Una legge provinciale vieta gli allevamenti di salmone per una pesca più sostenibile nei mari della Terra del Fuoco.
Nel 2018, il Governo argentino annunciò una possibile partnership con la Norvegia per sviluppare alcuni allevamenti di salmone nel Canale di Beagle. Oggi, nel 2021, tale proposta è stata definitivamente archiviata da una nuova legge, che vieta l’acquacoltura di questa specie in Argentina.
Una minaccia troppo pericolosa
Questione estremamente delicata, quella degli allevamenti salmone, infatti, fa discutere in diversi paesi. In particolare, sono due le tematiche al centro delle grandi polemiche: il benessere degli animali e l’ambiente.
Per quanto concerne il primo aspetto, numerose indagini hanno già dimostrato in quali difficili condizioni spesso si trovino i salmoni, sia costretti a spazi ridotti sia ad abusi di antibiotici.
La legge
Non sarà consentita la coltivazione e la produzione di salmonidi nelle acque giurisdizionali della provincia.
Agli occhi del mondo, l’Argentina riesce a fare un enorme passo avanti verso la protezione dell’ecosistema e anche della sua cultura.
La posizione del Cile sugli allevamenti di salmone
Classificato come il secondo produttore al mondo dopo la Norvegia, in aprile ha registrato la morte di 5.000 tonnellate di pesci a causa delle improvvise fioriture algali. Purtroppo, non è il primo episodio, motivo per cui numerose organizzazioni ambientaliste sono particolarmente attive nella zona per sensibilizzare sul problema. Anche gli abitanti della Terra del Fuoco e il noto brand di abbigliamento “Patagonia” si sono uniti alla battaglia, in quanto le acque del Canale di Beagle sono condivise, quindi sarebbe necessario avere una legislazione simile per tutelare al meglio gli ecosistemi.
Le popolazioni locali
Molto vicine alla questione degli allevamenti di salmone sono le comunità indigene cilene, prima fra tutte quella Yagan, il cui portavoce ha descritto la nuova legge come “una pietra miliare straordinaria”. Infatti, l’acquacoltura intensiva ha spesso un impatto particolarmente negativo sugli indigeni, in particolare sulla loro economia e sulle loro terre.
Il Governo
Purtroppo, il Governo cileno al momento non sembra voler seguire il modello argentino, nonostante le critiche della popolazione. Infatti, gli interessi economici sono notevoli, considerando che l’esportazione di salmone vale circa 4,4 miliardi di dollari.
Un patrimonio unico di biodiversità
Le ricche foreste di alghe nel Canale di Beagle sono l’elemento caratterizzante le coste rocciose e poco profonde di questi habitat marini. Infatti, forniscono nutrimento a numerose specie ittiche contribuendo al ciclo biogeochimico del carbonio e permettendo di classificare tali ecosistemi tra i più produttivi al mondo.
Inoltre, la confluenza di più oceani (Pacifico, Atlantico e Oceani meridionali) permette la sopravvivenza di specie di distribuzione temperata e sub-antartica, creando un’area unica per la biodiversità e per gli endemismi marini, che nel Canale sono il 67% del totale delle specie osservate.
Tropicalizzazione vs allevamento
Al momento, queste zone non sembrano particolarmente minacciate dall’aumento delle temperature, mentre l’introduzione di specie esotiche è un pericolo serio. In particolare, sono i salmonidi a creare problemi e, soprattutto, le epidemie di anemia causate da un virus molto infettivo.
Il salmone chinook (Oncorhynchus tshawytscha) è la principale minaccia per queste zone, in quanto le ha talmente invase da alterare le comunità locali. Infatti, molti esemplari sfuggono agli allevamenti entrando poi in competizione con i pesci nativi per l’approvvigionamento di cibo. Secondo le stime, ogni anno sfuggono 4,4 milioni di individui che consumano mediamente 6600 tonnellate di prede pelagiche, invece di nutrirsi con i mangimi di allevamento. Inoltre, questa situazione genera un’altra problematica, ovvero l’incremento del carico di nutrienti nelle acque e, quindi, favorisce i fenomeni di eutrofizzazione.
Questa legge è un esempio della cura di un modello economico e produttivo sostenibile, che rispetti le tradizioni culturali e le pratiche artigianali che generano posti di lavoro genuini.
L’Argentina diventa un esempio di sostenibilità evidenziando il non voler condannare un piatto, peraltro anche molto amato, ma cercando di gestirne meglio i consumi. L’ambiente non può tollerare per sempre uno sfruttamento simile né comprendere un interesse economico, per quanto quest’ultimo abbia un peso notevole.
Cambiare si può, l’Argentina l’ha dimostrato. Bisogna volerlo, impegnandosi a informare correttamente le persone su quali siano le conseguenze di una determinata azione, indipendentemente dalle esigenze di mercato o da un desiderio di gola.
Carolina Salomoni