del Barco non sorprendono gli esperti, poiché l’area è satura di allevamenti intensivi di suini, i quali, come è noto, contribuiscono notevolmente all’apporto di nitrati nei bacini idrici. Di contro, già da tempo erano numerose le lamentele dei cittadini e delle associazioni ambientaliste in risposta alle troppe licenze concesse alle imprese agricole negli ultimi anni.

Fortunatamente le analisi hanno rilevato in diversi punti dei valori inferiori a 25mg/l, una scoperta che fa ben sperare, poiché conferma la salubrità di alcune zone. Tuttavia, è ora assolutamente fondamentale tutelare e non ripetere gli stessi errori.




La contaminazione da nitrati

Chimicamente li identifica la formula NO3, poiché sono composti formati da ossigeno e azoto. L’uomo ne fa ampio utilizzo nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento per migliorare la crescita delle colture e la qualità della carne.

Tale forma di contaminazione è molto più grave nelle acque sotterranee, poiché, data la loro natura, è difficile purificarle. Attualmente il monitoraggio comprende sia acque di superficie sia freatiche, tuttavia, in quest’ultime ci sono solo 8 stazioni di controllo ogni 1.000 km², un numero troppo basso per avere un quadro completo della situazione.

Una legislatura più severa

Ad oggi, i provvedimenti presi dalla Spagna non sono stati sufficienti, come dimostrano i dati. In particolare, è evidente la non osservanza della normativa ambientale comunitaria, motivo per cui la Commissione Europea aveva aperto una procedura di infrazione contro la Spagna nel 2018. In risposta, il Governo spagnolo ha presentato a marzo un emendamento al regio decreto 261/1996, che disciplina la protezione contro l’inquinamento prodotto dai nitrati. La richiesta di Greenpeace, nonché l’obiettivo del Paese, è abbassare il limite da 50 a 37,5 mg/l.

Quanti allevamenti intensivi di suini ci sono in Spagna?

Tra il 2018 e il 2021 il censimento di maiali è aumentato del 9%, ovvero da 29 milioni di esemplari a 32 milioni. Una crescita simile ha seguito il moltiplicarsi di licenze nel Paese, dal momento che le concessioni date in soli tre anni sono state 1.704: più di 1 al giorno.

Tuttavia, non solo il settore suinicolo è stato colpito, ma anche tutte le altre attività zootecniche. Infatti, secondo il Comprehensive Animal Traceability System (SITRAN)in gennaio 2021 il censimento annuale ha registrato 501 milioni di animali, un numero 11 volte superiore alla popolazione della Spagna. Ad esempio, nello stesso triennio (2018-2021) solo il numero di galline e polli è aumentato da 337 milioni a quasi 426 milioni (26%).

Le conseguenze per l’ambiente

Gli allevamenti intensivi sono un problema per molteplici ragioni, compresa la questione ambientale, che non si esplica unicamente nell’inquinamento da nitrati. Infatti, al bestiame industriale è imputabile il 94% delle emissioni di ammoniaca (NH3) e più del 67% proviene dal settore suino.

Inoltre, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, i maiali sono responsabili anche del 31% delle emissioni di metano (CH₄). A questa percentuale si aggiunge quella degli allevamenti intensivi di bovini, i quali però sono esentati dal dichiarare ufficialmente questi dati.




Abbiamo superato da tempo il punto di non ritorno in molti corpi idrici sotterranei a causa della contaminazione da nitrati. Non si può permettere che quattro si arricchiscano a scapito della salute delle persone e dell’ambiente. Siamo ancora in tempo per evitare un male più grande e diffuso.

Queste le parole accorate di  Ferreirim, il quale, in veste di portavoce per Greenpeace e per l’ambiente, chiede:


Per migliaia di anni agricoltori e allevatori hanno tratto spunto dai processi naturali. L’allevamento industriale considera la natura un ostacolo da superare.

L’allevamento e l’agricoltura hanno rivoluzionato la vita dell’uomo intorno al 10.000 a. C. (Neolitico). Da nomade diventò sedentario e stravolse le sue abitudini, segnando un momento determinante nella storia dell’evoluzione degli esseri umani.

Poter selezionare gli animali da riprodurre e mangiare permise di scegliere i soggetti più sani e averne a disposizione in grandi quantità in modo molto più semplice e veloce. Contemporaneamente la domesticazione ha reso molte specie dipendenti dal genere umano, spesso cambiandone drasticamente il comportamento e la fisiologia.

Miti e leggende

I suini sono stati tra le prime specie allevate in Mesopotamia e successivamente anche in Cina. Tuttavia, la loro diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo è legata ai Fenici, i quali li trasportarono sulle loro barche, ma non li introdussero mai nell’alimentazione. Infatti, non si nutrivano di carne di maiale per motivi culturali, ma trovarono comunque la specie molto utile per altre funzioni. Su quali compiti assolvessero, il mito e la storia si intrecciano, lasciando al pubblico aneddoti interessanti e anche divertenti. Diverse ipotesi parlano di maiali utilizzati come bussola, segnalatori acustici o addirittura per prevedere il tempo, ma non ci sono evidenze.

Nei secoli, per ragioni diverse, l’allevamento è diventato sempre più intensivo a discapito dell’ambiente e degli animali, prima, ma anche dell’uomo, poi. Insomma, in passato ci ha migliorato la vita, oggi rischia di comprometterne la qualità.

Un rovescio della medaglia cui ormai siamo abituati, in quanto ancora troppo concentrati sul prendere piuttosto che su mantenere. Nel tempo. Per tutti. Nel rispetto di tutti.

Carolina Salomoni

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