La probabilità che i calciatori professionisti siano colpiti da demenza è tre volte e mezzo superiore a quella del resto della popolazione. Il dato, a dir poco preoccupante, emerge da una ricerca voluta dalla Football Association, la federazione calcistica inglese, e condotta dall’Università di Glasgow.
SOTTO ACCUSA I COLPI DI TESTA
L’indagine, durata 22 mesi, è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine. Sono stati presi in esame 7676 ex calciatori scozzesi. Il risultato è che almeno l’11% morirebbe in stato di demenza, contro una media, nella popolazione normale, del 3%. Sarebbe stato inoltre riscontrato un rischio cinque volte superiore di ammalarsi di Alzheimer, quattro volte più alto per la Sla e doppio per il morbo di Parkinson.
Questi dati sarebbero da attribuire ai tanti colpi di testa effettuati dai calciatori nel corso della carriera. Più che i singoli traumi, influirebbe soprattutto la quantità complessiva di volte in cui ognuno di loro ha colpito la palla nel corso della carriera, cosa che mediamente avviene tra le sei e le dodici volte a partita, e molto di più in allenamento. E anche quei colpi apparentemente innocui e senza sintomi immediati, lascerebbero invece degli strascichi pesanti, causando microtraumi che poi contribuiscono all’insorgere delle diverse patologie.
C’è però, almeno, anche un dato positivo da questa ricerca. La mortalità per cause non neurologiche sarebbe più bassa della media, a dimostrare i benefici dello sport per la prevenzione di malattie cardiovascolari e metaboliche.
PROBLEMA COMUNE AD ALTRI SPORT
La correlazione tra traumi alla testa e malattie neurodegenerative è oggetto di studio, da qualche anno, anche in riferimento ad altri sport. Un alto livello di allarme riguarda il football americano, disciplina in cui sono stati scoperti numerosi casi di encefalopatia traumatica cronica, così come nel rugby. Non va poi dimenticato il pugilato, che qualche giorno fa ha pianto la morte di Patrick Day a causa di una grave lesione cerebrale per i colpi incassati durante un incontro. Il problema quindi non va sottovalutato. Per questo la federazione inglese ha annunciato l’intenzione di istituire una task force che approfondisca la situazione.
DINO CARDARELLI