Altra pessima notizia per quanto concerne i prodotti importati. Stavolta a tenere banco sono le cozze provenienti dalla Spagna, che secondo il Rasff, il sistema di allerta europeo rapido per la sicurezza alimentare, sarebbero affette da Escherichia Colli.
Che cos’è l’Escherichia Colli?
In cosa consiste nello specifico? Trattasi di un batterio molto insidioso presente in acque probabilmente inquinate da feci che può avere degli effetti decisamente deleteri per l’apparato digerente. Può provocare provocare nausea, forti crampi addominali, diarrea e vomito. Insomma un qualcosa con cui c’è poco da scherzare.
Per questo motivo in Italia è scattato l’allarme e da nord a sud del paese è stato disposto il ritiro dei molluschi sopracitati. Un’operazione non proprio semplice visto che non si conoscono i lotti con cozze vive contaminate, anche perché riguardano non solo la grande distribuzione, bensì pescherie e mercati minori.
Indicazioni sul da farsi
In una situazione del genere è bene seguire determinate direttive del sistema di allerta, il quale ha invitato alla massima cautela prima di consumare le cozze e di mangiarle solo dopo un accurato controllo presso il servizio igiene degli alimenti e nutrizione della Asl locale.
L’importanza del Made in Italy e gli altri casi di prodotti importanti contaminati
Questa è l’ennesima conferma di come il made in Italy sia di gran lunga più sicuro visti i molteplici controlli effettuati sui prodotti con relativi sequestri nel caso in cui vengano riscontrate delle anomalie. Purtroppo però i costi bassissimi di importazione spingono sempre più spesso a puntare su beni stranieri, senza fare i conti con la qualità e la sicurezza degli stessi. La lista degli alimenti esteri contaminati è lunga e a tal proposito ecco alcuni esempi eclatanti: arachidi cinesi, pistacchi dall’Iran; pesce spada e tonno spagnoli; integratori Usa; noce moscata proveniente dall’Indonesia; carni di pollo dei Paesi Bassi; nocciole, pistacchi, albicocche secche, peperoni e fichi turchi.
Nonostante ciò si continua a puntare poco sui prodotti a chilometro zero o comunque realizzati in Italia. Un errore grossolano che si rischia di pagare a caro prezzo, visto che in ballo c’è la nostra salute.
Antonio Pilato