Orbàn e Trump: accordi su armi, ma resta l’alleanza anti-migranti 

BUDAPEST, 5 MAGGIO- Compatti contro l’immigrazione per un’alleanza globale: Orbàn e Trump mai così vicini.                                  

Dopo la recente coalizione militare fra Ungheria e Stati Uniti, che ha visto la nazione danubiana ricevere da Washington 6 miliardi e mezzo, l’incontro del 13 Maggio fra Orbàn e Trump consentirà il confronto anche su altre questioni bilaterali, comprese le cooperazioni in materia di difesa. 

Il governo di Viktor Orbàn ha lanciato da tempo segnali di intolleranza verso i flussi migratori, attaccando  Juncker ma in particolar modo l’Unione Europea. Nel 2018 l’Ungheria si chiamò fuori dal “Global Compact” sostenendo la necessità di una struttura sociale omogenea e la protezione della cultura cristiana. Difatti, il ministro degli esteri Péter Szijjártó ha voluto sottolineare che l’Ungheria e gli Stati Uniti sono stati i paesi che si sono maggiormente opposti al patto di migrazione, fortemente voluto dalle Nazioni Unite.

Orbàn e Trump non sono mai stati così politicamente compatti: portatori di un’ideologia che gode per lo più dell’approvazione italiana

Sui migranti il Governo di Budapest ha da sempre rifiutato le politiche europee, insistendo sul ritenere la migrazione illegale una grave minaccia per la sicurezza in Europa. I malumori che Orbàn ha sollevato in sedi internazionali non sono pochi, ma quel che è certo è che il Primo Ministro ungherese non cambierà rotta. Un pensiero anti-migranti che sembra sposarsi perfettamente con la politica Trumpiana, colorata costantemente da minacce e campagne d’odio contro l’immigrazione.

L’alleanza anti-migranti fra Ungheria ed USA sembra quindi essere ben salda, ma l’incontro di Maggio porterà ulteriori novità. Péter Szijjártó infatti ha annunciato che l’Ungheria sta pianificando di acquistare missili a medio raggio dagli Stati Uniti, prevedendo ulteriori accordi sulle armi. Il mondo non smette mai di armarsi, d’altronde gli USA continuano a mantenere una posizione dominante nel settore, classificandosi da sempre come i maggiori esportatori di armi. Insomma: si alle armi, no ai migranti. D’altronde il business della guerra non ha mai tirato come ora.

Sarah Sautariello

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