Amnesty International ha sollevato un’allerta sull’Egitto. Le elezioni presidenziali si stanno avvicinando e per questo la repressione nei confronti dei dissidenti è aumentata.
Amnesty International ha posto attenzione riguardo l’allerta sull’Egitto. Nell’ultimo periodo si è registrato un aumento delle politiche repressive. Non è un caso che la maggiore repressione nei confronti dei dissidenti stia avvenendo proprio alla fine di novembre. Dal 10 al 12 dicembre si terranno, infatti, le elezioni presidenziali e le autorità egiziane hanno intensificato la repressione anche nei confronti dei manifestanti pacifici.
Dall’inizio di ottobre le forze dell’ordine hanno arrestato quasi 200 persone per aver partecipato a manifestazioni non autorizzate, per aver diffuso presunte notizie false e per aver messo in atto atti di terrorismo. Si tratta per lo più di accuse fittizie che tuttavia, hanno portato anche il divieto alla candidatura per un esponente dell’opposizione.
Il candidato in questione è Ahmed Al-tantawy, che si trova attualmente sotto processo insieme ad Abu al-Dayyar, il coordinatore della campagna elettorale. Oltre ai due, anche i 21 loro sostenitori si sono dovuti presentare in aula il 7 novembre. L’accusa per il candidato alle elezioni e per il suo coordinatore è quella di aver violato la legge 45 del 2014. Tale legge regola l’esercizio dei diritti politici, tramando e istigando altre persone a diffondere materiale elettorale senza autorizzazione. I sostenitori di Ahmed Al-tantawy sono, invece, accusati di aver stampato il presunto materiale.
Le accuse hanno trovato il loro fondamento in un appello lanciato ai sostenitori del candidato. L’8 ottobre lo staff di Altantawy ha chiesto alle 21 persone indagate di firmare online per sostenerne la candidatura. Era stato specificato di effettuare tale operazione con l’utilizzo di Internet in quanto la modalità fisica era stata compromessa. Recandosi presso i notai, infatti, i sostenitori di Ahmed Al-tantawy erano incorsi in intimidazioni.
Ben 137 membri del comitato di Al-tantawy sono stati arrestati e, di conseguenza, lo stesso ha rinunciato alla propria candidatura. In seguito, all’inizio del processo Al-tantawy ha denunciato l’accaduto e rimproverato la Commissione elettorale nazionale colpevole di aver ignorato le sue denunce. Il Citizen Lab ha confermato che un virus era entrato nel telefono di Ahmed Al-tantawy, confermando così le voci che vedrebbero coinvolto il governo.
La repressione non riguarda, però, soltanto i candidati di opposizione. Sono in pericolo anche gli insegnanti che si ribellano contro l’obbligo di 6 mesi in accademia militare per tutti coloro i quali vogliono candidarsi a impieghi pubblici. Gli studenti universitari temono per la loro sicurezza, da poco le forze dell’ordine hanno arrestato uno di loro che in seguito è scomparso durante la settimana precedente al processo.
Le forze dell’ordine intervengono per le strade durante le manifestazioni e arrestano gran parte dei partecipanti. Numerosi manifestanti restano in detenzione preventiva, qualora naturalmente non vengano fatti scompartire prima. Nei giorni scorsi per disperdere una manifestazione pacifica i militari hanno utilizzato proiettili sulla folla ferendo numerose persone.